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Si fa sempre più fitto il mistero che circonda i negoziati sull’ACTA, l’accordo internazionale su nuovi standard e regole per tutelare la proprietà intellettuale e lottare contro la contraffazione e contro il fenomeno del downloading illegale di contenuti audiovisivi, che la Ue sta negoziando con Australia, Canada, Giappone, Corea, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Usa, e altri Paesi.
Le trattative sono cominciate nel 2007, coinvolgendo quaranta nazioni e diverse associazioni (MPAA, RIAA) e multinazionali (eBay, Google, Intel, News Corporation, Sony, Time Warner e Verizon).
I negoziati, le varie stesure del documento e gli elementi fondanti dell’accordo, però, sono sempre rimasti segreti all’opinione pubblica, con occasionali fughe di notizie che hanno più volte destato perplessità e preoccupazione, poiché l’accordo avrebbe enorme influenza sulle dinamiche della fruizione di contenuti protetti.
Secondo alcune fonti vicine alla Commissione europea sarebbero gli Stati Uniti a volere questo alone di mistero, impedendo ai funzionari europei di rendere pubbliche le bozze dei testi negoziati. Nei mesi passati, alcune copie del testo negoziale, strappate al segreto, non hanno mancato di suscitare critiche e perplessità: sembra, infatti, che i negoziatori, guidati dagli Stati Uniti, stiano cercando una via per la repressione degli abusi del diritto d’autore su Internet, rendendo gli ISP legalmente responsabili per il materiale distribuito in tutte le loro reti.
Un leggero cambiamento nel testo dell’ACTA, riferisce una fonte vicina al Parlamento europeo, permetterebbe ai governi di legiferare sulla pirateria a propria discrezione. Per questo, a marzo, il Parlamento europeo – con una risoluzione adottata col favore di 663 parlamentari contro 13 – ha espresso preoccupazione circa la “mancanza di trasparenza nelle negoziazioni” dell’ACTA.
Il Parlamento ha inoltre chiesto un “pieno chiarimento di eventuali clausole che potrebbero consentire ricerche senza mandato e la confisca dei dispositivi di archiviazione di informazioni come laptop, cellulari e lettori MP3”, sottolineando la necessità di garantire che l’accordo escluda la disconnessione degli utenti dopo tre violazioni, sulla base della cosiddetta regola dei ‘tre strike’, che consentirebbe a un’entità amministrativa di disporre il distacco della linea Internet dopo tre avvertimenti all’utente e senza una precedente procedura equa e imparziale o senza efficace e tempestivo controllo giurisdizionale.
Questa opzione, fortemente sostenuta dalla Francia e già adottata dall’Irlanda, è stata al centro di forti polemiche anche nell’ambito dell’elaborazione del nuovo pacchetto di norme sulle tlc approvato alla fine dello scorso anno. Alla fine tuttavia, ha prevalso la linea dell’ex commissario Viviane Reding, che ha più volte sottolineato che una simile misura non troverà mai spazio nella legislazione europea.
Nel corso di una riunione svoltasi ieri, quindi, Commissione e Parlamento hanno fatto il punto sui negoziati e gli europarlamentari hanno ribadito la necessità di una maggiore trasparenza sul testo che dovrà essere votato entro la fine dell’anno.
L’industria cinematografica, le major e i produttori software americani hanno calcolato che la contraffazione genera ogni anno perdite per circa 13 miliardi di euro. Gli Usa ritengono tuttavia che le attuali divergenze “sono risolvibili”.
Lo si scoprirà nel prossimo round negoziale, che si svolgerà questo mese in Giappone.