Se l’Italia fosse un Paese normale, notizie come questa non emergerebbero: l’Italia resterà pur sempre, nell’immaginario planetario, un “Bel Paese”, ma… normale certamente no!
Negli ultimi giorni, s’è scatenata una rinnovata polemica sulla cosiddetta “Netflix italiana della cultura”, ovvero la piattaforma di offerta a pagamento che il Ministero della Cultura ha deciso di affidare a Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), la quale ha costituito una start-up con Chili, denominata ItsArt, che sta per “Italy is Art”: abbiamo riferito su queste colonne dell’audizione che il Ministro Dario Franceschini (Pd) ha reso ieri l’altro di fronte alla Commissione Parlamentare di Vigilanza presieduta da Alberto Barachini (Forza Italia). Una delle questioni oggetto di polemica è il non coinvolgimento di Rai in ItsArt, ma lo stesso Ministro (ideatore della legge che ha creato la piattaforma Cdp-Chili) si è dichiarato disponibile a modifiche normative che possano far rientrare in campo Viale Mazzini, ed il Presidente della Vigilanza ha annunciato una specifica mozione in tal senso (vedi “Key4biz” di ieri 4 marzo, “ItsArt, Franceschini risponde a Barachini. Binetti chiede trasparenza su sovvenzioni alla Cultura”).
Va segnalato che ItsArt ha come target non soltanto la popolazione italiana, ma… l’intero pianeta, se è vero che il Ceo di Chili Giorgio Tacchia prevede che possa divenire non “la Netflix della cultura”, bensì “la Disney” della cultura (sic): in effetti, uno dei punti di forza del “modello Neflix” (ma anche di Disney, soprattutto quando entra nel business dello streaming) è proprio la capillare capacità di offerta globale, a livello planetario. Un prodotto del catalogo Netflix è infatti acquisibile / fruibile / accessibile pressoché in tutto il mondo…
Ed il canale Rai internazionale in inglese… che fine ha fatto?
A proposito di promozione internazionale della cultura italiana, ovvero dei prodotti del nostro immaginario (uno degli obiettivi di ItsArt), nessuno sembra però ricordare che in Rai è in gestazione ormai da tempo un canale internazionale in inglese, previsto dal vigente “Contratto di Servizio” 2018-2022 e finanche dal “Piano Industriale” 2019-2021 (quello affidato a Boston Consulting Group – Bcg a caro costo, ed ormai quasi archiviato anche grazie l’alibi della pandemia)…
Nessuno sembra ricordare che tra gli obiettivi di questo nuovo canale Rai c’è proprio la promozione della cultura italiana all’estero: dovrebbe trattarsi (il condizionale è ormai d’obbligo) di un canale a carattere informativo, che promuova giustappunto i valori e la cultura italiana, e che offra anche produzione originali realizzate appositamente per un pubblico straniero…
Ma cosa prevede esattamente il “contratto di servizio” tra Stato e Rai?
Così recita l’articolo 12.3 del contratto: “La Rai è tenuta a sviluppare uno specifico canale in lingua inglese di carattere informativo, di promozione dei valori e della cultura italiana, anche mediante la produzione di programmi originali e opere realizzate appositamente per un pubblico straniero, nonché volto alla diffusione dei prodotti rappresentativi delle eccellenze del sistema produttivo italiano e di opere cinematografiche, documentaristiche e televisive selezionate per valorizzare l’identità del Paese”.
L’impostazione del canale è stata affidata da Rai al proprio “braccio commerciale”, RaiCom spa (società controllata guidata dal giugno 2020 dalla defenestrata ex direttrice di Rai1, Teresa De Santis), e si ricordi che il consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti Riccardo Laganà a suo tempo lamentò che assegnare il canale ad una controllata simile significava dare una valenza commerciale ad uno specifico obbligo di servizio pubblico…
Se di ItsArt si sa ancora veramente poco (era stato annunciato l’avvio dell’offerta a fine febbraio, ma ad oggi tutto tace, e sul sito della piattaforma nessuna notizia, alcuni ipotizzano ormai “fine marzo”), ancora meno, anzi quasi… nulla, si sa del “canale internazionale” della Rai, se non che ha da 8 mesi un Direttore, Fabrizio Ferragni, nominato nel giugno 2020 (con il voto contrario della consigliera Rita Borioni, e la non partecipazione al voto di Riccardo Laganà).
