Pirateria: armonizzare regole Ue, o il mercato illegale sarà il ‘solo mercato unico’

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La proposta al centro di un workshop in cui si è discusso anche della creazione di un database che aiuti a definire i proprietari dei diritti di autore.

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Il copyright, ovvero i diritti di autore, sono un concetto che possiamo riassumere in poche parole: i creatori di opere d’arte o di ingegno – siano essi scrittori, musicisti, programmatori, registi o altro – devono ricevere un compenso per la fruizione dei loro lavori da parte dei consumatori. Ne hanno discusso esperti del settore e deputati europei.

 

Non sempre artisti e autori sono adeguatamente retribuiti per le loro creazioni, anzi. In un mondo moderno in cui è meno complicato scaricare un libro o un cd da internet piuttosto che andarselo a comprare in negozio, il confine tra legalità e illegalità è diventato sempre più sottile e gli autori arrancano per continuare a sopravvivere in un sistema che non paga più abbastanza.
Di questo e altro si è discusso nel corso del workshop ‘Diritti di autore nel mercato unico’, organizzato dal panel di consulenza scientifica del Parlamento (STOA), nel quadro di un vertice di quattro giorni sull’innovazione.

 

In un’accesa discussione tra membri del Parlamento, un responsabile del Dipartimento Copyright della Commissione europea e rappresentanti dei consumatori, delle industrie e degli autori, si è parlato specialmente di tre grandi temi ancora da risolvere: la necessità di una più forte armonizzazione della legislazione dei 27 paesi membri dell’Unione europea; la possibilità di creare un database europeo in cui vengano definiti i proprietari dei diritti di autore e l’ingiustizia dell’imposizione di imposte molto diverse da paese a paese sui prodotti, come le stampanti, utilizzati per riprodurre le opere di ingegno.
“Oggi in Europa l’unico mercato comune è quello dei contenuti illegali” ha commentato Irena Bednarich, portavoce di DigitalEurope.

 

Un’affermazione per niente esagerata se si pensa che soltanto nel Regno Unito circa 7 milioni di persone scaricano illegalmente.

Ma facciamo un esempio per capire qual è la situazione del copyright in Europa. Se qualcuno volesse mettere in piedi una piattaforma online europea per vendere musica si troverebbe davanti a un’impresa impossibile. Ogni paese della UE ha infatti le sue regole e l’aspirante venditore dovrebbe mettersi a negoziare con molta pazienza con le 27 società che gestiscono a livello nazionale i diritti di autore in ogni paese (SIAE e suoi omologhi).

È possibile accettare una situazione del genere in un’Europa che si dice unita? E non è questa una grossa limitazione alla competitività europea rispetto per esempio agli Stati Uniti? Non si può dire che le istituzioni europee siano rimaste con le mani in mano: ci sono ben otto direttive della Commissione che negli anni hanno tentato di armonizzare le leggi dei paesi membri sulla materia, ma finora è innegabile che il “copyright” sia ancora prevalentemente una faccenda territoriale.
Un workshop che si è concluso con molte esortazioni alla Commissione per nuove azioni, ma con nessuna soluzione condivisa, a sottolineare la difficoltà di trovare un accordo comune sull’argomento.

“I diritti d’autore sono un traino per lo sviluppo economico” ha detto il deputato popolare austriaco Paul Rübig, presidente del gruppo di lavoro STOA e moderatore dell’incontro. “È però molto importante spiegarne l’importanza ai cittadini europei e ai loro politici. Ecco perché le istituzioni europee dovrebbero cercare di aumentare la consapevolezza”.

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