L’8 ottobre 2020, per la prima volta nella storia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (tra qualche giorno si chiamerà Ministero “per” o “della” Cultura, ma per ora il “naming” resta Mibact), sul sito web della Direzione Generale per il Cinema e per l’Audiovisivo (Dgca) è stato pubblicato un bando, un avviso pubblico per i cosiddetti “progetti speciali”.
I “progetti speciali” sono iniziative particolari che il Ministero – ovvero soprattutto il Ministro – ritiene di sostenere per il carattere originale ed innovativo, iniziative per le quali i promotori non sono andati a bussare alle porte ordinarie del dicastero, ovvero non hanno presentato “istanza di contributo” rispondendo ai normali bandi (questa è la regola generale, ma in verità talvolta viene derogata, e vengono accolti come “speciali” anche progetti che sono stati “bocciati” per le vie ortodosse… insomma rientrano dalla finestra soggetti che erano stati esclusi dalla porta…).
Si tratta, in estrema sintesi, di iniziative che presentano (o, almeno, dovrebbero presentare) un qualche carattere di straordinarietà e di eccezionalità, a livello anzitutto di originalità ed innovatività.
“Progetti speciali” non più come “portafoglio particolare” del Ministro?
Storicamente, ahinoi, si è trattato di una sorta di “portafoglio particolare” del Ministro in carica, una sorta di dotazione quasi “personale”, ovvero gestita con grande discrezionalità e poca trasparenza.
Anzi, per anni, quasi con nessuna trasparenza, dato che non venivano promossi avvisi pubblici ed incredibilmente non venivano nemmeno pubblicati i decreti ministeriali (o direttoriali) di assegnazione delle risorse…
Si “scoprivano” queste iniziative – a distanza di tempo – soltanto dalla lettura attenta della “Relazione annuale” che il Ministero trasmette al Parlamento sulla gestione dello storico “Fondo Unico per lo Spettacolo” (da cui l’acronimo “Fus”), fondo che peraltro non è più tale – cioè non è più “unico” – da quando, da inizio 2017, è entrato in vigore un fondo parallelo, il “Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e l’Audiovisivo” (e, nella “Relazione annuale” sul Fus, non si dedica più nemmeno una pagina al cinema ed all’audiovisivo; l’ultima Relazione – riguardante l’anno 2019 – è stata pubblicata sul sito della Dg Spettacolo dal Vivo il 17 settembre 2020).
Sia ben chiaro, dalla “Relazione al Parlamento” sul Fus, non emergevano certo informazioni accurate, ma semplicemente: l’identità del soggetto beneficiato, il titolo del progetto (vedi… infra), e l’entità della sovvenzione. Punto.
Nessuna indicazione ulteriore, e quindi il lettore / fruitore della Relazione sul Fus doveva affidarsi a proprie indagini personali, agevolate soltanto – da qualche anno – dalla risorsa web. E talvolta scopriva – con stupore – che nessuna traccia su internet si registrava di iniziative e soggetti che avevano beneficiato talvolta anche di centinaia di migliaia di euro… Misteri dello Stato.
E naturalmente sorgeva una qualche perplessità su simili talvolta totali assenze di visibilità di iniziative talvolta anche assai bene sostenute (per un approfondimento della questione, si rimanda al nostro “Dossier ‘Progetti Speciali’ del Ministero della Cultura: 13 milioni di euro, tra teatro e cinema e altre arti. Iniziative nella discrezionalità del Ministro ‘pro tempore’”, su “Articolo21” del 3 maggio 2019).
Dapprima la Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo (Dg Sdv), e poi, soltanto dall’autunno dell’anno scorso, anche la Direzione Generale per il Cinema e l’Audiovisivo (Dgca) hanno deciso di procedere con pubblici avvisi: lieta novella, per chi crede nella esigenza di massima trasparenza nella gestione della “res publica”.
Trasparenza a metà?
Il bando dell’8 ottobre 2020 del Mibact è però un esempio interessante – anzi emblematico – di quella che definiremmo “trasparenza a metà”, se si osservano le modalità con cui sono stati resi noti i risultati del bando.
Senza dubbio, il decreto direttoriale in data 18 febbraio 2021, firmato dal Direttore Generale Nicola Borrelli, reso noto sul sito web della Dgca martedì 23 febbraio 2021 pubblica “la graduatoria” dei progetti ammessi e degli esclusi, ma risponde soltanto in parte alle naturali istanze di trasparenza che il cittadino chiede alla Pubblica Amministrazione, e qui spiegheremo perché. Da segnalare che la notizia della pubblicazione del decreto della Dgca con la graduatoria dei progetti approvati non è stata ripresa da nessuna fonte giornalistica, nemmeno dalla qualificata agenzia stampa specializzata Agcult: curiosa dinamica.
