“Imaginarea” è la finestra quotidiana di Inarea, la società di design, leader nel campo del branding, che ci accompagnerà quotidianamente con immagini e storie, scandendo ricorrenze, curiosità ed eventi legati a quella particolare data..
Quando nel 1932 Ole Kirk Kristiansen avviò la produzione industriale della LEGO, era arrivato il momento di scegliere anche il nome. L’imprenditore falegname crea così una nuova parola, unendo le iniziali dell’espressione danese “Leg godt” che si traduce con “Gioca bene”. Più tardi, si scoprì che in latino questa parola vuol dire “mettere insieme”: una felice coincidenza.
Arriveranno poi la plastica, i personaggi dal volto giallo e solare e Minecraft, un video game amatissimo dai teenager che si ispira molto ai LEGO. L’azienda vorrebbe arrivare al 2030 con una produzione ecosostenibile al 100%. Eppure, al di là delle scocche, per comprendere la LEGO dovremmo forse scomodare la filosofia danese. “Hygge” è un termine che sa di inno nazionale: è uno star bene che può arrivare da una casa, da una situazione umana stimolante, da o una candela accesa. In fondo, chiunque abbia passato del tempo a costruire una bifamiliare con giardino (o la scuola di magia di Harry Potter), lo ha trascorso proiettandovi o fantasticando uno stato di benessere domestico, mattoncino dopo mattoncino.
Obiettare che la parola “hygge” è un po’ più difficile da ricreare nella vita vera, potrebbe esser non solo doveroso, ma sacrosanto. Ma non preoccupatevi, c’è sempre; anche se, come accade nelle lettere qui sopra, dobbiamo metterci un po’ di impegno per scovarla.