“Imaginarea” è la finestra quotidiana di Inarea, la società di design, leader nel campo del branding, che ci accompagnerà quotidianamente con immagini e storie, scandendo ricorrenze, curiosità ed eventi legati a quella particolare data..
Quest’anno Twitter compie quindici anni, eppure il mondo dei new media non è lo stesso di quando è nato: oggi siamo più confortevoli, tra le trame digitali, se indossiamo un vestito fatto di video o di immagini. Twitter è rimasto, insomma, l’unico avamposto della parola. In realtà anche Facebook lo è, ma il social fondato da Jack Dorsey è l’unico posto dove riesce a mantenersi smilza e nerboruta.
Beppe Severgnini, sul Corriere della Sera, ha paragonato Twitter a un condor: questo per la violenza con cui si scaglia con la sua parola, quando è mal posta. A noi, con quello sbattere velocissimo delle ali, fa pensare piuttosto a un colibrì: la sua home ci scorre davanti come sanno fare forse solo i titoli del Dow Jones. Ma anche se è l’uccello più piccolo, questo non vuol dire che non deponga anche lui le sue uova. E anzi, ci sembrano decisamente copiose: la metà delle dichiarazioni istituzionali o politiche hanno spesso una sola fonte, Twitter. Qualcuno poi, riesce anche a romperle nel paniere: ed ecco che scatta la lavanda gastrica forzata (come è successo al penultimo presidente americano).
Avrà funzionato come filtro anti-spreco-di-parole? Non lo sappiamo. Per il momento vediamo solo un uccellino che ha fatto indigestione. Tutti gli ‘epic fail’ dei social media, in fondo, ci insegnano solo una cosa: il dado è sempre tratto e cancellare non è mai poca cosa.