Nel caso in questione, la Legge sul Cinema e l’Audiovisivo (la cosiddetta “legge Franceschini”, la n. 220 del 2016) prevede (all’articolo 5) che “su iniziativa del Ministro, possono essere sostenuti finanziariamente progetti speciali a carattere annuale o triennale”.
Il concetto “di iniziativa del Ministro” è un po’ ambiguo: allora si tratta di iniziative selezionate dal Ministro soltanto, come è avvenuto per decenni?!
No, Franceschini ha giustamente deciso di introdurre un meccanismo meno discrezionale.
La norma prevede infatti che i progetti speciali siano “selezionati” dalla Dg Cinema e Audiovisivo, previa pubblicazione di uno o più “avvisi”, avvalendosi la Dg di un’apposita “Commissione di Valutazione” composta da cinque “esperti di comprovata qualificazione e professionalità”, nominata con decreto del Direttore Generale Cinema e Audiovisivo. Si segnala “en passant” che i membri della Commissione incredibilmente non percepiscono compensi di sorta, e questa è una dinamica che andrebbe corretta: il loro lavoro è impegnativo, delicato, talvolta stressante. Perché non debbono essere remunerati per la loro professionalità e la loro indipendenza?!
E dopo la selezione, le proposte vengono sottoposte alla “approvazione” del Ministro.
In verità, da una lettura attenta del decreto direttoriale con i risultati del bando, non si capisce se il Ministro ha recepito (in toto?) le proposte della Commissione, oppure se è intervenuto con qualche (legittima) sua valutazione discrezionale…
I “progetti speciali” che rientrano nel perimetro di questa norma di legge sono:
“iniziative o progetti, a carattere annuale o triennale, di particolare rilevanza nazionale ed internazionale e con forte vocazione culturale, sociale e/o economica nel campo cinematografico e audiovisivo fra i quali, a titolo esemplificativo:
a) attività caratterizzate da commistione fra arte cinematografica e audiovisiva e altre espressioni dell’arte, della tecnologia, della creatività e del patrimonio storico-artistico ovvero della società civile;
b) attività che applichino l’innovazione tecnologica all’audiovisivo, quali ad esempio la realtà virtuale, la realtà aumentata, i videogame, la video-arte;
c) attività di particolare rilevanza aventi finalità di sviluppo della cultura cinematografica e audiovisiva;
d) attività eccezionali e non ripetibili, celebrative di particolari eventi, personaggi o anniversari;
e) attività che promuovano l’internazionalizzazione del settore e, anche a fini turistici, l’immagine dell’Italia attraverso il cinema e l’audiovisivo;
f) attività specificamente progettate e realizzate per ridurre o mitigare l’impatto economico, culturale e sociale dell’emergenza Covid-19 sul settore audiovisivo o sulla fruizione di contenuti audiovisivi e culturali;
g) attività di analisi, studi e ricerche e formazione di settore.”
Non entreremo nel merito, in questa sede, della selezione effettuata nel caso in ispecie, dei criteri utilizzati, di alcuni aspetti formali (amministrativi) della procedura in questione, che pure potrebbero essere oggetto di una qualche critica, ma ci limitiamo a segnalare due questioni che riteniamo importanti, sintomatiche anzi proprio emblematiche.
La prima, la più importante: viene pubblicato sul sito del Mibact Dgca il “decreto direttoriale” di approvazione della graduatoria dei soggetti ammessi alla sovvenzione, ovvero tutti quelli che hanno raggiunto il punteggio di 70 punti su 100, sulla base di sette criteri, che vanno dalla qualità complessiva del progetto alla sua originalità alle caratteristiche del team professionale-artistico…
Viene indicato, nella graduatoria, il nome del vincitore o dell’escluso (“denominazione soggetto richiedente”), la sede (il Comune ove è la “sede legale”), ed il “titolo”, e quindi il “contributo assegnato”. Null’altro, è dato sapere.
Manca una indicazione sintetica dei progetti, ci si deve armare di fantasia
Come avviene quasi sempre – ma non sempre, grazie agli dèi – nei bandi della Pubblica Amministrazione italiana, non viene proposta una sintesi del progetto, o almeno l’indicazione di alcune tassonomie che possano aiutare il cittadino curioso (o gli altri proponenti che abbiano vinto un contributo “ics”, o che siano stati esclusi) a capire di… “cosa” diavolo si tratti: di un film, di un convegno, di un seminario, di un laboratorio, di un libro, di una mostra?!
