Italia
Si è tenuta a Roma il 15 dicembre, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, l’edizione 2010 della Conferenza annuale dell’HD Forum Italia (HDFI), che ha avuto per titolo “L’Alta Definizione incontra la Terza Dimensione“. L’HDFI è stata costituita nel 2006 con lo scopo di promuovere, sostenere e diffondere l’uso di contenuti audiovisivi e multimediali, nonché prodotti e tecnologie ad Alta Definizione, di cui il 3D è un’evoluzione. All’evento hanno preso parte tutti quei soggetti portatori di interessi, sia istituzionali che industriali, tra cui: produttori, regolatori, fornitori e aggregatori di contenuti, broadcaster, operatori di rete, costruttori e distributori di apparati. L’Alta Definizione è un termine generico che si associa ad un’ampia famiglia di sistemi per acquisire e visualizzare immagini qualitativamente migliori rispetto a quello che è normalmente visto oggi sul tradizionale schermo di casa, indicato anche con il termine SDTV (Standard Definition TV, cioè TV a definizione standard). Anche se comunemente la ‘definizione’ delle immagini viene correlata alla qualità delle stesse, tecnicamente non è così: essa è una caratteristica oggettiva, in base alla quale da decenni si sono costruiti gli apparecchi televisivi e si sono mandati in onda i programmi televisivi. Negli ultimi tempi, però, le cose hanno subito un’ulteriore cambiamento e con una dinamica estremamente veloce, grazie all’uscita sul mercato di nuovi televisori con tecnologia display sempre più sofisticata. Si tratta dell’HDTV e della 3DTV, ultimi gioielli tecnologici del settore, su cui l’appuntamento di ieri ha consentito di fare il punto della situazione, come ha detto Marcello Foti, Direttore Generale del Centro Sperimentale di Cinematografia, esaminando le possibili evoluzioni della televisione digitale anche in chiave stereoscopica.
Un percorso che ha impegnato l’HDFI su diversi fronti, partecipando, solo quest’anno, agli appuntamenti più rilevanti del settore: dal Sat Expo al Radio TV Forum, dal Forum sulle TV Digitali all’aggiornamento dell’HD Book DTT 2.0 e alla preparazione dell’HD Book Sat 1.0 in collaborazione con Tivù Sat.
“Pubblicazioni utili a diffondere e aggiornare le specifiche tecniche proprie del processo di digitalizzazione – ha spiegato Cristiano Benzi, Presidente HD Forum Italia, nel presentare la ‘Relazione attività HDFI nel 2010‘ – a cui va aggiunta la pubblicazione della guida in spagnolo, grazie alla collaborazione di Impulsa TDT, con l’obiettivo di ampliare le attività tese a promuovere e sostenere l’uso dei contenuti audiovisivi e multimediali che poi sono quelli in HD e 3D applicati al cinema, la televisione e altri device di nuova generazione“.
Un contesto, questo dell’High Definition, che può essere visto dal lato contenuti e dal lato utente, come ha spiegato Sebastiano Trigila, Vice Presidente Vicario HD Forum Italia, nel presentare lo ‘Stato dell’HD in Italia‘. “L’HDTV si basa sullo standard attuale chiamato MPEG4 10 AVC – ha mostrato Trigila – che consente un risparmio del 50% del bit rate dello standard precedente. Per il satellite si è passati dal DVB-S al DVB-S2, che consente trasmissioni a 54 Mbps. Diversamente, nella diffusione terrestre del segnale televisivo si utilizza lo standard DVB-T a 24 Mbps, a cui presto succederà la versione T2 (40 Mbps), ancora in fase di testing“. In Italia il processo di switch-off, ormai, copre i due terzi del territorio, circa il 70%, con proiezioni di una copertura all’81% nel 2011 e al completamento del processo entro il 2012. C’è poi la televisione su protocollo IP, che si declina nell’IPTV, nella Web TV e nell’OTT-TV, ma che comporta diversi livelli di prestazioni a seconda delle infrastrutture disponibili. L’IPTV è idonea al servizio HD Video on Demand, ad esempio, ma serve una connessione tra 4 e 6 Mbps e in molti guardano con favore all’arrivo della rete in fibra a 100 Mb. Sky Italia offre già oggi 5 canali in HD e 24 in modalità Premium, a cui si aggiunge il canale HD di Tivù Sat. Per il digitale terrestre televisivo (DTT) ci sono poi la Rai, Mediaset, La7 e presto Europa7 che propongono in via sperimentale un’offerta in standard T2. Un panorama di offerta di contenuti in Alta Definizione che sul lato utente rileva una penetrazione di circa il 50% (abbonati a Sky), con altri 500 mila decoder Tivùsat attivati nel 2010. Per l’IPTV si parla di altre 500mila schede, a cui si devono sommare le 217 mila della piattaforma ibrida DTT-OTT-TV. In totale, secondo i dati che si sono elencati nell’HD Forum Italia 2010, si hanno 40 milioni di decoder digitali attivi nel paese.
