Pedopornografia. Parlamento Ue diviso sul blocco dell’accesso ai siti: ‘Inutile oltre che difficile da applicare, meglio la prevenzione’

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Pedopornofilia

Bloccare l’accesso a un sito internet che contiene materiale perdopornografico, non sempre si rivela una misura di contrasto del tutto efficace, soprattutto perché difficile da applicare nei diversi Stati, caratterizzati da sensibilità, tradizioni e impianti normativi differenti. E’ quanto è emerso dal dibattito preliminare svoltosi presso la Commissione Libertà Civili del Parlamento europeo su una proposta di direttiva relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la
pedopornografia.

I dati sono allarmanti: una percentuale tra il 10% e il 20% dei bambini europei hanno subito una qualche forma di abuso sessuale

L’iter per l’approvazione della direttiva – che punta molto sulla prevenzione e la repressione degli abusi via internet, prevedendo sanzioni più severe per i reati legati alla pedofilia (come il “grooming“, ovvero l’adescamento dei minori su internet e il turismo sessuale) e su un controllo più restrittivo sul web, per permettere, ad esempio, di bloccare l’accesso ai siti che mostrano abusi sessuali sui bambini – è iniziato nel mese di ottobre: la proposta ambisce a definire “sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive” e intende istituire “norme minime per la lotta contro questi crimini orribili”, ha spiegato la curatrice Roberta Angelilli (PDL, PPE) Roberta Angelilli, sottolineando tuttavia che ci sono ancora “alcuni punti critici da discutere”, dovuti principalmente “alle differenze tra i diversi ordinamenti giuridici” degli Stati membri e alle divergenze circa il blocco dei siti web e l’efficacia di tale misura.

Secondo la parlamentare liberale olandese Sophie In t’Veld, è giusto concentrarsi anche su internet, ma bisognerebbe puntare soprattutto sulla prevenzione, senza dimenticare, poi, “che l’80% delle violenze ha luogo in famiglia, a scuola, nei club sportivi o nelle chiese”, mentre per la social-democratica tedesca Petra Kammerevert, responsabile del rapporto a nome della commissione per la Cultura, bisognerebbe chiudere i siti, non bloccare l’accesso: “Bloccare – ha affermato – è inefficace, tagliare l’accesso a internet non è una soluzione e crea precedenti pericolosi in termini di controllo e censura”

 

L’europarlamentare britannico Andrew Brons ha quindi sottolineato che, da alcune audizioni svolte a ottobre, è emerso che anche le associazioni delle vittime di abusi sessuali sono contrarie al blocco dell’accesso, considerato una “soluzione cosmetica” e poco efficace, ricordando quanto successo a un panettiere irlandese, il cui sito era stato linkato a sua insaputa a un altro portale contenente materiale pedopornografico.

La questione “sarebbe quindi da lasciare alle autorità nazionali”, secondo il giudizio di secondo Alexander Alvaro (ALDE, DE), che ha ricordato le difficoltà che si porrebbero nel momento di richiedere a Paesi come la Russia o gli Usa di bloccare l’accesso a un sito.

 

Al ministro belga Stefaan De Clerck, rappresentate di turno della Presidenza del Consiglio, Birgit Sippel ha quindi chiesto di proseguire con le discussioni volte a superare le contraddizioni interne soprattutto per quel che riguarda le sanzioni da imporre.

De Clerk ha affermato che è necessario continuare a lavorare per trovare il giusto equilibrio tra “efficacia e fattibilità” dello strumento normativo nel suo complesso.

“Abbiamo bisogno di tutti i tipi di misure, per poter reagire presto per evitare ogni abuso sessuale. Spero che a dicembre, a conclusione della prossima riunione del Consiglio, potremo ottenere risultati positivi”.

 

La proposta di direttiva della Angelilli dovrebbe essere presentata in versione definitiva a gennaio 2011 e votata a febbraio.

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