I 2 misteriosi canali Rai: “istituzionale” e “internazionale”
Se una gestazione umana dura circa 9 mesi, quella del canale è forse più lunga, certamente misteriosa. Ad oggi, nessuno conosce nemmeno il nome del novello canale. Ferragni è un giornalista di lungo corso Rai: dal 2016 al 2019, ha diretto le Relazioni Istituzionali di Viale Mazzini, nel maggio 2019 viene assegnato alle dirette dipendenze dell’Amministratore Delegato, e nel luglio del 2019 gli viene affidato l’incarico di Direttore dell’istituendo “Canale Tematico Istituzionale”. Ferragni deve essere senza dubbio cultore di pratiche esoteriche: passa infatti da un… mistero all’altro, dato che anche di quest’altro canale Rai (il cosiddetto “Istituzionale”, poi affidato alla direzione di Luca Mazzà) nulla – incredibilmente! – è dato sapere (anche se qualcuno si domanda che senso abbia, dato che esistono già canali televisivi di Camera e Senato e peraltro Radio Radicale svolge da decenni un suo ben onorevole ruolo para-istituzionale). Secondo alcuni osservatori, la sostituzione di Ferragni con Mazzà, per il canale “istituzionale”, sarebbe stata causata anche dal budget richiesto dal primo, che Salini avrebbe ritenuto eccessivo rispetto ai problemi di bilancio della Rai…
Rispetto al canale internazionale, in audizione di fronte alla Commissione di Vigilanza la settimana scorsa (mercoledì 26 febbraio), l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini ha dichiarato, in modo confuso: “siamo in ritardo… ma speriamo di portarlo in casa appunto… diciamo… entro l’estate”. Un po’ generico, si converrà. Soprattutto alla luce di precedenti previsioni ed annunci.
Eppure, nel marzo del 2019 (due anni fa!), era stata addirittura annunciata una possibile imminente data di lancio: la messa in onda doveva essere avviata tra fine 2019 ed inizio 2020, seppure a fronte una dotazione budgetaria semplicemente ridicola, ovvero 10 milioni di euro l’anno per 3 anni (vedi “Key4biz” dell’11 aprile 2019, “Rai, entro l’anno in onda un canale in inglese rivolto al mondo”, di Angelo Zaccone Teodosi e Piero De Chiara).
Nel marzo del 2020, il Cda Rai ha confermato il lancio (?!) del canale: in un comunicato stampa ufficiale del 5 marzo 2020, si leggeva: “il canale avrà tra i suoi obiettivi il rilancio dell’immagine del Paese e del Made in Italy nel mondo, compito che la Rai ritiene fortemente auspicabile alla luce delle conseguenze che sul sistema Italia potrà avere l’emergenza Coronavirus” (…) “come previsto dal Contratto di servizio, l’offerta sarà ampliata attraverso un canale in lingua inglese, con un palinsesto basato su produzioni originali, contenuti provenienti da archivi Rai, spazi informativi e eccellenze cinematografiche italiane sotto-titolate. Il canale in inglese sarà prodotto e distribuito da RaiCom”…
E da alcuni veniva prospettata Milano come sede operativa del canale.
In questo scenario assai confuso (Rai / Mic / Cdp / Chili…), da ieri giovedì si inserisce un altro “attore”: è stato presentato – udite udite! – il portale web ovvero la piattaforma multimediale della cultura italiana, promossa dal Maeci, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Volendo metaforicamente utilizzare un detto popolare un po’ greve: altro gallo a cantare, il pollaio si affolla…
Il portale del Maeci “Italiana”: 15 milioni di euro per la produzione di contenuti, 700 creativi coinvolti
Il lancio dell’iniziativa “Italiana” (http://Italiana.esteri.it), curiosamente, non ha registrato una rassegna stampa significativa: un profluvio di dispacci di agenzia ieri, ma l’indomani (oggi venerdì 5) una ricaduta mediatica tendente a zero sulla stampa quotidiana.
Con una eccezione soltanto, una paginata intera del “Corriere della Sera” (la quale peraltro – sosterrebbe un analista mediologo – certamente vale più di cento trafiletti su testate minori), firmata da un entusiasta Damiano Fedeli, con un titolo che la dice lunga sulla simpatia del giornalista nei confronti dell’iniziativa: “Creativa, libera, Italiana”, per annunciare la nascita del “portale web che promuove la nostra lingua e cultura nel mondo”.