In Spagna, invece, ha raccontato Xavier Redon della Direzione Marketing Strategico di Abertis, lo switch off è stato addirittura anticipato di due anni rispetto alle direttive europee, arrivando a completamento ad aprile di quest’anno: “La composizione del consumo di televisione digitale in Spagna è per l’80% sul digitale terrestre DTT TV e per il restante 20% sul satellite. A settembre le vendite di decoder HD si sono portate a circa 1.3 milioni di apparati, mentre il mercato pubblicitario ha visto aumentare gli investimenti nell’HD del 7,4% in un anno. Da marzo, inoltre, Albertis ha iniziato la sperimentazione di un canale 3D“. Proprio per questi motivi l’HDFI ha deciso di collaborare con Impulsa TDT per la pubblicazione della guida al digitale in spagnolo, ha specificato Marco Pellegrinato, Vice Presidente HD Forum Italia, nel presentare il nuovo volume dell'”HD Book DTT 2.0“: “Un libro che contiene i requisiti aggiornati per l’HD, per la televisione stereoscopica, relativi all’introduzione del DVB-T2, fino ai più recenti sistemi di protezione dei contenuti, ai supporti per i servizi di utilità sociale (teletex, interattività, info EPG), ai servizi di broadband tv e infine per la 3DTV“. Un volume che contiene al suo interno tutte le piattaforme di trasmissione televisiva, grazie alla collaborazione diretta di più di 43 aziende.
“Alta Definizione come tecnologia abilitante dei contenuti, delle applicazioni e delle nuove frontiere dell’industria culturale italiana – ha sottolineato Luigi Rocchi, Direttore Strategie Tecnologiche, Rai Radiotelevisione Italiana e VP HDFI – la digitalizzazione, infatti, è la premessa indispensabile per fare esperienza dell’enhanced TV, cioè l’HD e la 3DTV. L’evoluzione degli standard da impulso a nuovi servizi e per questo lo switch off sarà molto probabilmente anticipato al 2011, con la Rai che continuerà ad ampliare la sua offerta che già consta di 14 canali più uno in HD. Per il 3D si auspica una veloce fase di sperimentazione e già la Rai, assieme a La7 e Mediaset, ha dato il via a diversi esperimenti ben riusciti“. Rocchi si riferisce, in questo caso, alla produzione di ‘Torino 4K‘ e alla fiction sempre in 4k ‘Sotto il cielo di Roma’, che hanno dimostrato la validità della tecnologia HD Rai a cui hanno sicuramente dato un enorme contributo la Fondazione Ugo Bordoni e la stesso HDFI, nella definizione e lo sviluppo degli standard DVB-T2 e DVB-S2. Elevare la capacità del segnale a 4k e, in previsione, a 8k significa portare la trasmissione televisiva al pari di quella cinematografica per definizione e qualità dell’immagine. Per questo anche La7, che ha portato la sua library digitale quest’anno a oltre 5000 ore di contenuti, ha affermato Simone Madoni, Responsabile TV Operations di La7 Telecom Italia Media: “Siamo fieri di esser riusciti a realizzare la prima catch up TV italiana, che consente nuovi sistemi di delivering per contenuti di tipo multichannel e multiplatform (La7d, La7.i, La7.tv, La7 Mobile). Un impegno che vede la collaborazione con partner di livello come YouTube e Facebook e che ci ha permesso di presentare come case history la trasmissione della partita di rugby della nazionale italiana in 3D, durante lo scorso novembre, con cui abbiamo dato il via alla produzione di contenuti digitali nativi e tendenzialmente in 3D“.
