Consueto appuntamento settimanale con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kauffman & Partners, questa volta centrato su due elementi. Un lungo percorso che parte da un contesto certo, quello emerso dal recente G7 che si è appena concluso, e si focalizza su uno dei temi più rilevanti dell’agenda del Paese da molti mesi a questa parte: quello relativo alla cessione del controllo di Atlantia, azionista di controllo di Autostrade per l’Italia (ASPI).
Si tratta di un dossier strategico per il futuro del Paese dove emerge ancora una volta la prevalenza di scelte finanziarie a scapito delle esigenze industriali. Come vedremo in corso di intervista, troppa finanza e poca industria. È un motivo ricorrente in molti dei dossier italiani degli ultimi anni ed è il metodo caparbiamente adottato dal precedente top management di CDP, quello appena uscito, che proprio nelle ultime settimane del proprio mandato ha voluto portare a compimento operazioni di grande rilevanza (Atlantia e Open Fiber su tutte), riconoscendo ancora una volta tutta la scena alle scelte di finanza (peraltro con la ingombrante ricorrenza, in ambedue le partite, del fondo extraeuropeo Macquarie), decidendo di non considerare l’importanza di avere soci industriali.
Key4biz. Si è appena concluso il G7, che si è occupato di tutto, dalla pandemia alla Cina. Qual è secondo lei il messaggio forte o trasversale?
Francesco De Leo. Glielo sintetizzo in uno slogan di sintesi: Build Back Better World (B3W). Il presidente americano Joe Biden ha lanciato il più grande piano di investimenti sulle infrastrutture della storia, più di 40 mila miliardi di dollari, ed ha chiesto ai leader del G7 di impegnarsi a moltiplicare le iniziative di investimento pubblico-privato per sostenere i Paesi emergenti. La lettura che ne hanno dato gli analisti è che questo annuncio sia da leggere come un’azione di contrasto alla Via della Seta, promossa dal Governo cinese. E sicuramente chiama l’Europa ad una scelta di campo. Ma vorrei aggiungere che sottolinea, una volta di più, come la frontiera dell’innovazione tecnologica si sia spostata sulle infrastrutture. Lo ripetiamo da tempo. Non si tratta solo di una sfida globale in termini di innovazione, ma sempre più di una questione di sicurezza nazionale. L’accelerazione della convergenza fra energia, telecomunicazioni ed automotive, legata alla progressiva elettrificazione dell’automobile, ha contribuito a cambiare il terreno di gioco, ed è partita la competizione per fissare standard globali. Il meeting del G7 a Carbis Bay in Cornovaglia entrerà nella Storia. Si è ormai chiuso un capitolo e si sta correndo per recuperare il tempo perduto. Non ci si può permettere di rimanere indietro. Ed il Governo Draghi ha le leve e l’autorevolezza per riportare il nostro Paese ad essere co-protagonista nei tavoli in cui si definiscono le nuove regole del gioco.
Key4biz. In effetti Build Back Better World (B3W) è molto più di uno slogan, sembra un manifesto programmatico, non trova?
Francesco De Leo. Si direbbe che siamo entrati in anticipo sui tempi in un nuovo ciclo di innovazione, forse anche per l’impatto globale della pandemia. È già accaduto più di 100 anni fa con l’introduzione contemporanea della luce elettrica, del telefono e dell’automobile, la sfida si sposta alla frontiera della tecnologia e dell’innovazione. Ecco perché non ci stancheremo di ripetere che occorre più industria e meno finanza, più ricerca avanzata e meno innovazione incrementale. Stiamo uscendo da una stagione segnata dal declino di settori ormai maturi, per entrare a tutta velocità in un contesto di innovazione senza precedenti, con tassi di crescita esponenziali. Bisogna correre, la partita si è riaperta e rimanere fermi al passato significa fare passi indietro. In un mondo globale e iperconnesso, l’unico lusso che non ci si può permettere è proprio quello di smarrire il senso di urgenza nel fare ciò che si deve fare per stare al passo con il cambiamento. Dimentichiamo le deboli certezze di un piccolo mondo antico, che non tornerà più. Bisogna abituarsi a stare al passo con il nuovo mondo e uscire dalle anguste visioni provinciali. Il nostro contesto di riferimento è l’Europa ed il mondo e grazie al lavoro del Governo Draghi stiamo tornando ad essere protagonisti. È una buona notizia se si pensa che solo agli inizi dello scorso mese di gennaio non erano certo molti gli osservatori che avrebbero fatto una scommessa sul nostro Paese. Ma così è. Ancora una volta sono stati smentiti i profeti di sventura. Ora non abbiamo molto tempo e non ci sono molti margini di errore. Ma siamo sulla strada giusta.
Key4biz. Più industria, più innovazione e meno finanza: è un tema ricorrente nelle nostre conversazioni. Dove sono le resistenze?
