Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Tra tutte le rivoluzioni ampiamente attese per il futuro a cui la pandemia ha dato un’imprevista accelerata, quella dello smart working è senz’altro ai primi posti, anche se in molti potrebbe obiettare che di “smart” c’è ben poco quando un’azienda non è sufficientemente organizzata per sostenerla – e quindi obbliga di fatto il dipendente a procurarsi i mezzi per lavorare da casa, magari addirittura portandosi il PC dall’ufficio o a cambiare l’offerta per Internet casa (su SOSTariffe.it si possono trovare tutte le più convenienti) perché ciò che bastava prima non è più sufficiente nell’era delle riunioni via Zoom o Teams.
Di certo i dati confermano che una rivoluzione è effettivamente in alto, considerando come i dati raccolti da App Annie parlino di un aumento del 35% nel 2020 per quanto riguarda le applicazioni mobile del settore business e produttività. I primi picchi, manco a dirlo, sono arrivati a marzo, quando la parola “lockdown” è entrata nei nostri vocabolari; all’inizio si è trattato in gran parte di soluzioni di fortuna, per un’ipotetica lontananza da casa di qualche giorno; poi, man mano che durante il corso dell’anno si è di fatto inaugurato il modello restrizioni-allentamento-restrizioni fino alla vaccinazione completa in base ai dati sulla pandemia, si è passati a modalità più strutturate di gestione del lavoro casalingo. Google, Microsoft, Zoom e Adobe hanno dominato la classifica dei marchi che più sono riusciti a incrementare il fatturato in questo ambito, e c’è poco da stupirsi: Word, Excel, Powerpoint, Teams, Photoshop, Zoom sono tra le applicazioni in assoluto più usate, oltre ai software in-house, e soprattutto ognuna di queste ha una versione mobile che consente il lavoro in mobilità sfruttando il cloud. Proprio il cloud computing è stato una chiave del successo, grazie alla possibilità di fare riferimento a dati “nella nuvola” senza la necessità di trasferimenti dei file fisici con comprensibili disagi nella logistica, soprattutto se il luogo di lavoro è molto lontano da casa.
Smart working strutturale: il caso della Finlandia
Sono sempre di più le nazioni che stanno compiendo un passo che molti giudicano inevitabili: rendere lo smart working non più soltanto una soluzione d’emergenza, ma un piano stabile. La cosa può far storcere il naso a qualcuno, ma ci sono Paesi dove la combinazione di infrastrutture avanzate, un buon tenore di vita generale e una popolazione non abbondante e già ben distribuita sul territorio rende questa soluzione particolarmente appetibile: ad esempio è il caso della Finlandia, che ha numeri da record per quanto riguarda la percentuale di lavoratori in smart working, un milione, quasi la metà del totale. Oltre ad avere avuto, per politiche e caratteristiche, un numero di contagi molto basso (anzi, il più basso in assoluto in proporzione alla propria popolazione), ha ridotto il PIL annuo del -3,2%, quasi una carezza in confronto al -10,5% italiano.
In Finlandia da tempo si persegue una politica di potenziamento del lavoro in remoto: nel 2020, grazie a una nuova legge (giusto in tempo, si direbbe), per i cittadini finlandesi è possibile scegliere dove e quando effettuare almeno il 50% del loro lavoro. Ma già nel 2018 il 28% della popolazione lavorava da casa, grazie a investimenti delle grandi aziende del Paese (su tutti Nokia) che hanno cominciato presto a scoprire i vantaggi della dislocazione lavorativa. Vantaggi molto apprezzati anche dagli stessi lavoratori: secondo uno studio, su 1.164 lavoratori intervistati, di cui due terzi non avevano mai lavorato in smart working, l’85% di chi è rimasto a casa ha apprezzato il nuovo modo di gestire il lavoro in mobilità, con l’impressione di aver migliorato produttività ed equilibrio tra vita privata e lavorativa.
Borgo Office, lavorare gratis nei borghi più belli d’Italia
Proprio la mobilità è alla base di nuove forme di smart working che stanno prendendo piede in Italia e nel mondo in questi mesi. Dopo un comprensibile periodo di assestamento, in cui si è dovuto fare i conti con tutto ciò che comporta trasferire a casa il proprio ufficio, soprattutto per chi ha sempre considerato l’ambiente lavorativo come un qualcosa di nettamente separato dal focolare domestico, la prospettiva di lavorare in remoto ha sviluppato iniziative come quella di Borgo Office. Si tratta di una piattaforma online che si basa su un concetto semplice ma intrigante, già noto per chi è un freelance: smart working non significa per forza lavorare da casa, ma poterlo fare da qualsiasi parte del mondo, magari in location stupende; e chi vive in Italia, come sappiamo, in questo senso è particolarmente fortunato.
Già Stefano Boeri aveva ipotizzato, tra gli effetti delle pandemia sulle nostre vite, un progressivo ripopolamento degli spazi rurali, soprattutto in quei borghi dove ora non c’è più nessuno o quasi. È facile capire il perché: tranquillità assoluta, splendidi panorami, aria pulita, nessun assembramento, basso costo degli immobili (sono tanti i borghi che chiedono solo cifre simboliche per la vendita delle loro case ormai abbandonate) e possibilità di vivere in mezzo alla natura, tra spazi aperti, giardini e orti che in città sarebbero impensabili. A patto, naturalmente, che la connessione ad alta velocità arrivi fin lì: il che ormai è tutt’altro che difficile, considerando come alla fibra ottica si siano oggi affiancate altre tecnologie meno invasive, come il FWA e il 5G.
Naturalmente ciò comporterà qualche sacrificio rispetto alle nostre abitudini quotidiane – difficile pensare di trasformare un viottolo di campagna in un’arteria trafficatissima per corrieri Amazon che ci portano un pacco al giorno, per dire. Ma la prospettiva piace a molte persone, e Borgo Office, nato da un’idea di Federico Pisanty, permette di trasformarla in realtà, offrendo a chi lavora in smart working il soggiorno gratuito in aziende agricole selezionate (con la banda ultralarga, naturalmente) e lo spazio per lavorare, in cambio della possibilità (e non obbligo) di comprare un “pacchetto di sostegno”, ovvero un cesto di prodotti dell’azienda stessa (con prezzi da 100 a 400 euro, a seconda della durata del soggiorno). Da Martina Franca alla Valle d’Orcia, da Canelli a Bagolino, le possibilità sono davvero tante. E, forse, la nostalgia della scrivania dell’ufficio, tra la macchinetta del caffè affollata e il collega sempre al telefono, potrà dissolversi tra cieli azzurri e colline in fiore.
Fonti: https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/cards/smart-working-nei-borghi-piu-belli-ditalia-con-borgo-office-il-soggiorno-e-gratuito/
https://www.appannie.com/en/insights/market-data/business-productivity-apps-2020/