Governatori delle Banche centrali europee approvano ‘Basilea 3’: riforma necessaria o beffa?

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Europa


Di Michel Emi Maritato

L’Unione Governatori Banche Centrali ha approvato un nuovo accordo, «Basilea 3». Tale provvedimento impone requisiti patrimoniali più severi per l’operatività delle banche, in modo che gli istituti abbiano più risorse per resistere a una crisi come quella dei mutui subprime che ha messo in ginocchio il sistema finanziario internazionale.(vedi articolo Stress test su www.ventonuovo.eu Economia). Entrerà gradualmente in vigore, dal 1 gennaio 2013 per arrivare alla piena attuazione al primo gennaio 2019.

 

Ma quanto tempo per le banche… lo stesso tempo sarebbe stato conceduto ad un cittadino, per regolarizzare sue posizioni debitorie? Lunedì il testo sarà presentato allo Steering Committee del Financial Stability Board, l’organismo guidato dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Il via libera «politico» si avrà con la ratifica del G20 di Seul in novembre. L’accordo raggiunto oggi a Basilea arriva al termine di un lungo e “arduo” lavoro di preparazione: anche se c’è sempre stato consenso sulla necessità di irrobustire gli istituti di credito, i banchieri erano molto preoccupati che i nuovi «paletti» potessero in qualche modo limitare la loro operatività, tenendo immobilizzati capitali che sarebbero diventati inutilizzabili per la normale operatività creditizia. Senza contare che un’eccessiva «ingessatura» delle banche rende queste ultime meno propense a prestare soldi, limitando quindi gli investimenti delle imprese, indirettamente, lo sviluppo dell’economia.

A esprimere riserve erano non solo Germania e Stati Uniti: ancora sabato l’amministratore delegato di Unicredito Alessandro Profumo, in qualità di presidente della federazione bancaria europea, aveva inviato una lettera ai presidenti della Banca centrale europea e della Commissione Ue definendo una svolta troppo radicale quella prevista a Basilea.

 

La forte gradualità dell’applicazione delle norme, per esempio, è stata concepita proprio per venire incontro alle richieste dei banchieri, dando loro il tempo per reperire le risorse con cui irrobustire i patrimoni degli istituti. Come dire piove sempre sul bagnato…un imprenditore in difficoltà sarebbe stato drasticamente messo alla gogna.

L’accordo intende agire su quelli che sono ritenuti i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività, che vengono misurati dal rapporto tra patrimonio di vigilanza, ovvero i fondi su cui una banca può maggiormente contare in una fase di necessità, rispetto al totale delle sue attività, ponderate per tener conto delle effettive caratteristiche di rischio. Ebbene, è stato deciso di alzare questo rapporto, in modo che una banca, per potere operare, debba avere un patrimonio di vigilanza più alto e quindi sia meno esposta a eventuali contraccolpi in caso di crisi,(finalmente dopo anni forse le banche rispetteranno i principi economici delle riserve).

Non solo, ma più una banca ha attività investite, più dovrà essere alto il patrimonio di vigilanza. Indirettamente questa riforma metterà tutte le maggiori banche mondiali sullo stesso piano, e in questo modo potrebbe risultare vantaggiosa per le istituzioni italiane. Le banche ne usciranno magari meno redditizie, ma anche molto più solide e sicure. Diversi osservatori hanno definito questa come la riforma più rilevante seguita alla crisi mondiale.

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