La Cina dichiara una vera e propria guerra al comparto del gaming. Dopo aver introdotto nuove misure restrittive sui videogame online per gli under 18, nel tentativo di frenare la dipendenza dai videogiochi de giovanissimi, la Cina ha sospeso in via temporanea l’approvazione dei nuovi videogame.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, citando fonti vicine al dossier, la decisione sarebbe stata rivelata proprio nella convocazione di ieri dei vertici dei colossi dei videogame, come Tencent e NetEase, da parte dei funzionari del Dipartimento centrale della Propaganda del Partito comunista, dell’Amministrazione Nazionale per la Stampa e le Pubblicazioni, della Cyberspace Administration of China e del ministero della Cultura e del Turismo.
L’evento si è concentrato sulle restrizioni per i minori e sul controllo dei contenuti: in sostanza, hanno spiegato le fonti al quotidiano di Hong Kong, la mossa delle autorità significa che “tutto è in sospeso” e che non ci saranno nuove approvazioni “per un pò” perché la priorità, al momento, è quella di “ridurre il numero di nuovi videogiochi” nel Paese.
Stretta sui videogame: le nuove regole cinesi
Dopo il tetto di tre ore settimanali imposto ai minorenni, continua la stretta del regime su un’industria che nel Paese ha un’utenza di 740 milioni di persone, colpevoli, secondo la lettura del partito comunista cinese, di indurre i giovani alla video-dipendenza.
Ma oltre alla limitazione temporale dei videogames, per le società del settore c’è anche un “obbligo” incluso nelle nuove regole. Tutti i videogiochi online dovranno essere collegati infatti a un sistema “anti-dipendenza” gestito dalla National Press and Publication Administration. Il regolamento, che entrerà in vigore mercoledì, richiederà a tutti gli utenti di registrarsi utilizzando i loro veri nomi e documenti di identità rilasciati dal governo.
Le nuove regole stabiliscono anche che le aziende devono assicurarsi che i giocatori utilizzino i loro veri nomi per registrarsi e devono impedire alle persone che non usano la loro vera identità di accedere ai videogiochi.
Introdotti anche alcuni limiti ai contenuti: niente storie che riguardano figli nati da unioni civili e coppie omosessuali. Al contrario, è stata promossa la produzione a tema patriottico. Paletti che hanno complicato la penetrazione delle aziende straniere, che per operare sul mercato cinese hanno bisogno di un partner interno.
La stretta di Pechino contro le big tech
La decisione di Pechino si inserisce nella più ampia strategia di supervisione dei giganti tech, accusati di operare in regime di monopolio. A marzo 2021 il regolatore cinese aveva già multato 12 società con una sanzione di 500.000 yuan ciascuna (77.000 dollari). Tra queste figura anche Tencent. Per timore di altre strette, i titoli di altre aziende hanno subito una flessione. E’ il caso Alibaba, la holding che detiene il popolare sito di ecomerce Aliexpress, che ha perso il 5,79%. Giù anche Meituan (-4,75%) e Xiaomi (-3,67%).
Le Borse cinesi ieri hanno chiuso in negativo dove spicca il tonfo del listino di Hong Kong che ha ceduto il 2,3%. Mentre Shanghai e Shenzhen hanno terminato in lieve rialzo, l’Indice Hang Seng ha accusato una sonora flessione a causa delle perdite accusate dai titoli tecnologici dopo la stretta sui gruppi cinesi dei videogame convocati ieri dalle autorita’ di Pechino per imporre una nuova linea di condotta sull’uso da parte dei giovani. Cosi’ a fine seduta l’indice Hang Seng ha ceduto il 2,30%, a 25.716 punti con Tencent in calo dell’8,48% e NetEase dell’11,03%. A Shanghai l’indice composito ha chiuso in rialzo dello 0,49%, a 3.693,13 punti, mentre quello di Shenzhen ha guadagnato lo 0,07%, terminando a quota 2.494,27 punti.