Il peso della transizione energetica sulle prossime elezioni in Germania
Il prossimo 26 settembre, la Germania andrà al voto per il rinnovo del parlamento nazionale (il Bundestag), da cui uscirà poi il nuovo cancelliere. Il tema della transizione energetica ed ecologica, così come quello dei cambiamenti climatici, sarà decisivo per stabilire quale sarà la nuova maggioranza politica che guiderà il Paese nei prossimi anni.
Berlino ha stabilito il raggiungimento della propria neutralità climatica entro il 2045, i cittadini e il mondo economica chiedono in maniera sempre più assidua ai politici in che modo, però, avverrà questa transizione e a quale prezzo.
Il costo di questa transizione energetica, infatti, interessa molto il cittadino tedesco, anche perché le questioni climatiche, ambientali e relative all’inquinamento, si legano in maniera sempre più stretta a quelle economiche e sociali (che rimandano anche ad altre crisi, come guerre e migranti).
L’alluvione di luglio in Germania (n parte anche in Olanda e regioni di confine francesi) ha causato 190 morti e un costo economico per i danni materiali e ambientali ancora tutto da scoprire (le prime stime si attestavano a circa 5 miliardi di euro).
Un evento tragico, che in molti hanno associato ai cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale dovuto alle concentrazioni record di gas serra, tra cui CO2 e metano (che sono ritenuti responsabili dell’aumento della temperatura media globale), e di cui ancora molto si parla, giustamente, anche in campagna elettorale.
Il dilemma delle rinnovabili
Le fonti energetiche rinnovabili sono tra i temi più dibattuti su media. Da una parte c’è chi vuole più turbine eoliche e impianti fotovoltaici sul territorio, altri, tra cui gli amministratori della Baviera, che invece considerano queste strutture altamente impattanti in termini ambientali, anche se il vero motivo dell’opposizione nel ricco land tedesco è che se costruisci pale eoliche togli terreno edificabile per la speculazione edilizia e comunque si svalutano gli immobili preesistenti.
C’è poi la richiesta da parte dei movimenti green e lo stesso Partito dei Verdi, i Grunen, peraltro candidati ad una possibile maggioranza con i socialdemocratici dell’SPD, di una reale e concreta semplificazione burocratica per snellire le autorizzazioni, portandole da sei anni a sei mesi (una richiesta molto simile a quella avanzata dal nostro ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani).
Ovviamente ci sono altre forze politiche che seppur d’accordo sulla transizione si sono dimostrate molto più sensibili ai richiami dei gruppi di pressione industriali, i lobbisti dell’energia, come quelli che vogliono continuare ad impiegare i combustibili fossili, tra cui il famigerato carbone, fermando o ritardando di fatto la transizione energetica.
Sicuri che ai tedeschi piacciano le auto elettriche?
Ci sono infine le auto elettriche, altro tassello non di poco conto nella transizione ecologica. In Germania ce ne sono più di un milione in circolazione e secondo gli esperti entro il 2030 dovranno salire a14 milioni sulle strade del Paese, altrimenti salta il traguardo per la riduzione delle emissioni di CO2 per la metà del secolo.
Eppure, il 48% dei tedeschi ha detto che in caso di nuovo acquisto non sceglieranno un’auto elettrica, perchè costano troppo, perchè valutano l’autonomia delle batterie ancora troppo scarsa, perchè non ci sono sufficienti stazioni di ricarica. Un punto di vista che è pienamente condiviso anche dalla maggioranza dei consumatori italiani.
La Germania è uno dei Paesi europei che dal 2030 in poi potrebbe vedere sul mercato delle nuove immatricolazioni solo auto a zero emissioni, quindi principalmente elettriche e molto probabilmente a idrogeno. Secondo un sondaggio di Transport&Environment, però, Berlino è tra le grandi città europee (come Lione ed Anversa) che non sono d’accordo con questo tipo di politiche ambientali.