Aduc: Telemarketing, parte l’epoca della violazione permanente della privacy

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È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il regolamento sul Registro delle opposizioni, uno strumento che dovrebbe porre termine (secondo i fautori) al martellamento telefonico degli italiani a ‘cura’ delle società di telemarketing. Nonostante siano passati diversi mesi dall’approvazione delle nuove regole, si vivrà ancora per diverso tempo in ‘regime transitorio‘. Con ulteriore danno per gli italiani.
Al Registro delle opposizioni gli utenti dovranno iscriversi se non vorranno essere disturbati da telefonate commerciali.
Il Registro non ci piace, è una sorta di sanatoria rispetto al fenomeno del telemarketing selvaggio che va avanti da anni: promozioni e vendite telefoniche spesso ingannevoli (relative a telefonia, energia elettrica e gas, pay tv, pentole e aspirapolvere, ecc.) effettuate in barba alle previsioni di legge sulla privacy.
Ancor peggio è il temporeggiare e il rimandare l’applicazione piena di nuove disposizioni. Infatti, la storia va avanti da anni. Sono passati ventuno mesi da quando il Parlamento ha autorizzato le società di telemarketing, soggetti tecnicamente definibili delinquenti, a continuare a delinquere. Sono passati due anni da quando l’Autorità Garante della Privacy prospettò la galera ai dirigenti delle società che da anni facevano uso di banche dati illegittime per contattare a tutte le ore ed insistentemente gli italiani, anche coloro che avevano fatto presente la loro contrarietà.
Siccome il provvisorio in Italia diventa definitivo, ecco quello che presumibilmente accadrà.
Il Registro delle opposizioni è previsto venga gestito dal ministero dello Sviluppo economico o da soggetto terzo da questo individuato. Se entro 90 giorni il Registro non sarà operativo (facile che avvenga, vista la carenza di fondi) gli utenti dovranno fare la comunicazione al proprio gestore telefonico, dicendo “non voglio ricevere telefonate commerciali“. E sarà come affidare la chiave della porta di casa allo svaligiatore, la password del proprio indirizzo di posta elettronica agli spammer.
Tecnicamente la questione è approfondita sul nostro sito Internet, in un articolo a cura di Deborah Bianchi.

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