Nella prima Tavola Rotonda della giornata, dedicata a “L’integrazione tra piattaforme e tecnologia: HD & 3D“, moderata dal consigliere di HDFI Benito Manlio Mari, si è delineato il ruolo dell’industria e della filiera nello sviluppo degli standard HD. Roberto Mestriner di Telsey ha evidenziato il bisogno di device e standard più aderenti alle necessità dei broadcaster e dell’industry nel suo complesso, con una maggiore attenzione anche al lato consumatore, che deve essere certamente tutelato nell’acquisto di decoder e apparati che rispettino determinati requisititi tecnici e normativi. Il bollino blu, ad esempio, ha sostenuto Andrea Tito, Senior Product Manager di Panasonic, è stato un primo passo in avanti per venire incontro all’utente finale e alla filiera locale e, allo stesso tempo, rendendo più pratiche ed efficienti le applicazioni delle integrazioni e delle richieste provenienti dall’Unione Europea. Importante, in tal senso, ha sostenuto Michelangelo Amoruso, Direttore Marketing Consumer di Sony Italia, è il principio di ‘retrocompatibilità‘, che consente ai consumatori in possesso di televisori HD di fruire in 2D ad alta definizione anche le trasmissioni effettuate in 3D. C’è un grande impegno da parte dell’industria e di tutta la filiera nel fare in modo che i prodotti in 3D arrivino al più presto sul mercato, anche in concomitanza delle imminenti festività natalizie. Il 3D, come anticipato, è un’evoluzione dell’HD e l’HDFI si è posta l’obiettivo di raggiungere entro l’anno prossimo un livello di televisori abilitati al 3D pari almeno al 10% del totale, con un 40% di consumatori che già hanno affermato, in via generale, la propensione all’acquisto entro i prossimi 12 mesi di un televisore 3D.
Sul lato policy ha dato il suo contributo Vincenzo Lobianco, Direttore Reti e Servizi Agcom, che ha sottolineato alcuni punti di rilievo per la conferenza annuale HDFI: “Stiamo lavorando affinché l’anticipazione dello switch off sia effettivamente praticabile entro il 211, accorpando le migrazioni complete della Toscana e della Corsica, della Sicilia e della Calabria meridionale, procedendo quindi più speditamente alla liberazione della banda a 800 MHz; si sta cercando inoltre di procedere allo sviluppo dello standard T2, che è fattore abilitante per l’HD; mentre sul lato utente si sta provvedendo ad una regolamentazione dei decoder più snella e all’introduzione di codifiche HD più chiare, problemi in questo caso di competenza europea e da affrontare successivamente alla conclusione del processo di switch off in atto; nella delibera 216, infine, si sono affrontati gli argomenti relativi all’aggiornamento del cosiddetto Ordinamento Automatico dei Canali (LCN) e all’introduzione di strumenti nuovi per aiutare l’utenza nella fruizione di contenuti e servizi di ultima generazione e nella valutazione della qualità dei decoder“.
Quando si parla di televisione in 3D si parla anche di occhiali per la sua visione. Nella relazione dedicata a “Le soluzioni per trasmissione televisiva compatibile in 3D“, presentata da Alberto Morello, Direttore Centro Ricerche della Rai di Torino, si sono mostrate le diverse tipologie di occhiali utilizzati per consumare tali contenuti: Ci sono gli occhiali detti ‘attivi’, shutter o sincronizzati, gli occhiali ‘passivi’o polarizzati e i classici anaglifi ancora in circolazione. I difetti di queste tecnologie sono principalmente individuabili negli effetti non naturali dovuti all’uscita dell’immagine dal frame di riferimento, nell’affaticamento ancora molto diffuso tra gli spettatori e nell’utilizzo di per se degli occhiali. Ovviamente si sta lavorando per il superamento dell’uso di tali strumenti, ma per arrivare a degli schermi autostereoscopici funzionali ci vorranno ancora altri 5-10 anni“. Anche la successiva Tavola Rotonda, dedicata a “Le problematiche ed esperienze di produzione e trasmissione in 3D“, è stata centrata sulle diverse specifiche tecniche del 3D e relative alle tipologie ottiche, ai servocomandi, ai sistemi di taratura, all’allineamento, alla convergenza, allo zoom, alla rotazione e ad altri elementi caratterizzanti l’immagine e la sua possibile resa tridimensionale. Secondo Vittorio Arrigoni di IDS Multimedia, che ha introdotto la Tavola Rotonda, sono molti i livelli su cui andare a lavorare quando si parla di immagini in tre dimensioni: “Senza contare i problemi dei limiti di compatibilità tra immagini in 2D e 3D, legati al linguaggio, alla conversione, alla narrazione, alla visione domestica e alla necessità di formare nuove figure professionali“. Tra i limiti ancora da superare c’è anche quello della grafica, della sottotitolatura dei programmi, sia per la traduzione da una lingua all’altra, sia per i non udenti. Punti su cui bisogna impegnarsi di più, ha sostenuto Massimo Bertolotti, Innovation & Platform Engineering di Sky, che ha riportato l’esperienza dell’azienda nella produzione di contenuti 3D, iniziata già nel 2008 e proseguita con la trasmissione dei primi contenuti sportivi tridimensionali. Barriere che una volta superate sicuramente garantiranno una più veloce convergenza tra cinema e televisione, secondo quanto ha affermato Stefano Rebechi, Amministratore Delegato di DBW Communication (SBP Partner): “Una realtà che in parte è già alla portata di tutti, grazie alle trasmissioni satellitari che consentono ad un contenuto di essere fruito indifferentemente in televisione e al cinema, come nel caso del circuito di 50 sale cinematografiche servite in Italia da Open Sky (Gruppo Eutelsat) e che in Europa sono già 400“.
