Con il PNRR, quasi 1 miliardo di euro sarà destinato alla realizzazione di una infrastruttura di Cloud per le Pubbliche Amministrazioni italiane centrali e locali, dove si potranno far migrare i dati di oltre 60 milioni di italiani.
Come sarà questa infrastruttura?
Chi la controllerà, lo Stato o i privati?
Sarà italiana o straniera?
E sarà realizzata in base a quali linee tecniche?
Cosa chiediamo?
Chiediamo al governo che il piano di investimenti per questa infrastruttura Cloud sia fatto con trasparenza e con l’obiettivo di:
1) Adottare una soluzione realmente nazionale e sotto il controllo pubblico;
2) Evitare qualunque condizione che consenta l’applicazione del Cloud Act, una legge americana che viola la sovranità digitale nazionale degli altri Stati e che consegna i dati dei cittadini ad altre nazioni e a società estere;
3) Coinvolgere le imprese italiane di Cloud che, per quanto piccole, hanno straordinarie possibilità di crescita;
4) Favorire la cooperazione tra le imprese italiane di Cloud e le università italiane che fanno ricerca nel settore;
5) Acquisire dai Big Tech le sole licenze d’uso delle tecnologiesoftware adottate, esplicitando i termini contrattuali sottoscritti;
6) Definire le linee tecniche sul Cloud per la PA, secondo quanto previsto dal decreto di istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, a cui spetta definire le linee tecniche per la pubblicazione dei bandi;
7) Riaprire il dibattito in Parlamento, con la discussione delle mozioni sul Cloud depositate da maggioranza e opposizione, che da settimane viene rinviato senza ragione;
8) In ballo non è la scelta di un fornitore, da selezionare per performance e costo del servizio, ma una scelta più profondache riguarda le strategie del Paese e che deve essere occasione per una politica industriale di un settore fondamentale per la digitalizzazione del Paese.
Privacy Italia lancia la petizione su Change.org: "No al Cloud della PA in mano ai Big Tech americani. Si usino imprese italiane".