Soltanto la parola “festival” – presente nel “titolo” di alcuni progetti – consente talvolta di comprendere – pur vagamente – di cosa si tratti.
Considerando che si ha a che fare con sovvenzioni – nel caso in ispecie – che vanno da un minimo di 12.000 euro ad un massimo di 600.000 euro, ci si domanda: non sarebbe naturale informare la comunità di “cosa” si tratta?!
Sono danari pubblici, ed alla collettività si deve rendere conto.
Non sarebbe complicato prevedere (come fanno alcune amministrazioni pubbliche evolute), nel modulo online di compilazione dell’istanza, un campo nel quale il soggetto proponente autodescrive sinteticamente (in poche parole, in tre o quattro righe) l’oggetto della propria istanza.
E questa informazione dovrebbe essere resa di pubblico dominio. Sempre.
Semplice, quasi banale. Ma incomprensibilmente non avviene.
Oppure, in alternativa, almeno prevedere in quale tipologia di “progetto speciale” rientra la proposta approvata.
Di una buona parte dei 35 progetti approvati col decreto direttoriale del 18 febbraio 2021, insomma, si sa poco o nulla. Ci si deve armare di fantasia.
Per esempio, se è comprensibile la sovvenzione di 200.000 euro da parte del Mibact al “Mia 2020” a favore di Anica, una persona che conosce un po’ il settore audiovisivo comprende senza difficoltà che si tratta del Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (Mia), e passi. Ma i 140.000 a Istituto Luce Cinecittà per… “Cina”, a cosa si riferiscono? Ed altresì per… “De Rome a Paris”, 120.000 euro, ed altri 120.000 euro per il… “Portale Italian Pavillion” sempre a favore di Cinecittà. Qualcosa si può certamente intuire, ma…
Ed i 100.000 euro assegnati al Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc) per un misterioso progetto di cui si conosce il laconico titolo soltanto… “Per il cinema italiano” (sic)?!
E che sarà la “Magna Grecia Experience”, promossa dalla omonima associazione calabrese Magna Grecia Eventi (90.000 euro)?!
E cosa celeranno di eccezionale e straordinario – da giustificare giustappunto, certamente, un “progetto speciale” – “Le conversazioni (2020-2023)” promosse dalla napoletana Dazzle Communication (80.000 euro)?!
E ancora, cos’è il “Gran Tour” promosso dalla romana TwiceOut srl (60.000 euro)?!
In alcuni casi, per fortuna, il “titolo” è sufficientemente auto-esplicativo: 200.000 euro per la controversa kermesse Videocittà ideata da Francesco Rutelli (e realizzata da una srl controllata dall’Anica) o 100.000 euro per l’ormai storico Gran Premio Internazionale per il Doppiaggio promosso da Ince Media…
Forse una qualche informazione in più potrebbe essere acquisita dai verbali della Commissione di selezione, ma – come spesso avviene – questi verbali non vengono pubblicati, e, per acquisirli, si deve esercitare il diritto di accesso agli atti, garantito dalle norme vigenti: perché però non renderli invece subito disponibili, dato che rappresenterebbero un ulteriore sforzo di trasparenza?!
Molti punti interrogativi. È opportuno sovvenzionare ulteriormente soggetti già riccamente finanziati dallo Stato?
Gli esempi potrebbero essere altri, ed è sufficiente osservare la tabella con l’elenco dei 35 vincitori per maturare molti punti interrogativi.
Poi, da altro punto di vista, una seconda questione: ci si potrebbe domandare se ha senso assegnare – per esempio – ben 600.000 euro all’Ente Autonomo Giffoni Experience, che organizza una commendevole iniziativa che beneficia complessivamente di sostegni – per molti milioni di euro – della mano pubblica nazionale (Stato, Regione, Comune…) ed europea (Commissione Europea): 600.000 euro per promuovere le celebrazioni del suo… “cinquantennale”?! Basti pensare che Giffoni già riceve dal Mibact ben 900.000 sui fondi “ordinari” (per l’edizione 2020 del Festival), ovvero quelli che il Ministero assegna per la “promozione” cinematografica e audiovisiva.
E che dire dei ben 350.000 euro assegnati ad un altro soggetto – questo addirittura pubblico ed istituzionale – come la ben ricca Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, per realizzare un piuttosto imprecisato… “Rigoletto – Il Film”?!
