Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
In tanti hanno sottovalutato la portata dell’ingresso di Disney nel mercato della tv streaming. Il dominio ormai assodato di Netflix (e, semmai, la forza di Amazon e Prime video) sembrava inattaccabile, e per molti “Disney” era, sostanzialmente, un sinonimo di film a cartoni animati e programmi per famiglie, null’altro. È vero: c’erano due franchise colossali come Marvel e Star Wars, ma cos’avrebbero potuto cambiare uno o due film (peraltro con anteprime a pagamento) rispetto al continuo ricambio di contenuti dei competitor?
Non è andata così. Disney ha continuato ad aggiungere nuovi titoli, mostrando la profondità del suo catalogo: già solo l’ingresso di Star ha significato l’arrivo di colossi da Grey’s Anatomy a Desperate Housewives, da Homeland a 24, da Lost a X-Files; per non parlare di decine di classici del cinema degli ultimi decenni (Alien, Die Hard, Pretty Woman, Alta fedeltà ma anche titoli recenti e premiati come Tre manifesti a Ebbing, Missouri).
Ma l’attacco frontale al dominio di Netflix è stato effettuato proprio sfruttando al meglio i diritti sulle due saghe campioni d’incassi: gli appassionati di Star Wars hanno visto l’arrivo delle due prime stagioni di The Mandalorian, accolte entusiasticamente, poi di Bad batch, ed entro l’anno prossimo arriveranno le serie dedicate ad Ahsoka Tano, Obi-Wan Kenobi e Cassian Andor; di fatto, dopo la chiusura dell’ultima trilogia il focus si è decisamente spostato dalle grandi sale al salotto di casa, e la pandemia ha rimarcato quanto sia stata lungimirante questa scelta.
E per quanto riguarda l’universo Marvel? Prima il particolarissimo Wandavision, un vero inno alle sitcom del passato a base di virtuosismo registico, poi The Falcon and the Winter Soldier e soprattutto l’appena conclusa Loki, che ha riportato sugli schermi un personaggio amatissimo (e l’attore che lo interpreta, Tom Hiddleston). Il tutto mentre è già disponibile l’anteprima a pagamento per Black Widow, il film con Scarlett Johansson che porterà avanti la nuova fase (la quarta) del variegato cosmo di Marvel.
Netflix, i motivi di un calo (e le contromisure)
Se a questa vera ondata di nuovi contenuti, proprio nel momento in cui le novità di Netflix sembrano essere più diradate e non più in grado di diventare fenomeni mondiali come Stranger Things, aggiungiamo il prezzo mensile di Disney+, 8,99 euro al mese (meno del tipo di abbonamento più economico di Netflix), è facile capire come le prospettive siano rosee per Disney, un po’ meno per la concorrenza (su SOSTariffe.it sono sempre disponibili i comparatori per trovare le occasioni più interessanti nell’ambito della televisione in streaming).
“Disney sta erodendo il dominio di Netflix”, titola senza mezzi termini il New York Times riprendendo una recente ricerca di Parrot Analytics, parte del nuovo rapporto The Global Television Demand Report, che illustra i cambiamenti intercorsi negli ultimi mesi in dieci mercati chiave.
Netflix è infatti scesa sotto una soglia psicologica molto importante: per la prima volta, nel secondo trimestre dell’anno la sua quota di mercato è inferiore al 50%, proprio a causa di una certa carenza di contenuti originali a cui ha risposto un incremento dell’appetibilità degli altri player. Non che per la società di Reed Hastings questo sia stato un fulmine a ciel sereno, visto che aveva già avvisato Wall Street di una soglia molto bassa per quanto riguarda il numero dei nuovi iscritti del secondo trimestre dell’anno: un milione (superata, visto che il totale è arrivato a un milione e mezzo). Non buone – ma naturalmente tutto è relativo – nemmeno le previsioni per il terzo trimestre: 3,5 milioni di nuovi iscritti, mentre gli investitori se ne aspettavano 5,5 milioni.
Ma non è soltanto la quantità dell’aumento, quanto la qualità; è sicuramente importante aumentare la propria quota in mercati dove Netflix è ancora una presenza nuova, ma se questo si traduce in una perdita di utenti nei mercati “storici”, nonché più redditizi, c’è un problema. E Netflix ha perso circa 430.000 iscritti tra gli Stati Uniti e il natìo Canada. Nella lettera agli azionisti, l’azienda ha incolpato del calo il ritardo dovuto al Covid per la produzione dei nuovi contenuti (e in effetti ancora si è visto poco di quell’impressionante trailer in cui compariva buona parte degli attori più celebri di Hollywood, impegnate in prossimi titoli originali Netflix). Ma, è facile notare, le stesse restrizioni le aveva anche Disney…
Chi si consolida e chi no
Nel frattempo, il mercato continua a consolidarsi, un fenomeno che a Netflix non sembra interessare affatto. Se Discovery annuncia di stare per acquistare Warner Media da AT&T e Amazon risponde aggiudicandosi un nome storico come Metro-Goldwyn-Mayer (che detiene i diritti di James Bond; ed è bene ricordarlo, visto che ormai la battaglia dello streaming è tutta a colpi di franchise), Hastings – riconoscendo un po’ controvoglia quanto la fusione Disney e Fox abbia cambiato le carte in tavola per il settore – ammette di non aver alcuna intenzione di entrare in questo ambito piuttosto complicato. Secondo l’altro CEO di Netflix, Ted Sarandos, queste acquisizioni raramente sono più della somma delle parti; e del resto tutta la politica aziendale sembra essere quella di minimizzare l’impatto dei competitor, con Netflix che sposta il terreno dello scontro non tanto sulla quota di mercato ma sulla buona vecchia audience anche in rapporto con la televisione tradizionale, dove fa ancora la parte del leone, mentre Disney+ e gli altri sono molto più indietro. Il consolidamento, semmai, avverrà integrando servizi paralleli, come la sezione Videogames che sta per essere introdotta: giochi in streaming aggiunti all’abbonamento Netflix senza costi aggiuntivi, soprattutto – almeno nella prima fase del progetto – sui dispositivi mobili. Insomma, more bang for the buck, come dicono negli Stati Uniti: più cose allo stesso prezzo.
Più che un dominio sull’intrattenimento video, Netflix mira quindi a estendere il suo controllo a diversi media, e infatti ha scritto di considerare «i videogiochi una nuova categoria di contenuti, simile alla nostra espansione in film originali, prodotti d’animazione e serie TV». Forme diverse, insomma, ma sempre di contenuti di intrattenimento si tratta. E se le prossime battaglie per il dominio del nostro tempo libero si disputassero a colpi di controller?