Osservatorio ANFoV: ‘Cloud Computing e Managed Services’, diffusione nelle aziende a paritre dal 2012

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Il Cloud Computing comincerà ad entrare in una fase di più maturo sviluppo di mercato solo a partire dal 2012. È quanto emerge dall’ultimo osservatorio ANFoV, svoltosi a Palazzo dei Giureconsulti, dove gli esperti ANFoV Daniela Rao, che riveste anche la carica di vice presidente dell’Associazione, e Claudio Chiarenza, consigliere e membro del Comitato strategico di ANFoV, hanno presentato le conclusioni delle loro analisi in materia. Secondo gli esperti dell’ANFoV, infatti, il Cloud Computing, che già rappresenta il modello emergente di sviluppo e di implementazione delle infrastrutture ICT, supportando l’erogazione e la distribuzione di servizi acquistabili e fruibili in tempo reale attraverso Internet, sarà l’ambiente tecnologico del futuro per le imprese, ma per ancora due anni stenterà a decollare.

L’ambiente di Cloud Computing viene considerato come una infrastruttura abilitante di primaria importanza per la creazione e fruizione di servizi attraverso la rete Internet (Public Cloud) o la rete aziendale (Private Cloud), in alcuni casi configurabili dall’utente. Il mercato dei Cloud Services è costituito da software, servizi e applicazioni costruite per essere erogate con un modello one-to-many e pay-per-use e rappresenta la naturale evoluzione dei modelli di Grid Computing e Utility Computing. Questo nuovo modello di offerta sarà sviluppato dai provider principalmente per intercettare nuovi mercati finora non sfruttati con gli approcci e le offerte convenzionali. Fino ad oggi il Cloud Computing, almeno in Italia, perché negli Stadi Uniti il suo utilizzo è già molto diffuso, ha stentato ad affermarsi per tre motivi di fondo:

– offerta da parte di ISP e TELCO ancora insufficiente
– domanda da parte degli utenti ancora immatura
– carenza delle infrastrutture tecnologiche

Gli operatori tradizionali di servizi di outsourcing stanno definendo nuovi modelli di offerta: il primo passo è stato quello della predisposizione di Managed Services (servizi di gestione delle infrastrutture e applicazioni ICT, erogati da remoto e on-site, in base a modelli di offerta misti one-to-one e one-to-many e basati su canoni mensili), che risponde alle esigenze di maggiore standardizzazione dell’offerta, migliore time-to-market, più semplice implementazione tecnologica. Il passo successivo, che risponde invece alla necessità di realizzare maggiori volumi con l’ampliamento della base di clienti tra le PMI, sarà quello dell’offerta dei servizi di Cloud Computing, focalizzata sull’elevata scalabilità delle offerte, l’accesso da remoto e la condivisione delle risorse, abbinati ad elevatissimi standard di sicurezza.

E che saranno i Managed Services a fare da apripista ai servizi Cloud è confermato dai dati di mercato. In Italia i primi hanno raggiunto nel 2009 un fatturato di 3.700 milioni di euro, mentre i servizi di Cloud Computing, costituiti da software, servizi e applicazioni costruite per essere offerte ed erogate tramite il web, si sono fermati a 90 milioni di euro. Un risultato sicuramente ancora molto deludente e si calcola che, rispetto alla spesa complessiva per IT on premises, la spesa per servizi Cloud avrà ancora un’importanza marginale per i prossimi anni. È iniziato però il processo di evoluzione dei modelli di acquisto di risorse IT delle imprese, anche se per ancora per molto tempo si assisterà nella maggior parte dei casi a scelte “ibride”, caratterizzate da un mix di componenti residenti on premises (hardware, software package, appliances) e servizi erogati da remoto e fruiti on line.

Per quanto riguarda invece la domanda da parte delle imprese, occorre considerare il fatto che nell’Europa Occidentale solo il 65% delle aziende con più di 50 addetti possiede una LAN/WAN convergente (o parzialmente convergente) voce-dati e solo un terzo di queste aziende affida la gestione della rete aziendale a Network Service Providers (Telco, ISP), anche se le aziende italiane, in controtendenza rispetto a questo dato, sembrano quelle più propense a rivolgersi a questa tipologia di fornitore. Le grandi imprese internazionali chiedono ai fornitori di Cloud Computing essenzialmente che il prezzo offerto sia competitivo (facendo leva soprattutto sulla possibilità di pagare solo ciò che si usa), offra garanzie riguardo ai livelli di servizio, la possibilità di tornare alla soluzione in house, la capacità di comprendere il modello di business dell’azienda e di saper adattare a questo gli strumenti ICT aziendali. Un altro grande vantaggio che tengono presente è poi il fatto che non sia più necessario per l’azienda stare dietro ai rinnovi delle licenze dei software, poiché questi vengono compresi nel servizio Cloud. Tra i servizi Cloud che saranno maggiormente richiesti nel breve termine, secondo un campione di medie imprese italiane, vi sono le applicazioni di collaborazione (messanging, conferencing), l’utilizzo di risorse elaborative on demand (infrastructure-as-a-service), il software-as-a-service per applicazioni di produttività individuale (Google Apps, Photoshop, ecc), lo storage on line e le applicazioni a supporto del business (CRM, ecc).

Il terzo fattore frenante lo sviluppo del Cloud Computing è, infine, rappresentato dal digital divide e dall’arretratezza del punto di vista delle tecnologie ICT delle imprese, che in molti casi ancora lavorano con vecchi terminali e strumenti ormai sorpassati. Da questo punto di vista occorre quindi un salto anche dal punto di vista culturale oltre che dal punto di vista della rete messa a disposizione.

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