Che senso ha assegnare sovvenzioni così corpose a soggetti pubblici (Istituto Luce Cinecittà, in primis) che già beneficiano di sostanzioso sostegno da parte dello stesso Ministero?!
Qui entreremmo però in un territorio altro, che non è quello della “discrezionalità” del Ministro pro tempore (o del Dg in carica), bensì quello della definizione di linee strategiche nella politica e nell’economia culturale del Paese.
Da osservare anche che il bando dell’8 ottobre 2020 prevedeva l’assegnazione di risorse, originariamente, per i “progetti speciali”, nell’ordine di 3.375.000 euro, ma il 30 dicembre 2020 il Ministro Dario Franceschini ha comunicato una integrazione di ben 2.900.000 euro, il che porterebbe la dotazione complessiva a 6.275.000 euro. Ma il decreto direttoriale del 18 febbraio 2021 assegna risorse per “soltanto” per 4.137.000 euro (ovvero per + 756mila euro)…
Che fine ha fatto l’incremento deciso dal Ministro a fine 2020, ovvero + 2,9 milioni di euro, di cui è stato utilizzato un quarto? Il decreto non spiega. Misteri dello Stato.
Fin qui, considerazioni sull’“ex ante”.
Deficit totale di valutazioni di impatto e di bilancio sociale
Correlata è la questione della valutazione “ex post” delle iniziative sovvenzionate dallo Stato, ovvero specificamente dal Mibact: si entra veramente… nelle sabbie mobili, perché il Ministero non è dotato di un sistema organico e moderno – tecnologicamente evoluto – di valutazione.
Gli uffici – peraltro sottodimensionati come organico – si limitano ad effettuare un esame di “coerenza” tra i preventivi presentati in sede di istanza ed i consuntivi presentati alla conclusione dell’iniziativa, ma non dispongono della strumentazione per valutare né efficienza né efficacia delle iniziative.
Che ricaduta effettiva hanno avuto le iniziative sostenute dallo Stato nel tessuto culturale nazionale?! Non è dato sapere.
E, perché si finanzia, alla fin fine, il Festival X con 100.000 euro ed il Festival Y con 10.000 euro, per esempio?!
Diamo per scontato che le commissioni di selezione, utilizzando parametri “oggettivi”, riescano in qualche modo a valutare al meglio “ex ante” un progetto, ma chi valuta e misura dopo la sua effettiva realizzazione e le sue reali ricadute sul territorio locale (oltre che sul tessuto culturale nazionale)?!
Nuove devozioni, rendite di posizione, antiche clientele, elemosine territoriali?!
Negli ultimi anni, la situazione è andata certamente migliorando (meno discrezionalità e maggiore trasparenza) rispetto al passato, ma il lavoro da fare è ancora tanto.
Riportiamo quel che scriveva un paio di anni fa la pugnace associazione Ateatro, riguardo ad un sostegno dell’allora Ministro Alberto Bonisoli rispetto a ben 106 “progetti speciali” che vennero accolti, in quanto precedentemente esclusi da sovvenzioni del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus): “le new entries e le nuove devozioni incontrano le rendite di posizione storiche e le antiche clientele. Immancabili gli anniversari e le elemosine territoriali. È molto difficile individuare una linea di politica culturale o gli obiettivi dell’intervento. Manca la volontà di affrontare i nodi irrisolti del nostro sistema teatrale, a favore di interventi ad personam, caso per caso, per risolvere i problemi causati da Commissioni ritenute incompetenti e da un algoritmo da riformare, come recita il Contratto del Governo” (vedi “Come prima, più di prima. I progetti speciali del Ministero per il 2018”, sulla webzine di cultura teatrale “Ateatro” del 22 dicembre 2018).
In effetti, va ricordato che nel “Contratto di Governo” (M5S + Lega) alla base del 1° Governo Conte (versione definitiva del 18 maggio 2018) era scritto: “L’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici”.
Parole scritte sull’acqua.
Anche se va dato atto che il decreto ministeriale a firma Bonisoli del 18 dicembre 2018 ebbe un indubbio merito: per ogni iniziativa, delle 106 che beneficiarono di quella piccola “manna”, fu proposta una descrizione sintetica giustappunto in quattro righe. Si tratta di un eccellente “precedente”, che il Ministro Dario Franceschini potrebbe far emulare dai suoi Dg, ovvero dal Segretario Generale Salvo Nastasi e dal Capo di Gabinetto Lorenzo Casini.
