Ma perché un governo interviene ufficialmente a difesa di un canale televisivo in streaming? È semplicemente un’azione diplomatica a tutela di cittadini del proprio paese o invece, dal tono e dalla forma, si intuisce che si tratta di qualcosa di più rilevante ?
La reazione di Mosca alla decisione di Youtube di cancellare due canali televisivi di informazione che dalla Russia intervengono in Germania con una diffusione di fake news su temi sensibili, quali la pandemia e l’immigrazione, forse conferma i sospetti di questi anni.
Il Cremlino da almeno dieci anni ha adottato una strategia di intromissione nel dibattito politico e culturale dell’occidente, mediante un’assidua penetrazione via web.
La madre di tutte queste operazioni rimane ovviamente Cambridge Analytica, quel sistema che supportò l’elezione di Donald Trump alla casa Bianca, scompigliando lo scenario informativo degli Stati Uniti con una martellante campagna di persuasione nei confronti di milioni di elettori, scelti uno ad uno, con un massiccio sistema di profilazione.
Alle spalle di quell’incursione una vera teoria che venne elaborata e illustrata da Vitalj Gherassimov, il capo di stato maggiore dell’armata russa nel 2013 sul Military-Industrial Kurrier, una testata del dispositivo militare industriale russo, in cui l’alto ufficiale russo spiegava come la nuova guerra si combatteva mediante “interferenza nelle psicologie dell’opinione pubblica dell’avversario “.
E le interferenze cominciarono a moltiplicarsi, oltre che negli Usa, in Inghilterra, in occasione della consultazione sulla Brexit, in Francia, e anche nel nostro paese, come si vide nelle elezioni del marzo del 2018. Da un quartiere di S. Pietroburgo, venivano caricati migliaia di chat bot che sparavano messaggi del tutto falsi diretti, singolarmente, a milioni di cittadini dei vari paesi occidentali. Quell’azione veniva poi affiancata e prolungata con veri canali televisivi, di cui RT, la testata che è stata oscurata da YouTube, che consolidavano la penetrazione nei singoli scacchieri.
A questo punto diventa urgente non affidare solo al volontarismo, e all’occasionale opportunismo, dei proprietari delle varie piattaforme, la pulizia del web. Si tratta ormai di riconoscere che siamo in una vera infosfera, come spiega Luciano Floridi, in cui le relazioni sociali, economiche e geo politiche sono mediate e gestite proprio dalla potenza di interferenza dei sistemi comunicativi.
L’Europa, seppur lentamente, si sta muovendo sul fronte della limitazione dello strapotere delle piattaforme private, come Google, Facebook e Amazon, recintando la discrezionalità con cui questi gruppi raccolgono, elaborano e usano enormi quantità di dati per orientare i nostri comportamenti.
Ma ora diventa urgente assumere una visione più moderna e aggiornata delle relazioni internazionali, regolamentando le modalità con cui poteri pubblici o privati di stati esteri possano intervenire e modificare le opinioni pubbliche in altri paesi.
Intanto diventa ormai indifferibile la necessità di rendere trasparente l’azione dei bot. Gli agenti intelligenti che stanno diventando i veri protagonisti di questa guerra del pensiero, con la loro capacità di simulazione dei linguaggi naturali, e di esplosione della potenza di pressione su singoli individui, devono essere riconosciuti come tali. Un messaggio prodotto da un bot, ed ormai anche molte testate usano questi sistemi di potenziamento editoriale, deve essere riconoscibile, rispetto a quanto scrive un essere umano. Io devo sapere con chi sto dialogando e con quali fini lui mi risponde. Lo stesso vale per il trattamento dei miei dati. Ogni singolo utente del web deve avere almeno la percezione se i propri dati sono semplicemente raccolti e usati per quello che dicono singolarmente, o sono successivamente combinati ed elaborati con altre informazioni per ricavare chiavi di interpretazione e di decifrazione delle nostre azioni.
Infine si tratta di rendere le memorie e i data base di un paese materia strategicamente protetta.
Quanto sta accadendo attorno alla decisione di Youtube, con la reazione russa che vuole proteggere un’arma impropria quali sono ormai i canali di diffusione delle fake news, ci dice che la prossima decisione in merito al cloud italiano deve essere maturata anche alla luce di queste vulnerabilità.
I dati degli italiani come saranno protetti e separati dal gioco del mercato? A chi andranno in mano? E questi operatori che limiti avranno nelle relazioni con altri soggetti?
La lezione del generale Gherassimov deve essere meditata e usata bene.