“Key4biz” ha anticipato, mercoledì scorso, gli elenchi dei candidati al Consiglio di Amministrazione della Rai trasmessi alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica, entro il previsto termine delle ore 23:59 di venerdì 30 aprile, manifestando una qualche perplessità rispetto ai documenti in bozza, che presentavano una colonna, denominata “Attività” con variegate sinteticissime descrizioni delle “attività” di ogni candidato (vedi “Key4biz” del 5 maggio 2021, “Cda Rai, nomi candidati trapelano. Scarsa trasparenza? Ecco gli elenchi”).
C’è voluta una settimana una, affinché, questa mattina, l’elenco definitivo dei candidati venisse finalmente pubblicato sui siti web della Camera e del Senato.
Un laconico comunicato stampa è stato pubblicato, soltanto sul sito del Senato, questa mattina (nulla sul sito della Camera): “Archivio delle notizie. Pubblicato l’elenco delle candidature al Cda Rai. 7 maggio 2021. I siti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati pubblicano gli elenchi delle candidature al Consiglio di amministrazione della Rai, ricevute a partire dalla pubblicazione dell’avviso pubblico del 31 marzo 2021. La procedura di nomina del Cda Rai è descritta dall’art. 49 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Due componenti sono eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica, con voto limitato a un solo candidato”.
La notizia veniva lanciata per prima dall’Agi, alle ore 11:15 di oggi venerdì 7 maggio 2021.
Francamente, ci si domanda perché sia stata necessaria 1 settimana una, agli uffici parlamentari, per effettuare un vaglio squisitamente formale delle candidature.
Ci si domanda soprattutto se gli uffici hanno effettuato anche una verifica di alcuni dati essenziali, ovvero di quelli che potremmo definire “pre-requisiti” di legge.
L’articolo 49 del decreto legislativo n. 177 del 31 marzo 2021 recita infatti, al comma 4, un qualcosa che appare relativamente preciso: “Possono essere nominati membri del consiglio di amministrazione i soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135, secondo comma, della Costituzione o, comunque, persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali”.
La domanda è: per quanto un po’ generica e sfuggente la funzione di “filtro” tecnico, è stato effettuata dagli “uffici” parlamentari una verifica di questi pre-requisiti?
Di fatto, si tratta, a parte la categoria superiore di coloro che potrebbero essere nominati giudici della Corte Costituzionale, di 3 requisiti.
I pre-requisiti per essere eletti nel Cda della Rai (a norma di legge)
I soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale: secondo il comma richiamato si tratta di tre tipologie:
- magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrativi
- professori ordinari di università in materie giuridiche
- avvocati dopo venti anni di esercizio.
Quanti (e quali) dei 194 candidati rispondono a questo pre-requisito?
Oppure soggetti con le seguenti caratteristiche:
- riconosciuta onorabilità (come la si valida e certifica? nello stile grillino, o della commissione parlamentare anti-mafia, con il certificato del casellario giudiziario?!)
- distintesi in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale (e, anche in questo caso, come la si certifica?!)
- significative esperienze manageriali (e, qui, sembra relativamente più agevole).
Quanti (e quali) dei 194 candidati rispondono a questo pre-requisito?
I servizi di Camera e Senato hanno effettuato questa “validazione” ed hanno apposto un timbro notarile di certificazione sul possesso di questi pre-requisiti?
I funzionari di Camera e Senato hanno effettuato validazione e certificazione dei 6 pre-requisiti?
Un controllo, pur minimo, è stato realmente effettuato?!
Sarebbe interessante saperlo, dato che la colonna “Attività” (dei candidati) delle bozze circolate fino a ieri sera evidenziava una qual certa approssimazione metodologica nelle sintetiche “classificazioni” dei candidati…
Di fatto, basterebbe una attività di “fact checking”, per così dire: un tabulato con l’elenco dei 194 candidati e 6 colonne sei, nelle quali un “tag” vada ad evidenziare il possesso o meno di uno o più dei requisiti… Dobbiamo confidare che, anche in questo caso, venga in auto la Fondazione OpenPolis nella sua commendevole attività?!
Temiamo che i Presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati non abbiano provveduto a chiedere ai funzionari questa verifica.
O, se è stata effettuata, non è stata resa di pubblico dominio. Così come la colonna “attività” è scomparsa, rispetto alle bozze finora circolate.
Perché temiamo ciò?
Perché sembra evidente che questi pre-requisiti non abbiano caratterizzato parte significativa di coloro che sono stati eletti Consiglieri di Amministrazione Rai nei trienni precedenti a quello di cui trattasi per l’elezione imminente.
Più le maglie sono larghe, più è possibile la discrezionale cooptazione partitocratica, per quanto benedetta da un processo formalmente democratico (come contestare la democraticità di una votazione nelle nobili aule di Montecitorio e Palazzo Madama?!).
A proposito, Fico e Casellati hanno già calendarizzato una data, per questa elezione?!
Nelle more, impazza ancora la polemica del caso “Fedez versus Rai”, per le presunte censure al suo discorso durante la Festa del Lavoro, e ciò è sintomatico di quanto pare non interessi proprio a nessuno “una idea di Rai”. E, a proposito del rito farsesco delle elezioni dei Consiglieri Rai, viene quasi da dar ragione alla battuta di Francesco Storace (nella rubrichetta “La Storaciata”), sul quotidiano “Il Tempo” nell’edizione di ieri: “Centinaia di candidati a quattro posti nel Cda Rai. Come nei concorsi, si sa già chi vince”.