La piattaforma è stata lanciata ieri giovedì 4 alle ore 15: si chiama “Italiana”, ed ha come sotto-titolo “Lingua Cultura Creatività nel mondo”.
Tra gli slogan: “una casa digitale per la nostra cultura all’estero”. Si pone come “un contenitore unico, gratuito e disponibile anche in inglese, dove troveranno spazio musica, letteratura, poesia, cinema, teatro, arti visive, web art, ma anche architettura, design, storia, archeologia, enogastronomia”.
Di Maio (Maeci): “un’Italia nuova, senza retorica…”
All’introduzione del Ministro (che a mezzogiorno di oggi aveva registrato circa 300 visualizzazioni sul canale YouTube della Farnesina, a fronte di 11.400 iscritti; tutta la presentazione ha invece superato le 4.000 visualizzazioni), ha fatto seguito un dialogo tra la Direttrice Centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Cecilia Piccioni, e la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini.
In apertura dell’evento, è stato proiettato il video “L’Italia non è mai stata così vicina”, prodotto dalla Farnesina per il lancio di Italiana e realizzato da Think Cattleya (società specializzata nella produzione di spot pubblicitari, appartenente al gruppo Cattleya fondata dall’ex Presidente dell’Anica Riccardo Tozzi). Slogan: “L’Italia non è mai stata così vicina”.
Ha dichiarato il titolare degli Esteri: “abbiamo lanciato bandi e attivato collaborazioni per opere di arte contemporanea, mostre, podcast. Un lavoro che si è concretizzato in 400 prodotti inediti che hanno coinvolto 700 professionisti. Un risultato eccezionale a cui si sommano iniziative virtuali o in presenza delle nostre ambasciate nel mondo”.
A questo impegno produttivo promosso da Mae, si affiancano le iniziative (in presenza e virtuali) realizzate dalle 128 Ambasciate e rappresentanze permanenti, dagli 81 Consolati e dagli 82 Istituti Italiani di Cultura, che – insieme alle scuole italiane all’estero e alle missioni archeologiche – compongono quella che il Ministro definisce una “rete culturale diffusa” della Farnesina nel mondo.
La piattaforma, che è offerta in italiano e in inglese, è organizzata nelle 3 macro-sezioni “Cultura e creatività”, “Lingua e formazione” ed “Opportunità”. Impostato come un vero e proprio “magazine”, Italiana proporrà anche interviste, focus, approfondimenti. Prevede inoltre una “newsletter” periodica, che informerà su tutte le novità, un canale Vimeo (sul quale ad oggi risultano caricati 139 video) per i film, i documentari, le performance e gli altri contenuti video e audio originali e una presenza costante sui “social network” della Farnesina…
Un po’ di retorica, al di là delle intenzioni, nelle parole del Ministro: “con Italiana, accendiamo i riflettori su un’Italia nuova, senza retorica (sic)… è il racconto dell’Italia di oggi, un Paese coraggioso e spesso migliore di come crede di essere, una grande potenza culturale” (sic). La Dg Cecilia Piccioni ha utilizzato finanche l’aggettivo “olistico” per definire l’approccio del Maeci al sistema culturale italiano verso l’internazionalizzazione…
Nessuna reazione da esponenti politici, se non con una eccezione: il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia ha reagito sostenendo che il portale del Maeci parte “col piede sbagliato”, perché sono stati coinvolti nella presentazione artisti ed intellettuali politicamente schierati (Loredana Lipperini, Michela Murgia, Paolo Fresu…): “ancora una volta, chi occupa gli spazi della cultura li trasforma in pulpiti di propaganda e non si rende conto di quanto sia grave la mancanza di pluralismo. E ancora più grave questo diventa nel momento in cui a promuovere l’iniziativa è un’istituzione come il Ministero degli Esteri. Che utilizza soldi pubblici e che quindi dovrebbe essere molto attento al pluralismo. Che Di Maio ignora alla pari del congiuntivo”.
