Sette giorni fa TIM ha presentato i conti del 2020 e nell’occasione ha annunciato il proprio piano “Beyond Connectivity”, che, secondo l’azienda: “…rinnova ed estende gli obiettivi finanziari e di sostenibilità al 2023”.
Abbiamo lasciato passare qualche giorno, per commentare a freddo i numeri dati e per far scemare l’euforia della presentazione del 24 febbraio, che ha in qualche modo oscurato nel dettaglio i risultati economici del 2020 di TIM, dando spazio all’entusiasmo distrattivo per gli auspicabili scenari futuri.
I verbi più usati nel corso di quella presentazione ufficiale sono stati, non a caso, tutti coniugati al futuro “faremo”, “realizzeremo”, “conseguiremo”, “raggiungeremo” e cosi via. Ma i numeri, come si sa, quando si tratta di fare solo previsioni possono essere anche molto belli. Quindi grandi aspettative per FiberCop, ovvero per il progetto di rete secondaria, per il Cloud da fare con Google attraverso la nuova acquisita Noovle e così via, il tutto con obiettivi seducenti attesi per la fine dei prossimi 2-3 anni. Unica eccezione, il caso di INWIT, società nella quale TIM ha ormai una partecipazione marginale, che è una azienda vera e concreta, un’azienda di successo nella quale TIM ha una partecipazione ed il cui valore di capitalizzazione è oggi ben superiore a quello della stessa TIM.
Utili ed EBITDA dell’esercizio 2020
Vediamo nel dettaglio ii numeri dei risultati economici dell’anno 2020 di TIM.
- Se guardiamo al conto consolidato, i ricavi del 2020 sono stati pari a 15,80 miliardi di lire (17,97 miliardi nell’esercizio 2019), con una contrazione, quindi, del -12,1%. In un anno TIM ha perso quasi 2 miliardi di fatturato. Se questi vi sembrano dei numeri positivi…
- L’utile netto attribuibile ai soci è pari a 7,22 miliardi di euro rispetto ai 916 milioni del 2019. Una esplosione di utili, apparentemente, ma questo risultato ha in realtà beneficiato di imposte differite attive (riconoscimento fiscale di maggiori valori iscritti in bilancio per 5,89 miliardi di euro) e di proventi straordinari per 441 milioni di euro (per plusvalenza netta dovuta alla vendita di parte della quota di partecipazione nel capitale di Inwit). L’utile netto attribuibile ai soci è pari, senza considerare gli effetti del riallineamento, ma con 441 milioni di plusvalenza, a 1,3 miliardi di euro. Nel 2019 il valore era pari a 916 milioni di euro. La riduzione dell’utile, senza la plusvalenza, è dunque pari a 57 milioni di euro (-6,2%)
- Quanto all’EBITDA, i dati sono divisi tra mercato domestico e Brasile, dove opera TIM Brasil. Nel mercato domestico, l’EBITDA nel 2020è stata di 5,33 miliardi di euro (5,70 miliardi, nell’esercizio 2019), a cui si aggiungono 1,40 miliardi di euro in Brasile (2,45 miliardi nell’esercizio 2019), con una contrazione percentuale complessiva nel 2020 del –17,3% rispetto al 2019.
- Se poi si passa all’EBIT, il valore del bilancio 2020 è stato pari a 2,10 miliardi di euro, considerevolmente più basso del valore di 3,17 miliardi del bilancio 2019, con una riduzione quindi del -33,7%.
- Infine, chiudiamo con l’Operating FCF (Free cash flow) netto a -13,2%.
Come si vede i numeri, visti nel dettaglio, sono molto diversi da quelli che sono apparsi sulla stampa italiana. Sono numeri inequivocabilmente negativi. Peseranno sicuramente sul futuro della società e rappresentano un ulteriore ostacolo allo sciagurato progetto di Rete unica.