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Consolidamento e ‘comunicazione totale’: è su questi due binari che si muove l’industria tlc, dopo anni di espansione geografica legata al boom della telefonia mobile.
Anni in cui i gruppi di telecomunicazioni hanno accumulato zavorra di cui ora devono liberarsi per diventare più veloci su un mercato in continua e rapida evoluzione.
Tra le aziende maggiormente impegnate in questo processo di ‘alleggerimento’, c’è Vodafone, che ha già avviato, con la vendita della partecipazione in China Mobile, il processo di dismissione delle quote di minoranza acquisite nel corso degli ultimi 10 anni.
Strategia che il Ceo Vittorio Colao ha tratteggiato più volte e che dovrebbe portare alla cessione delle quote possedute nella francese SFR, nella polacca Polkomtel e nell’indiana Bharti Holdings, ma anche della partecipazione del 45% nell’operatore statunitense Verizon Wireless, “la più grande quota di minoranza nel mondo”, ha sottolineato il Ceo, ribadendo la volontà di trovare una soluzione al più presto per il mercato americano.
Più che continuare a espandersi puntando sull’acquisizione di nuovi clienti mobili nei 4 angoli del Pianeta, la strategia di Colao punta all’offerta di nuovi servizi – dalla banda larga alla telefonia fissa passando per l’home entertainment e la Tv via internet – nelle tre regioni considerate più importanti: Europa, Africa sub-sahariana e India.
Il business della trasmissione dati in mobilità, del resto, assume sempre più importanza nelle strategie degli operatori mobili, che non vogliono più essere considerati soltanto semplici ‘trasportatori di voce’. Lo ha ribadito stamani nell’ambito dell’evento Nokia World di Londra, lo stesso Colao, secondo cui il mercato sta esplodendo e non coinvolge più soltanto la parte alta del mercato.
Siamo ormai, alla ‘democratizzazione dello smartphone’, ha affermato Colao, parlando di un futuro molto vicino, in cui ‘‘la maggioranza del traffico internet avverrà su piattaforme mobili’.
Lo sviluppo della rete, insomma, passa sempre più dagli smartphone, e per affrontarlo in maniera adeguata bisognerà farlo poggiare su 5 pilastri: network di qualità, garanzia di scelta fra diversi dispositivi – siano essi tablet, netbook, o smartphone, i clienti devono avere la più ampia scelta possibile – varietà di contenuti e servizi, giusto bilanciamento dei prezzi per i consumatori, equa distribuzione dei profitti tra le varie parti della catena (inclusi sviluppatori di applicazioni e fornitori di contenuti).
Il messaggio di Colao, dunque, è chiaro: basta con i sistemi chiusi, in cui una sola società fa il bello e il brutto tempo, via libera agli ambienti aperti, che lascino al cliente la facoltà di scegliere tra dispositivi, servizi e contenuti differenti.
Non esiste, tuttavia, “una ricetta valida per tutti i mercati, anche se il prodotto finale è lo stesso”, ha sottolineato sempre Colao al WSJ, spiegando che la società punta a diventare un fornitore di comunicazione totale in grado di prevalere sui competitor in tutti i mercati in cui è presente.
Una strada lunga, se si pensa che attualmente il 62% dei profitti Vodafone arriva dai servizi vocali e appena l’11% da quelli dati.