Iniziativa semi-clandestina di Articolo Uno sulla Rai, oggi pomeriggio
Soltanto oggi, è giunta notizia – con promozione informativa semiclandestina – di una iniziativa organizzata da Articolo Uno (partito politico fondato nel febbraio 2017, frutto di una scissione dal Pd, e fino al novembre 2018 associato elettoralmente a Liberi e Uguali, di cui è Segretario il Ministro della Salute Roberto Speranza), un incontro veicolato su YouTube (dal sapore quasi… tecnico, almeno a livello di titolazione), intitolato “La governance della Rai e la riforma del 2015”, che prevede la partecipazione di Federico Fornaro (Commissione di Vigilanza Rai), Rita Borioni (Consigliere di Amministrazione Rai), Mario Morcellini (Direttore Scuola Comunicazione Unitelma Sapienza), Stefano Rolando (Professore Universitario Iulm), Giacomo Mazzone (ex Direttore Relazioni Istituzionali Uer-Ebu), Piero Latino (Responsabile Nazionale Lavoro di Articolo Uno), Bruno Somalvico (Segretario Infocivica – Gruppo di Amalfi), Vincenzo Vita (ex Sottosegretario Ministero Comunicazioni), con le conclusioni di Arturo Scotto (Coordinatore Nazionale di Articolo Uno).
Perché una iniziativa di questo tipo – con alcune belle intelligenze – viene organizzata in modalità “low profile”? Non è stato nemmeno presentato un documento preliminare (non pubblicamente almeno). Dopo l’iniziativa della Cgil del novembre 2020 (vedi “Key4biz” del 20 novembre 2020, “Rai, la Cgil apre il laboratorio per la riforma del servizio pubblico”), sembrerebbe essere l’unica occasione di riflessione pubblica, organizzata da una parte politica…
Nel deserto di iniziative (e di idee) sul servizio pubblico radio-televisivo, un segno comunque positivo.
La radio dell’Enit, Agenzia Nazionale Turismo: se ne sentiva la necessità?!
Nel mentre, merita essere richiamata la notizia – che non ha registrato una grandiosa rassegna stampa e mediale – di qualche giorno fa, che certamente è sfuggita i più.
L’Enit alias Agenzia Nazionale Turismo (presieduto dal febbraio 2019 da Giorgio Palmucci) lunedì 3 maggio ha lanciato Visit Italy Web Radio annunciata come “la prima radio internazionale per la promozione e il rilancio del turismo italiano, realizzata e gestita da Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo. Tutti i giorni notiziari turistici in lingua da 23 Paesi nel mondo, approfondimenti e personaggi noti a livello nazionale e internazionale”. E si precisa che “quest’anno sarà la web radio Ufficiale del Giro d’Italia – GiroE 2021 dall’8 al 30 maggio 2021”.
Quando abbiamo letto il comunicato stampa, non credevamo ai nostri occhi.
Il comunicato dell’Enit narra: “Da oggi l’Italia promuoverà il turismo nel mondo anche attraverso web radio. Enit, l’Agenzia nazionale del turismo che promuove l’incoming italiano con 27 sedi distribuite nei continenti Europa, Americhe, Asia, Oceania, annuncia la nascita di Visit Italy Web Radio, la prima web radio internazionale per la promozione e il rilancio del turismo italiano attraverso l’intrattenimento musicale. Notiziari multilingua, dirette live con corrispondenti da 23 nazioni, podcast, aggiornamenti minuto per minuto sul turismo, programmi tematici, travel talk show, rubriche sulle novità della letteratura e sui viaggi, interviste esclusive a personaggi noti a livello nazionale e internazionale ma soprattutto tanta musica italiana quale potente strumento di diffusione della cultura, storia, tradizioni e del lifestyle italiano. Visit Italy Web Radio, il suono dell’Italia nel mondo, per raccontare il nostro Paese in Italia e all’estero. Ad arricchirla una selezione di brani musicali distinta in vari “Special” per categorie e generi per assaporare e scoprire la Penisola attraverso le interpretazioni di artisti stranieri legati all’Italia, l’opera in musica, i migliori musicisti del panorama italiano jazz e swing, i magnifici anni ‘30-‘40-‘50 e l’Italia dance music…”.
Da non crederci veramente: ci siamo domandati se… dopo la piattaforma “ItsArt” (mancano poco più di 3 settimane all’annunciato lancio il 31 maggio prossimo) promossa dal Ministero della Cultura di Dario Franceschini ed affidata a Cassa Depositi e Prestiti e Chili… dopo la piattaforma “Italiana” promossa dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (vedi “Key4biz” del 5 marzo 2021, “Non bastava ItsArt: al via anche ‘Italiana’ la piattaforma culturale del Ministero degli Esteri”)… si sentisse questa esigenza.
E ci si ridomanda…
E Rai Radio resta a guardare?!
Ed il canale Rai internazionale in inglese… che fine ha fatto?
E, a proposito di Rai e di promozione del “made in Italy”, a proposito di promozione internazionale della cultura italiana, ovvero dei prodotti del nostro immaginario (uno degli obiettivi di ItsArt così come di Italiana così come di Radio Enit), nessuno sembra però ricordare che in Rai è in gestazione ormai da tempo un canale internazionale in inglese, previsto dal vigente “Contratto di Servizio” 2018-2022 e finanche dal “Piano Industriale” 2019-2021 (quello affidato a Boston Consulting Group – Bcg a caro costo, ed ormai quasi archiviato anche grazie l’alibi della pandemia)…
Nessuno sembra ricordare che tra gli obiettivi di questo nuovo (futuro) canale Rai c’è proprio la promozione della cultura italiana all’estero: dovrebbe trattarsi (il condizionale è ormai d’obbligo) di un canale a carattere informativo, che promuova giustappunto i valori e la cultura italiana e certamente anche il turismo, e che offra anche produzione originali realizzate appositamente per un pubblico straniero…
Si rinnova il policentrismo italico, e l’italica frequente dispersione delle risorse pubbliche…