Un panorama che cambia velocemente e in cui l’innovazione tecnologica determina la scomparsa di alcune figure professionali e la nascita di altre. A riguardo anche Rebecchi ha sottolineato quanto sia importante che l’aggiornamento professionale sia al passo con l’innovazione e Maurizio Braccialarghe, Direttore Centro Produzione TV della Rai di Torino, ha ribadito come l’emittente pubblica stia lavorando a questo, soprattutto per le produzioni televisive stereoscopiche: “I primi frutti del nostro impegno saranno offerti al pubblico con una nuova produzione in 3D dedicata al tema delle Foibe e all’opera Arlecchino, in scena al teatro Manzoni di Milano“. Anche in questo caso non va dimenticato il lato utente, ricordano gli speaker, che in fin dei conti è colui che poi dovrà decretare o no il successo di una tecnologia e dei nuovi contenuti. Crescenzo Micheli, Chief Technology Officer di Telecom Italia Media Broadcasting, ha evidenziato in tal senso quelle che sono le falle ancora aperte della tecnologia tridimensionale, ovvero: “Relative alla percezione del prodotto, alla post produzione e inerenti all’infrastruttura stessa che si ha a disposizione. Tutti elementi su cui lavorare per elevare il livello di soddisfazione della user experience“. Le prime sperimentazioni per TIMB sono state possibili proprio con l’assegnazione del canale 54 VHF a La7 test 3D, con cui oggi è possibile trasmettere contenuti 3D in qualsiasi formato. Ancora sull’aggiornamento delle competenze professionali ha quindi dato il suo contributo anche Roberto Perpignani, Docente al Centro Sperimentale di Cinematografia e celebre maestro del montaggio, che ha riportato alla platea la sua esperienza nella collaborazione con Wim Wenders per un documentario in 3D girato in Calabria.
A conclusione della Conferenza HDFI 2010 si è poi ascoltata anche la voce delle piccole e medie emittenti locali che partecipano all’evoluzione della 3DTV in Italia e lo fanno però tra mille difficoltà. Un esempio ne è il lavoro svolto da Quarta Rete in Piemonte, che è la prima Regione in Italia che entro il 2010 trasmetterà contenuti televisivi 3D in chiaro consentendo anche ai consumatori in possesso di televisori HD di fruirne in 2D ad alta definizione. “Tutto questo è possibile grazie a una nuova tecnica di codifica delle immagini stereoscopiche, denominata 3D Tile Format – ha precisato Davide Boscaini, Amministratore di Quarta Rete – tecnica di codifica per le immagini stereoscopiche che migliora la qualità della trasmissione dei contenuti full HD 3D rispetto alle soluzioni attuali e permette al broadcaster di raggiungere sia l’utenza 2D sia quella 3D, senza dover raddoppiare l’occupazione di banda. Con questa tecnologia i consumatori in possesso di un sistema di ricezione 3D godranno delle caratteristiche della televisione stereoscopica, mentre i consumatori in possesso di televisori HD potranno continuare a fruire normalmente del servizio in 2D ad alta definizione, anche quando questo è trasmesso in tecnica stereoscopica“. Un risultato che fa ben sperare, soprattutto per la sopravvivenza delle piccole e medie emittenti locali in chiave di exit strategy dalla crisi economica, ma che richiede ancora uno sforzo economico davvero notevole, che non tutte possono permettersi. Magari per il prossimo anno e in occasione della nuova edizione della Conferenza HDFI, sarebbe auspicabile un maggior sostegno delle emittenti che operano sul territorio da parte del Governo e degli Enti locali, anche in virtù del fatto che queste rappresentano una buona quota dell’intero mercato televisivo privato.