Innovazione

Supercomputer: meglio che l’Ue li produca o li acquisti? Il caso “MareNostrum 5” di Barcellona

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La strada dell’autonomia tecnologica è lunga, seppur vantaggiosa nel raggiungimento degli obiettivi strategici digitali dell’Unione. I supercomputer sono uno dei “mattoni” con cui stiamo costruendo il nostro futuro tecnologico, ma si apre lo scontro tra visioni diverse all’interno dell’Europa tra Spagna e Francia.

Supercomputer “mattoni digitali” fondamentali per la trasformazione digitale

I supercomputer sono fondamentali per accelerare il progresso tecnologico e lo sviluppo dell’innovazione, nel mondo intero, come in Europa. l’Unione, inoltre, deve tenere sempre alta l’asticella della competitività, soprattutto nei riguardi della Cina, degli Stati Uniti e del Giappone, veri e propri leader di settore.

A settembre 2020 Bruxelles ha annunciato un investimento di oltre 8 miliardi di euro per dotare l’Unione europea (Ue) di tre supercomputer avanzati di livello mondiale. Saranno dei pilastri anche per l’attuazione del programma “Decennio digitale”.

Di questi uno sarà installato in Italia, uno in Finlandia e uno in Spagna. Proprio la penisola iberica è al centro di un confronto deciso con la vicina Francia sulla strategia ad applicare per procedere nello sviluppo dei supercomputer nell’Ue.

Il caso “MareNostrum 5” di Barcellona: meglio produrlo in casa o affidarsi a fornitori globali?

Barcellona doveva essere sede del supercomputer “MareNostrum 5”, uno dei più costosi di quelli pianificati dall’Unione, ma attorno al quale le polemiche non sembrano placarsi. Il dubbio è: meglio costruirlo in casa un supercomputer o affidarsi a fornitori esterni? La risposta implica necessariamente il coinvolgimento del concetto di autonomia tecnologica europea.

Realizzarlo in casa significherebbe rafforzare le catene di approvvigionamento e la capacità di produrre semiconduttori e altre tecnologie chiave, contribuendo a dare vita ad un ecosistema dell’innovazione industriale sempre più diffuso ed efficiente, tra cui il calcolo ad alte prestazioni.

Comprarlo da fornitori esterni, invece, avrebbe come risvolto la possibilità di ottenere l’apparecchio migliore sul mercato al momento, con la possibilità per i ricercatori di utilizzarlo subito in chiave scientifica e tecnologica, iniziando a correre rapidamente per recuperare il gap con i principali competitor globali.

Il problema al momento è che la potente macchina di cui parliamo al momento è in standby, come dire, perché l’impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni o EuroHPC ha annullato la gara a fine maggio.

Gara annullata dall’EuroHPC, è scontro Francia-Spagna

Al centro della trattativa ci sono IBM-Lenovo da una parte e Atos dall’altra. Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato su politico.eu, la valutazione tecnica iniziale ha dimostrato che IBM-Lenovo offriva un dispositivo più potente e a un prezzo migliore, ma la catena di approvvigionamento di Atos era più radicata in Europa, quindi avrebbe contribuito anche al rafforzamento di questo aspetto di non poco conto.

Tra i “sovranisti tecnologici” c’è la Francia, mentre la Spagna vorrebbe acquistare la migliore tecnologia già pronta sul mercato per iniziare a correre senza far passare altro tempo. Il Premier spagnolo, Pedro Sanchez, ne ha discusso con il Presidente francese, Emmanuel Macron, investendo del problema anche la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

A livello istituzionale è intervenuto anche il Commissario Ue per l’Industria, il francese Thierry Breton, che è dalla parte di Macron, a cui ha risposto il vicepresidente esecutivo della Commissione, Margrethe Vestager, in rappresentanza di una frangia di Paesi favorevoli invece ad un mercato europeo più aperto all’innovazione globale, tra cui la Spagna.

Di fatto, per rimanere competitivi a livello mondiale, l’Europa deve continuare sulla strada dell’autonomia strategica, la sola che metterebbe in grado l’Unione di padroneggiare le tecnologie chiave del presente e del futuro, che oltre ai supercomputer sono le reti 5G e 6G, il cloud, l’edge computing, l’industria dei processori e dei semiconduttori, “i mattoni digitali del sovranismo tecnologico e della trasformazione digitale”, secondo Breton.

Rimaniamo in attesa di conoscere la decisione dell’impresa comune EuroHPC, ma secondo politico.eu, la controversia potrebbe finire dritta in tribunale. Lenovo, peraltro, sta già contrastando la decisione dell’ottobre 2020 di aggiudicare il contratto del supercomputer italiano destinato a Bologna ad Atos (sempre nell’ambito dello stesso programma di gara EuroHPC).

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