VINTI
Ai politici olandesi piace molto Twitter, così tanto da passare gran parte della giornata a mandare messaggi e questo a scapito del buon funzionamento della politica e delle Istituzioni. Lo scorso 9 giugno, infatti, l’Olanda si è recata alle urne per rinnovare l’aula parlamentare e ora c’è la necessità di formare un nuovo Governo.
Secondo le indicazioni di alcuni politici e in particolare il deputato Uri Rosenthal, a cui la regina Beatrice d’Olanda aveva conferito due settimane fa l’incarico di sondare i partiti politici in vista della formazione di un nuovo esecutivo, si è dovuti giungere ad un divieto formale di utilizzare ogni device di comunicazione durante le riunioni: “Praticamente si è provveduto a de-twittizzare i locali istituzionali, a cui si è aggiunto lo stop a congegni radio e tv“.
I numeri d’altronde non rendono semplice la formazione della nuova coalizione di governo. Per avere la maggioranza in Parlamento occorrono 76 seggi e dovrà quindi essere allargata probabilmente a tre, se non a quattro partiti, perché nessuna forza politica nel paese da sola riesce a raggiungere tale consenso. Forse, proprio questa situazione di forte indecisione, spinge i rappresentati olandesi ad utilizzare eccessivamente le nuove piattaforme di social networking e di microblogging, luoghi ormai elevati a piazze virtuali in cui anche i politici comunicano direttamente tra di loro e soprattutto col proprio elettorato.
Spesso durante i dibattiti parlamentari dello scorso anno molti deputati, invece di seguire gli interventi, si dedicavano a Twitter o al loro smartphone, tanto da obbligare il presidente di turno a richiamare ripetutamente i colleghi in aula. Ora c’è da formare un Governo e per il bene degli olandesi è meglio che ai tweets si sostituiscano i fatti.