La mobilità elettrica conquisterà il mondo. E’ un esito certo, secondo alcuni inevitabile. Forse l’emobility non basterà per decarbonizzare il quotidiano, ma è un punto di partenza significativo per iniziare ad incidere sul livello di emissioni climalteranti e per promuovere la transizione ecologica di cui tanto si parla. A partire dall’utilizzo di veicoli che non inquinano.
Entro il 2025, infatti, tutti i veicoli di nuova immatricolazione dovrebbero essere connessi in rete e tra loro ed entro il 2030 il 30% di essi sarà a motore elettrico.
Veicoli elettrici e industria automotive, l’affermarsi del modello “Case”
In effetti, lo scenario attuale vede una forte affermazione del settore delle auto connesse e a guida autonoma, della condivisione e dell’elettrificazione della mobilità, in un acronimo: “Case” (Connected, autonomous, shared and electrified).
Anche i cittadini, che sono allo stesso tempo automobilisti, fruitori di mezzi di trasporto pubblico e altre forme di mobilità moderna, stanno dando il loro contributo a questa trasformazione, dimostrandosi più inclini al trasporto urbano multimodale.
Essi sono più consapevoli dell’impatto diretto che le proprie scelte e comportamenti di consumo hanno sull’ambiente, soprattutto i più giovani, tanto da promuovere sempre di più la mobilità elettrica e la mobilità a bassissimo impatto ambientale.
Prova ne è che il 45% dei fornitori di car sharing in Europa gestisce già una flotta di auto al 100% elettriche, secondo quanto riportato nel nuovo report di Accenture, dal titolo: “The Electric Vehicle: more than a new powertrain”.
Alle scelte etiche dei consumatori vanno aggiunte altre due questioni chiave nell’affermazione dell’emobility: norme più severe sulle emissioni e la diffusione di nuove infrastrutture di servizio.
Le più severe normative sulle emissioni di CO2 si affiancano ad incentivi e sussidi per supportare gli investimenti, la promozione e le vendite dei veicoli elettrici, mentre la crescente disponibilità di colonnine di ricarica e di innovazioni tecnologiche (come ad esempio la maggiore capacità di carica delle batterie) incentiveranno all’acquisto e all’uso di veicoli elettrici, aumentando la fiducia dei consumatori nella tecnologia.
La mobilità elettrica e lo scacchiere globale
Al momento è la Cina il Paese e il mercato leader della emobility. Pechino da tempo sta concretizzando un piano di investimenti significativi in infrastrutture, sviluppo della catena di approvvigionamento e incentivi all’acquisto. Obiettivo: mantenere tale leadership.
Anche gli Stati Uniti si stanno dando da fare, aumentando le risorse finanziarie destinate alla transizione tecnologica verso l’elettrificazione e adottando nuovi regolamenti che mirano a potenziare la mobilità sostenibile e per ridurre le emissioni di diossido di carbonio (CO2).
Nel mezzo c’è l’Unione europea, che sta incrementando i propri interventi finalizzati alla realizzazione di una mobilità più sostenibile, moltiplicando gli investimenti, sia nella produzione di EV (guidata dalle case automobilistiche tedesche), sia nello sviluppo della catena di fornitura delle batterie (European Battery Alliance) e nella penalizzazione di quei produttori/fornitori che non rispettano gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 e il 2050.
Lo scenario italiano
Nel quadro delle politiche europee di decarbonizzazione dell’industria automotive e dei trasporti in generale, anche l’Italia sta dando il suo contributo, definendo una propria strada verso la green mobility nazionale.
Anche da noi crescono gli investimenti nella mobilità elettrica e gli acquisti di veicoli elettrici, la spesa in infrastrutture e nei sistemi di accumulo/batterie.
Impegni non leggeri, che hanno trovato un maggiore sostegno da parte dell’azione politica e di Governo, soprattutto sul tema della transizione energetica, nella certezza che avrà una ricaduta sul territorio nazionale, in termini di ripresa, crescita e occupazione.
Diversi sono gli esempi di quanto si sta facendo in Italia per promuovere l’emobility a tutti i livelli, dall’annuncio del progetto per la più grande Gigafactory d’Europa, da parte di Italvolt, che produrrà batterie per un corrispettivo di 45GWh dal 2024 in poi, al polo nella motor valley in Emilia Romagna, per produrre vetture elettriche e plug-in di alta gamma, dove il costruttore cinese FAW investirà in centro di ricerca ed impianti di fabbrica oltre un miliardo di euro.
Non da meno è anche l’annuncio della nuova joint venture annunciata da Stellantis ed Engie EPS, un investimento rilevante per la costruzione di infrastrutture di ricarica residenziali, aziendali e pubbliche, e che fornirà inoltre abbonamenti per la ricarica energetica e tecnologie vehicle-to-grid (V2G) per rendere la mobilità elettrica facilmente accessibile e conveniente per tutti.