Italia
“Il piano delle frequenze approvato da Agcom può contribuire a un uso più ordinato ed efficiente di una risorsa pubblica scarsa e finora caratterizzata da una vera e propria giungla”. Lo ha dichiarato il responsabile comunicazioni del Partito Democratico, Paolo Gentiloni.
“Molto dipenderà dai passi successivi – ha sottolineato Gentiloni – che mi auguro vadano nella direzione giusta”.
In particolare, per il parlamentare del Pd, tre sono le condizioni indispensabili: evitare che Rai e Mediaset superino il tetto di multiplex indicato dall’Unione Europea; assicurare un’effettiva apertura del mercato, assegnando con una gara seria i cinque multiplex per i nuovi entranti; ricavare dal passaggio della tv al digitale quel dividendo a favore della banda larga come negli altri paesi europei.
Ieri il Consiglio dell’Autorità ha approvato all’unanimità il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive (PNAF) per il digitale terrestre.
Il Piano si conforma ai principi di uso pluralistico ed efficiente delle frequenze su tutto il territorio previsti dalle norme legislative vigenti e dagli indirizzi comunitari, fornendo i criteri tecnici e metodologici per la pianificazione, nazionale e locale.
L’utilizzazione della tecnica SFN (reti a singola frequenza), che vede l’Italia all’avanguardia in Europa, permetterà di soddisfare tutte le diverse esigenze: razionalizzazione delle reti esistenti, nazionali e locali; nuove frequenze destinate alla gara per gli operatori TV; frequenze per i servizi innovativi.
Nel piano, sono identificate le frequenze delle reti televisive nazionali da utilizzare di norma in tecnica isofrequenziale. Tali reti, tra cui quelle destinate a nuovi soggetti (dividendo digitale interno), sono equivalenti tra loro, sia in termini di copertura sia in termini di coordinamento internazionale.
Il Piano tiene inoltre conto degli specifici obblighi di servizio pubblico, dell’articolazione regionale di Rai 3 e dell’informazione, nonché dello sviluppo dei servizi innovativi. Secondo quanto indicato dalla legge, il PNAF riserva oltre un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali. Al fine di garantire il massimo pluralismo e di favorire un uso efficiente ed effettivo delle frequenze, la pianificazione di dettaglio avverrà attraverso la convocazione di appositi ‘tavoli tecnici‘, anche per assicurare continuità a quanto avvenuto regioni che hanno già effettuato il passaggio al digitale terrestre.
Il provvedimento approvato sarà dunque completato nei suoi aspetti attuativi via via che i tavoli tecnici relativi alle aree ancora da digitalizzare avranno concluso il loro lavoro. Il Piano pone particolare attenzione alla futura utilizzazione delle frequenze che, secondo gli indirizzi comunitari, sono destinate a servizi di telecomunicazioni (dividendo digitale esterno) per servizi innovativi quali la banda larga mobile di quarta generazione. E’ infatti previsto, sin da ora, di mettere a disposizione di tali servizi le risorse inutilizzate (le cosiddette white spaces). L’azione di riorganizzazione dello spettro frequenziale dovrà essere condotta in cooperazione con il ministero dello Sviluppo Economico che ha competenza sulle modifiche del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze.
Martedì scorso Paolo Gentiloni, Michele Meta, Alessandro Maran, Francesco Boccia, Donata Lenzi, Erminio Angelo Quartiani e Roberto Giachetti con un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia e delle finanze, Elio Vito, hanno chiesto chiarimenti in merito alla possibilità di assegnare ai nuovi servizi di telecomunicazione, attraverso procedure di evidenza pubblica, le frequenze liberate a seguito del passaggio delle trasmissioni televisive dall’analogico al digitale.
I deputati hanno fatto presente che l’Italia è l’unico Paese europeo che non ha deciso di seguire questa linea e hanno fatto riferimento alla Germania dove si sta svolgendo la gara per assegnare alla telefonia mobile il dividendo di spettro liberato dallo switch-off dell’analogico. La gara sta superando il tetto di 3,5 miliardi di euro.
L’Italia ha, infatti, deciso che, nell’ambito televisivo, siano assegnate, non con una gara, ma attraverso un beauty contest, solo una piccola parte di frequenze, il 10%, destinata ai nuovi entranti.
I parlamentari hanno quindi chiesto se il Governo intende considerare, sul modello tedesco, la possibilità di ricavare fondi dalla messa in gara delle frequenze, anche in considerazione dell’invito dell’Unione europea a destinare per nuovi servizi di telecomunicazioni una parte delle frequenze liberate dalla transizione alla tv digitale.
Vito ha risposto che il ministero dello Sviluppo economico ha allo studio, anche di concerto con l’Autorità per le comunicazioni, “nuovi criteri di ‘efficientamento’ dello spettro radioelettrico già assegnato o da assegnare nelle aree televisive digitalizzate e ancora da digitalizzare”.
L’ipotesi riguarda tra l’altro “misure idonee a recuperare capacità trasmissiva non utilizzata, così favorendo eventualmente processi di condivisione dei multiplex da destinare o già destinati agli operatori di rete in ambito locale”.
L’obiettivo, ha spiegato Vito, è consentire ‘la razionale e non discriminatoria assegnazione al comparto radiotelevisivo di risorse frequenziali per la diffusione di un numero di contenuti adeguati’.
Al tempo stesso, ‘si potranno accelerare le procedure per la destinazione del dividendo di spettro a nuovi servizi di telecomunicazione, con possibili fonti di ricavo derivanti dalla messa a gara a offerta economica di tali risorse’. Quanto al cosiddetto beauty contest, richiamato nell’interrogazione e riguardante l’assegnazione del dividendo digitale, le modalità di gara e il quantitativo delle relative risorse – pari a 6 frequenze da assegnare per i nuovi entranti – sono stati individuati dalla Commissione europea nell’ambito delle trattative per la chiusura della procedura d’infrazione Ue nei confronti dell’Italia.
Gentiloni ha affermato che “la risposta del ministro Vito conferma le preoccupazioni che avevamo: il governo sta sottovalutando l`importanza degli investimenti su internet che hanno anche un potere moltiplicativo sull`occupazione. Il governo Berlusconi è un governo troppo televisivo”.
“L’Italia – ha proseguito – a differenza di gran parte dei paese europei non ha ancora deciso di destinare ai nuovi servizi di telecomunicazioni una parte delle frequenze liberate nel passaggio alla tv digitale”.
“In Germania – ha aggiunto – la gara che si è conclusa la settimana scorsa per assegnare alla telefonia mobile il dividendo di spettro liberato dal passaggio della tv al digitale, si è conclusa assicurando alle casse 4,4 miliardi di euro. In tempi di crisi è dunque molto importante fare questo passaggio sia per le entrate delle casse dello Stato che per le ricadute positive sull`occupazione. Nel nostro Paese le vecchie frequenze liberate dal passaggio al digitale rimarranno ai vecchi editori. Questa scelta del governo Berlusconi di difendere il vecchio club televisivo impedisce allo Stato un introito paragonabile a quello di misure come il blocco degli stipendi pubblici oppure l`ennesimo condono edilizio. La conferma di un uso televisivo di tutte le frequenze mette in fine a rischio i collegamenti in banda larga dalle reti mobili, collegamenti sempre più preziosi vista la diffusione degli smartphone e degli iPad”.