Pirateria: ACTA ‘un passo nella giusta direzione’, ma per il Parlamento Ue non risolverà il problema contraffazione

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L'Europarlamento detta le condizioni per la ratifica: 'La Commissione confermi che l'attuazione non avrà ripercussioni sulle libertà fondamentali'. No alla regola dei 'tre strikes'.

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NO ACTA

L’accordo internazionale contro contraffazione e pirateria, recentemente finalizzato, è stato sottoposto a un attento esame da parte del Parlamento che ha approvato una risoluzione che considera il nuovo ACTA come “un passo nella giusta direzione”, ma chiede alla Commissione di confermare che il testo non avrà ripercussioni sulle libertà fondamentali e la legislazione comunitaria. Il Parlamento ha diritto di veto sugli accordi internazionali.

La risoluzione, presentata dai gruppi PPE e ECR e adottata con una maggioranza modesta, 331 voti in favore, 294 contrari e 11 astensioni, afferma che l’ACTA non modificherà la legislazione comunitaria in materia di diritti di proprietà intellettuale (DPI), “visto che il diritto dell’Unione europea è già molto più avanzato rispetto alle norme internazionali in vigore”.

I deputati, che hanno diritto di veto sugli accordi internazionali, stabiliscono cosi le condizioni necessarie all’approvazione da parte del Parlamento del nuovo ACTA e si dicono consapevoli che “l’accordo negoziato non risolverà il problema complesso e multidimensionale della contraffazione”, ma ritengono che “esso costituisca un passo avanti nella giusta direzione”.

Tuttavia, i deputati chiedono alla Commissione di “confermare che l’attuazione dell’ACTA non avrà alcuna ripercussione sui diritti fondamentali e sulla protezione dei dati, sugli attuali sforzi dell’Unione europea per armonizzare le misure di attuazione dei DPI e sul commercio elettronico”.

L’obiettivo del nuovo accordo multilaterale ACTA fra UE, USA, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera è di rinforzare la protezione della proprietà intellettuale e contribuire alla lotta contro la contraffazione e la pirateria di prodotti quali l’abbigliamento di grandi marche, la musica e i film. A tal proposito, la risoluzione precisa che “l’adesione all’ACTA non è esclusiva e che altri paesi in via di sviluppo ed emergenti potranno aderire all’accordo”.

I deputati notano che a seguito delle proteste da parte del Parlamento, reiterate a marzo e settembre scorsi, “il livello di trasparenza dei negoziati ACTA è stato sostanzialmente migliorato” e che “il Parlamento è stato pienamente informato sugli sviluppi dei negoziati e ha potuto prendere visione del testo negoziato una settimana dopo la conclusione dell’ultimo ciclo di negoziati in Giappone”.

Il Parlamento critica la non inclusione nell’accordo della “contraffazione delle indicazioni geografiche”, e considera che “tale omissione rischia di creare confusione “, pur apprezzando gli sforzi della Commissione durante i negoziati in questa direzione.

L’accordo non introdurrà né perquisizioni né la cosiddetta procedura di risposta graduale (“three strikes”), secondo quanto garantito dalla Commissione, e i deputati sottolineano che “l’ACTA non potrà obbligare nessuna parte firmataria, e in particolare l’Unione europea, a introdurre la procedura “three strikes” o sistemi analoghi”.

Infine, i deputati si compiacciano che, su insistenza dell’UE, la definizione del cameracording, ossia la registrazione illegale di un film in sala di proiezione, come reato penale non sia diventata obbligatoria ma facoltativa.

L’undicesimo e ultimo ciclo di negoziati sull’ACTA si è concluso a Tokyo, Giappone, il 2 ottobre 2010; una riunione tecnica per finalizzare la formulazione giuridica si terrà a Sydney dal 30 novembre al 3 o, se necessario, 4 dicembre 2010.

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