Unione Europea
Grande attesa per l’incontro di domani quando il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà incontrerà il Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, per discutere tra le altre cose anche “dell’istruttoria che riguarda l’ingresso di Sky nella pay Tv” sul digitale terrestre.
Un caso, quello della richiesta del gruppo di Rupert Murdoch di sbarcare sulla Dtt prima della scadenza del 2011 stabilita dalla Ue ai tempi della fusione tra Stream e TelePiù, che ha sollevato diverse polemiche tra broadcaster italiani.
In occasione della V Conferenza nazionale sul digitale terrestre, il presidente di DGTVi, Andrea Ambrogetti, è stato molto deciso: “Non tollereremo regali”.
“Adesso che il duro lavoro è stato fatto – ha avvertito Ambrogetti – adesso che l’Italia è digitale, che nessuno si illuda di presentarsi pretendendo di accedere a questo sistema e di godere, per di più gratis, dei benefici che altri, con investimenti ingenti e per lunghi anni, hanno costruito. Lo abbiamo detto a Bruxelles e lo ripetiamo: competizione e concorrenza sì, ma a parità di regole e di condizioni”.
Ha rincarato la dose il viceministro, Paolo Romani, indicando che “…se un gruppo monopolista sul satellite e quasi monopolista della tv a pagamento pretende di partecipare a un beauty contest, senza una gara economica, praticamente ha già vinto: si vince facile così”.
Romani ha quindi ricordato come tutti gli operatori italiani, “…perfino
“Siamo in attesa del responso e siamo sicuri – ha concluso il viceministro – che Almunia sta osservando con grande attenzione le risposte venute dal mercato italiano”.
Per Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, “…è l’Antitrust europeo che deve vigilare sulle richieste di Sky di entrare nella piattaforma del digitale terrestre prima dei termini consentiti”.
Ma intanto sul fronte della Tv digitale si combattono anche altre battaglie, come quella per l’assegnazione delle frequenze.
Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom hanno chiesto all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni una maggiore attenzione alla tutela dell’emittenza locale. In una nota le tre sigle di categoria hanno sottolineato che la revisione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per i canali tv che operano sul digitale terrestre “potrebbe avere gravi ripercussioni sull’attività di molte imprese televisive locali”.
Preoccupa, in particolare, l’ipotesi che “l’Autorità destinerebbe alle emittenti locali minori frequenze e di scarsa qualità. Questa riduzione delle frequenze porterebbe inevitabilmente alla chiusura di un notevole numero di televisioni locali. Si arriverebbe perciò alla eliminazione, sull’intero territorio nazionale, di molte aziende con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro che, inevitabilmente, finirà per interessare anche l’intero sistema della comunicazione”.