Dopo l’assegnazione di 6,3 miliardi di euro a banda larga e 5G nell’ambito del PNRR cresce l’interesse e l’aspettativa del mercato per le prossime mosse del Governo. Il momento è importante, ma fra gare per le aree grigie e sviluppo delle nuove reti 5G servono nel nostro paese linee di indirizzo ben definite anche dal punto di vista di policy e regulation.
PNRR, come saranno spesi i fondi per la PA digitale?
Se da un lato il forte richiamo alla neutralità tecnologica per la copertura del paese a un Gigabit al secondo è un bel passo in avanti per ricomprendere nel novero delle tecnologie abilitanti non soltanto la fibra FTTH ma anche il 5G e il 5G FWA, dall’altra restano da capire una serie di tematiche di carattere regolatorio e attuativo del PNRR. In altre parole, la domanda centrale è come saranno spesi i fondi? Tanto più che i fondi per il digitale ammontano complessivamente a 42 miliardi di euro.
Ma per evitare che gli ingenti fondi a disposizione con il Recovery Plan non finiscano in mille rivoli, è necessario che il nostro paese fissi delle linee ben precise per lo sviluppo di mercati verticali che ad oggi non vedono ancora un modello di business che ripaga gli investimenti cui sono chiamati gli operatori.
Leggi anche: 5G, Verticals e frequenze locali dimenticati dal PNRR?
5G, Sassano (FUB) ‘L’Italia ha bisogno di una politica nazionale sullo spettro’
PA digitale, serve un censimento delle competenze
In primo luogo, sarà importante fare un censimento delle competenze digitali nella PA tenendo conto delle tante difficoltà che ci sono nel pubblico. Basti ricordare che in diversi enti della PA il Digital Transformation Manager non è mani stato nemmeno nominato. Troppo spesso gli investimenti di imprese private nella PA si scontrano con ostacoli che sembrano assurdi, ma che non lo sono. In alcuni grandi comuni italiani alcuni progetti di digitalizzazione restano al palo perché mancano i bandi per servizi accessori, come ad esempio lo sfalcio dell’erba.
Situazioni a prima vista assurde e tragicomiche, contro cui però le imprese del mondo Tlc e IT si scontrano tutti i giorni.
Cosa succederà con i fondi del PNRR? Le condizioni politiche per investire saranno favorevoli nella nostra PA, dove notoriamente l’utilizzo dei fondi europei è tutt’altro che semplice?
5G, limiti elettromagnetici vincolo forte
In tutto questo, i vincoli regolatori del 5G sono invece molto stringenti nel nostro paese. Il Mise è chiamato ad un intervento regolatorio che semplifichi gli investimenti.
Come andranno le cose nei prossimi mesi?
I sindaci riottosi al 5G smetteranno di mettersi di traverso?
Sarà possibile concretizzare i bandi e avviare la copertura a banda ultralarga voluta dal Governo e dalla Ue?
Il 5G pone problemi molto pesanti agli operatori, a fronte di business model che sono tutti da verificare. Le incognite sulla monetizzazione del 5G per gli operatori sono tante.
5G, non è una discussione di nicchia degli operatori telefonici
Il ragionamento di molti operatori è che se non si svilupperà il 5G non sarà un problema soltanto di copertura e di ritorni economici per il mercato delle Tlc, ma anche di sviluppo di mancato sviluppo di interi settori verticali. Un problema in termini di servizi industriali. Senza una copertura capillare, il rischio è che nel nostro paese non si possa sviluppare il connubio vincente fra tecnologia e industria. E di conseguenza si può parlare quanto si vuole di transizione ecologica, ma se questo processo implica l’applicazione dell’intelligenza artificiale, blockchain. Senza reti dedicate non si può fare. Senza le reti dedicate si crea uno svantaggio al sistema paese.
Il tutto, mentre in altri paesi, Germania e Regno Unito, le politiche e le strategie nazionali per lo sviluppo del 5G ma anche dei Verticals sono ben definite e avviate da parte dei Governi.
Tra l’altro, nel segmento Consumer per ora il 5G deve ancora davvero decollare. La piena diffusione di massa è legata alla presenza di handset 5G, smartphone e terminali di rete a casa degli utenti per quanto riguarda l’FWA che all’interno comprende anche la componente di router WiFi. La fase di sostituzione degli apparati va di pari passo con la disponibilità e l’evoluzione delle reti.
5G, ulteriori costi da fake news e golden power
C’è poi il tema irrazionale della paura del 5G, di fenomeni di vandalismo che hanno visto bruciare per errore delle centraline per la rilevazione della qualità dell’aria, scambiate per antenne 5G. Fenomeni di ignoranza, l’onda lunga delle fake news che comunque ha effetti negativi sulla diffusione delle nuove reti. E’ stato gravissimo in questo senso il fatto che durante la pandemia sia stato un consulente del Governo ad alimentare dubbi assolutamente ingiustificati sui rischi per la salute legati al 5G. Insomma gravi contraddizioni anche da parte del Governo, che d’altro canto impone la golden power sul 5G con notifiche che agli operatori fanno passare fino a 100 giorni per scaricare gli apparati in magazzino. Un aggravio procedurale che falsa alla radice i tempi del time to market degli operatori.
Quali certezze per gli operatori, a fronte di questi che sono di fatto ulteriori costi?
Come è possibile che alcuni sindaci riottosi possano fare lo sciopero della fame contro il 5G?
Infine, anche la roadmap di liberazione delle frequenze 700 Mhz, che vanno liberate dai broadcaster a favore del 5G entro giugno del 2022, ancora non c’è.