Francesco De Leo. Intanto dobbiamo riconoscere un grosso passo in avanti: vi è infatti piena consapevolezza sul fatto che i 20 anni che sono passati sotto l’egemonia della finanza hanno condannato il nostro Paese ad uno stato di arretratezza infrastrutturale che solo di recente, grazie alle nostre realtà di punta come ENEL e, a partire dal 2016, con l’arrivo di Open Fiber ha subito un’inversione di tendenza. La prevalenza della finanza nelle scelte di politica industriale si è tradotta in una diffusa avversione al rischio, che con il tempo ha sottratto risorse per la crescita. Nel contempo, senza comprenderne appieno le ragioni, si è passati da un’epoca di innovazioni tech-based, ad una nuova era di innovazione science-based, ovvero una innovazione che nasce nei laboratori delle università. Abbiamo lasciato scorrere troppo tempo senza accorgerci del cambio di paradigma. Ora si apre un capitolo nuovo. Si deve stare al passo con il cambiamento e non c’è spazio per scuse o ritardi. Ma si deve innanzitutto avere il coraggio di voltare pagina. Non si può entrare nel nuovo millennio con tecnologie del secolo scorso. Non è un caso che nel corso dell’anno appena trascorso le vendite di automobili con motore a combustione siano crollate del 15%, mentre quelle dei veicoli elettrici siano aumentate del 38%.
Key4biz. Torniamo al rapporto tra infrastrutture e finanza. La scorsa settimana è conclusa la vicenda ASPI (Autostrade per l’Italia) con l’acquisto della partecipazione di Atlantia da parte del consorzio guidato da CDP (Cassa Depositi e Prestiti) con i fondi Blackstone e Macquaire. Che valutazione ne dà?
Francesco De Leo. È ancora presto per dirlo. I nuovi vertici di CDP, che si sono insediati solo da qualche giorno, avranno bisogno di studiare a fondo il dossier che hanno ereditato e almeno per il momento non sono disponibili ai mercati informazioni rilevanti sulla composizione azionaria del consorzio, che vede due fondi speculativi nel capitale. Non si sa ancora molto in merito alle regole di governo societario (governance), né quali siano nello specifico gli eventuali diritti di veto sugli investimenti che vengono attribuiti ai soci. Consiglierei qualche cautela e una paziente attesa che delinei più in dettaglio i contorni dell’operazione, di cui oggettivamente i mercati sanno ancora molto poco. Il pre-closing dovrebbe perfezionarsi entro il 30 di novembre 2021, con un passaggio definitivo al consorzio guidato da CDP entro il marzo 2022. C’è quindi ancora molto tempo davanti. Potrebbero emergere degli aggiustamenti in corso d’opera, il che sarebbe del tutto legittimo, anche in considerazione delle mutate condizioni di contesto. Detto questo, la rete autostradale è un asset strategico del Paese ed è il terreno di confronto competitivo per eccellenza, come sono state le reti di telecomunicazioni 20 anni fa. Si tratta di una sfida globale, che richiede investimenti senza precedenti, se si vuole tenere agganciato il Paese al treno del cambiamento. Una sfida che, sono certo, i nuovi vertici sapranno interpretare al meglio e nell’interesse del Paese. La posta in gioco non è mai stata così alta, ma ci sono tutte le condizioni per fare meglio e fare presto.
Key4biz. Perché dice che la posta in gioco non è mai stata così alta?
Francesco De Leo. I numeri parlano chiaro. Il 100% di ASPI è stato valutato 9,1 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere 200 milioni di euro di “ticking fee” (ndr. per remunerare il venditore nell’attesa che si perfezioni l’acquisizione delle quote di Atlantia) e gli eventuali rimborsi COVID, che dovrebbero essere di poco superiori ai 400 milioni di euro. Non si deve dimenticare che con l’acquisto di ASPI, CDP si trova ad ereditare dalla gestione passata un debito di 8,9 miliardi di euro. Fino qui, stiamo parlando di un totale complessivo di 18,8 miliardi di euro. Ma il conto non finisce qui.
Key4biz. In aggiunta ai 18,8 miliardi di euro?
Francesco De Leo. Proprio così. Si prevedono infatti dai 21 a 22 miliardi di euro di investimenti nel prossimo quinquennio, che porterebbe l’impegno complessivo da parte del Consorzio acquirente intorno ai 41 miliardi di euro. Detto questo, la criticità maggiore, se si considera il profilo di rischio dell’investimento in ASPI, è quella relativa agli investimenti necessari per mettere in sicurezza quasi 1000 viadotti e 1700 cavalcavia, non contemplati nel piano. Si potrebbe preventivare in modo prudenziale un ulteriore esborso di 5-7 miliardi di euro. In totale, è una scommessa da 46-50 miliardi di euro, a cui dovranno aggiungersi ulteriori 8-10 miliardi di euro per trasformare le autostrade in un’infrastruttura “intelligente” ed iperconnessa, con una adeguata rete diffusa di sensori che consenta di traghettare il Paese nella mobilità del futuro, intesa come Mobility as a Service (MaaS).