L’esperienza della valutazione IsICult dei bandi Siae-Mibact “Sillumina” e “Per Chi Crea”
Anni fa, su queste stesse colonne, manifestammo critiche simili (trasparenza…) rispetto ad un bando promosso dalla Società Italiana Autori Editori (Siae), su fondi ancora una volta del Mibact: si trattava del bando “Sillumina”, per stimolare la creatività giovanile “under 35”. Fu pubblicato l’avviso (il 1° ottobre 2016 per la prima edizione), parteciparono migliaia di giovani, e – dopo la selezione – venne pubblicata la graduatoria: anche in quel caso, soltanto “nome del beneficiario” e “titolo dell’iniziativa”, senza chance di comprendere (nemmeno approssimativamente) di cosa si trattasse; stessa dinamica in occasione del 2° bando, pubblicato il 16 ottobre 2017.
In occasione dell’annuncio della imminente pubblicazione del terzo bando, nel gennaio 2019, sollevammo degli interrogativi su queste colonne (vedi “Key4biz” del 29 gennaio 2019, “Creatività giovanile, al via il progetto Mibac-Siae ‘Per Chi Crea’ da 12 milioni di euro”).
La nostra iniziativa critica provocò l’attenzione dell’attuale Segretario Generale del Mibact, Salvo Nastasi, che ci chiamò, allora nella sua veste di Vice Presidente della Siae, e condivise la nostra critica, domandandoci se il nostro istituto di ricerca fosse disponibile a realizzare una prima inedita, mai fino ad allora realizzata, “valutazione di impatto”, ovvero la base per un “bilancio sociale” delle prime tre edizioni del bando (che, nel 2019, ha cambiato nome, passando da “Sillumina” a “Per Chi Crea”).
Dopo sei mesi di faticoso lavoro, IsICult consegnò un corposo rapporto di ricerca, che Siae ha reso di pubblico dominio a fine gennaio del 2020 (vedi “I risultati dei primi tre anni del programma Siae-Mibact per stimolare la creatività artistica dei giovani”, sul sito Siae del 28 gennaio 2020).
Trattando migliaia e migliaia di iniziative (per sovvenzioni globali nell’ordine di circa 30 milioni di euro), lo staff di ricerca dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale ha cercato di utilizzare tassonomie e schemi che consentissero al lettore/fruitore di capire di “cosa” si trattasse, ed ha anche sviluppato una valutazione complessiva dell’impatto socio-economico.
Le analisi furono realizzate soprattutto a livello di sintesi “macro”, ma anche di analisi “micro”, fornendo anche informazioni di dettaglio sulle singole iniziative, come la ricaduta mediale e su web e la quantità di artisti coinvolti…
“Rara avis”: questo progetto di valutazione è rimasto unico, finora, nella storia delle pubbliche amministrazioni italiane (si ricordi peraltro che la Siae non è assimilabile ad una “P.A.”, essendo un “ente economico pubblico a base associativa”).
In conclusione, riteniamo che la gestione del danaro pubblico debba rispondere a criteri di trasparenza che si caratterizzino per la massima accuratezza analitica e precisione descrittiva: tutte le iniziative sostenute dalla mano pubblica dovrebbero “rispondere” alla collettività, e quindi lo Stato dovrebbe assumersi l’onore di studiare e strutturare sistemi organici di rendicontazione e di valutazione (non soltanto economica, bensì socio-culturale).
Non è possibile limitarsi a questa… trasparenza a metà: “io” Stato assegno 500.000 euro al progetto Alfa promosso dal soggetto Tizio. E lì mi fermo, senza nulla aggiungere! Il cittadino dovrebbe essere dotato di capacità paragnostiche, per capire qualcosa…
Una semplice proposta, quindi, di agevole praticabilità (basta inserirla nei prossimi pubblici avvisi): che, insieme al “titolo” dell’iniziativa proposta, venga quindi fornita almeno una minima descrizione del progetto.
E, ancora, perché non si impone almeno un obbligo a predisporre un sito web dedicato all’iniziativa, che consenta di capire, in itinere e successivamente, “cosa” è stato realmente realizzato?!
Anche questo è – ci consenta il neo Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta – uno Stato digitale evoluto.
Clicca qui, per leggere l’elenco dei 35 progetti vincitori del bando “Progetti Speciali” della Direzione Cinema e Audiovisivo del Mibact (avviso dell’8 ottobre 2020), pubblicato sul sito wel della Dgca il 23 febbraio 2021