Il Fondo “VivereALL’italiana” del Ministero degli esteri: 32 milioni nel 2021, 51 milioni dal 2023
Questa iniziativa del Maeci – realizzata in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo dal Vivo (Dg Sdv) del Ministero della Cultura (diretta da Antonio Parente) – si pone, nelle intenzioni di Di Maio, come robusta azione a sostegno dell’industria culturale nazionale: viene descritta come una sorta di… “chiamata alle arti” alla quale hanno risposto 300 artisti, e che ha portato alla realizzazione di 39 video, suddivisi in due serie: la prima dedicata a teatro, danza e circo contemporaneo (“Vivere all’italiana sul palcoscenico”), la seconda a musica classica/contemporanea e jazz (“Vivere all’italiana in musica”).
L’iniziativa prende il nome, e si propone come l’ideale sbocco del “piano di promozione integrata” denominato “VivereALL’italiana”, ovvero la strategia istituzionale lanciata dalla Farnesina, che parte dalla considerazione che l’Italia, all’estero, è un punto di riferimento per il suo patrimonio artistico e culturale, la creatività, innovazione e lo stile di vita.
Dopo un avvio tra il 2016 e il 2019, il “Piano Vivere ALL’italiana” è stato messo “a sistema” ovvero stabilizzato: la Legge di Bilancio 2021 ha previsto il rifinanziamento del Fondo per il triennio 2021-2023, con uno stanziamento di 32 milioni di euro per il 2021, 47 milioni di euro per il 2022, e 51 milioni di euro per il 2023.
Dal 2024, il Fondo sarà reso “ordinario”, e stabilizzato con una dotazione notevole: ben 51 milioni di euro l’anno.
Un osservatore attento potrebbe domandarsi: ma perché non è direttamente il Mic a gestire questo fondo, dato che di cultura indiscutibilmente trattasi? Ma la domanda è, anche questa, oziosa…
Un osservatore attento potrebbe anche domandarsi: ma forse non sarebbe meglio allocare questi 50 milioni di euro a favore del “canale internazionale” della Rai, dato che esso è centrato giustappunto sulla cultura? Ma sappiamo che pecchiamo di assoluta ingenuità…
E, ancora, perché non ragionare in una vera prospettiva di “Sistema Paese”, coinvolgendo anche partner privati, Mediaset e La7 e Sky Italia in primis?! Durante l’audizione di Franceschini, il Responsabile nazionale Cultura di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone ha giustamente evocato esempi stranieri di “convergenza sinergica” tra attori pubblici e privati, come la piattaforma francese Salto, una eterodossa “joint-venture” promossa dalla tv pubblica francese France Télévisions assieme ai due maggiori gruppi della tv commerciale, Tf1 e M6, che intende operare nella stessa area di business di Netflix, Amazon Prime, Disney+, Apple Tv+ ed altri ancora… Sarebbe tanto ardito ragionare in Italia su una prospettiva simile, magari focalizzata giustappunto sull’offerta di prodotti culturali?!
Leggendo il comunicato stampa redatto da Ex-Libris Comunicazione ed ascoltando la conferenza stampa del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, lo stesso osservatore attento si domanda: “ma… come? e… allora la piattaforma ItsArt?! e… allora il canale internazionale in inglese della Rai (e finanche RaiCultura)???”.
Duplicazioni? Sovrapposizioni? Dispersioni? Confusioni?
Ebbene, ci rendiamo conto, che queste sono domande… semplici, ingenue, banali… tipiche giustappunto di un osservatore che cura – sia consentita l’autocitazione! – una rubrica intitolata non a caso “il principe nudo”.
La domanda è: ma l’Ad Rai ed il titolare del Mic ed il titolare del Maeci hanno pensato che forse un contatto tra loro – una riunione, o forse anche soltanto una telefonata – sarebbe stata utile, per ragionare su ogni eventuale convergenza di iniziative?! Peraltro i tre fanno parte della stessa policroma “maggioranza di governo”, essendo esponenti del Movimento 5 Stelle (Salini e Di Maio) e del Partito Democratico (Franceschini).
Mic, Rai, Maeci: ognuno coltiva il proprio simpatico… “orticello”?!