Key4biz. Una montagna di miliardi. Sono numeri di cui nessuno parla e con questi numeri la posta cresce a dismisura…
Francesco De Leo. Non a caso, con queste dimensioni, il rilancio di ASPI è di fatto il più grande piano infrastrutturale che il nostro Paese deve affrontare sin dagli anni della ricostruzione nel secondo dopoguerra. Il problema è che allora avevamo l’IRI, che aveva dimostrato di sapere formare una classe dirigente all’altezza dei tempi. Oggi si direbbe non è più così e quella tradizione si è irrimediabilmente persa. Ma non mi fraintenda, non è solo una questione di miglior scelta per selezionare i manager più capaci a cui affidare la trasformazione di ASPI nella più avanzata piattaforma di tecnologia ed innovazione del Paese. L’intera partita è una sfida industriale su scala globale, con competitor formidabili, in un settore in cui non si può improvvisare. E sarebbe più prudente non ripartire da zero.
Key4biz. Allora, anche in questo caso più industria e meno finanza. Non è così?
Francesco De Leo. Direi anche meno politica e più innovazione. Non è un mistero che il dossier ASPI ereditato dai nuovi vertici di CDP abbia scontato un percorso lungo e travagliato, oggetto di ripetuti stop-and-go. Probabilmente non c’è stato molto tempo per riflessioni di politica industriale, pressati dalle tensioni del momento. Ma forse tutto questo rappresenta oggi una grande opportunità per i nuovi vertici di CDP, perché questo ultimo anno non è passato invano: ha impresso una accelerazione senza precedenti al cambiamento verso una progressiva elettrificazione del settore delle mobilità di nuova generazione. Molte scelte potevano risultare ancora poco chiare appena un anno fa, ma ora è diverso: le infrastrutture autostradali sono al centro della più grande trasformazione degli ultimi 100 anni.
Key4biz. Quindi lei pensa che CDP potrebbe valutare di aprire il Consorzio di acquisto di ASPI a partner industriali?
Francesco De Leo. I nuovi vertici di CDP hanno competenze, tempo e spazio per allargare il perimetro delle alleanze. Ci sono tutte le condizioni per aggregare soggetti industriali in grado di portare valore aggiunto e capaci con il loro contributo di ridurre il profilo di rischio dell’operazione, sulla base del track record maturato nel tempo che li porta ai vertici del settore nel mondo.
Key4biz. Per esempio chi?
Francesco De Leo. Un nome su tutti? Gli spagnoli di ACS. È importante oggi più che in passato che CDP riscopra il proprio ruolo a livello geo-politico, tornando a giocare da protagonista in Europa. Sono convinto che sull’asse Roma-Madrid si possa rilanciare una nuova stagione di innovazione e di crescita, bilanciando un’Europa che oggi è a forte trazione franco-tedesca. È il momento delle scelte ed è il momento di guardare avanti. È ora di lasciarsi alle spalle anni di immobilismo e di avversione al rischio, per abbracciare la sfida del cambiamento. Non ci si può tirare indietro: ne va del futuro delle nuove generazioni.
Key4biz. Cosa occorre fare?
Francesco De Leo. La sfida è iniziata solo ora e la proposta del presidente Joe Biden (Build Back Better World, B3W) al G7 in Cornovaglia non lascia dubbi sul fatto che su questo si gioca anche una partita geopolitica. Ecco perché è una sfida che si vince solo se non si riduce a singole scelte di politica finanziaria. La partita che è appena iniziata è in primis e soprattutto una sfida industriale, cross-settoriale, che deve vedere impegnati insieme le migliori risorse che abbiamo a disposizione in settori chiave come l’energia, le telecomunicazioni e l’intelligenza artificiale. Lo ripeto ancora una volta: penso ad Enel e ad Open Fiber che con ASPI hanno spazi di valorizzazione importanti e ancora tutti da esplorare. Ma vorrei anche aggiungere che questa è una sfida che non si può vincere da soli, perché nessun Paese, per quanto grande, può immaginarsi di mettere in moto gli investimenti necessari per fissare i nuovi standard tecnologici che accompagneranno l’evoluzione della mobilità del futuro. Come diceva John Fitzgerald Kennedy: “Il cambiamento è una legge della vita e coloro che si ostinano a guardare sempre solo al passato o si concentrano unicamente sul presente possono essere sicuri di perdersi il futuro”. Ed è al futuro che dobbiamo pensare. Gli Stati Uniti ancora una volta lo hanno capito per primi e per questo al meeting del G7 hanno lanciato la loro proposta: “Build Back Better World”. È più di una traccia, è una missione che ci consentirà di entrare nel futuro e guidarlo.