Temiamo che questa auspicabile e sana interazione tra i tre non ci sia stata proprio, e che abbia prevalso ancora una volta la logica molto italiana (molto provinciale, spesso) dell’“orticello” coltivato nel proprio splendido isolamento…
Con “annessi e connessi”: bandi non sempre trasparenti, postulanti a gogò, processi selettivi soggettivi, col sempre latente rischio di clientelismo e lottizzazione e sostegni assegnati agli “amici degli amici”…
E, ancora, ben più grave: complessiva dispersione di risorse pubbliche, assenza di una autentica strategia di “sistema Paese” (retorica a parte).
In verità, va segnalato che, durante la conferenza stampa di ieri, Luigi Di Maio ha fatto sfuggente cenno alla controversa “ItsArt”: “siamo fieri di lanciare questo portale, un frutto della visione di lungo periodo che durerà nei prossimi anni, una vetrina straordinaria per la promozione integrata dell’Italia nel mondo, che interagirà con i musei, i festival, l’editoria e con ItsArt”, ovvero la piattaforma streaming del Ministero della Cultura. Come “interagirà”, non è dato sapere, anche perché la piattaforma di Cdp+Chili resta ad oggi un profondo mistero. Da osservare che, durante la conferenza stampa, però, Rai non è mai nemmeno stata citata: come se non esistesse!
Incredibile. Ma vero.
Eppure esiste, ed è bene attiva (seppure anch’essa con un inadeguato budget rispetto alla sua fondamentale “mission”), la struttura Rai Cultura, diretta da Silvia Calandrelli: il Ministro ne è a conoscenza?! Calandrelli fu a suo tempo inviata dall’Ad Salini ad esplorare le incerte lande presidiate da Cdp e Chili, rispetto al progetto ItsArt…
A questo punto, abbiamo 3 pimpanti “player” tre in campo, per la promozione internazionale del “made in Italy” culturale: la ancora misteriosa ItsArt, l’ancor più misterioso canale internazionale in inglese della Rai, ed Italiana il novello portale web del Ministero degli Esteri…
L’unico che si è rivelato, uscendo dalle nebbie, è “Italiana”.
Policentrismo = ricchezza?!
No. Temiamo che, in una materia strategica e delicata qual è la promozione della cultura (a livello nazionale così come internazionale) si tratti semplicemente di frammentazione e dispersione. Attendiamo che gli altri due “player” scoprano le carte in tavola.
Cda Rai: Barachini (Vigilanza) conferma che la naturale scadenza è al 30 giugno 2021
Nel mentre, sullo scenario mediale italico, molti già si agitano rispetto alla scadenza del Consiglio di Amministrazione della Rai, anche se mancano 4 mesi al naturale fine mandato.
I sempre ben informati colleghi Aldo Fontanarosa e Leandro Palestini, nel blog “Antenne” del quotidiano “la Repubblica” hanno pubblicato ieri giovedì 4 un curioso documento: una “bozza” di lettera (sic) che il Presidente della Commissione Vigilanza Rai Alberto Barachini starebbe per inviare al Presidente della Camera Roberto Fico (strane modalità di comunicazione “mediata”…), con la quale chiarisce che il Cda è nella pienezza del suo ruolo fino al 30 giugno 2021.
Barachini conferma quindi inequivocabilmente quel che abbiamo tecnicamente ben illustrato mercoledì scorso su queste colonne (vedi “Key4biz” del 3 marzo 2021, “Rai, in scena un Festival sotto tono in vista del cambio di rotta”), segnalando l’errore marchiano del Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Italia Viva), che ha invece sostenuto che sarebbe in scadenza al 30 aprile 2021.
La legge vigente prevede che entro 2 mesi da quella data (30 giugno) venga pubblicato sui siti web di Camera e Senato un avviso per sollecitare le autocandidature per i 4 membri del Cda che debbono essere eletti da Camera e Senato: quindi, come abbiamo argomentato, il termine per questo pubblico avviso è quindi il 30 aprile 2021. Barachini sembra voler sollecitare Fico affinché la procedura venga avviata rapidamente dalla Camera per rispettare al meglio la tempistica di legge: è cosa buona e giusta, ma il Presidente della Camera potrebbe anche decidere di avviare finalmente una procedura comparativa, come auspicato dalla società civile, affinché anche questa iniziativa non determini – ancora una volta – una “trasparenza a metà”…
Clicca qui, per la cartella stampa di “Italiana. Lingua Cultura Creatività nel Mondo”, piattaforma del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, presentato il 4 marzo 2021.