Italia
E ora dopo quanto è successo in Parlamento, che ne sarà della rete NGN italiana?
Che ne sarà di quel Memorandum of Understanding siglato dagli operatori, peraltro con non molta convinzione, al tavolo costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico?
Per capire cosa potrà accadere è utile ricordare le principali tappe.
La realizzazione di una moderna infrastruttura di telecomunicazioni in fibra ottica è, come a tutti noto, un passaggio inevitabile, anzi improcrastinabile, che pone però complessi problemi di sostenibilità economica (per l’Italia si parla di investimenti nell’ordine di 12-14 miliardi di euro, ma c’è chi sostiene che l’impegno potrebbe essere superiore anche del 50%), di governance (in quali mani porre il controllo della nuova rete?), di modello di business (quali ritorni sull’investimento, in quanto tempo e con quale architettura di funzionamento?).
Tuttavia, si disse, il raggiungimento di un obiettivo, così impegnativo per il sistema Paese nel suo complesso, deve pur avere un punto di partenza.
L’incipit, nel dicembre 2008, fu il Rapporto promosso dalla IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, presieduta dall’on. Mario Valducci, che tracciò un quadro organico indicando anch’essa delle soluzioni percorribili (in primis la Società delle reti, ma anche più poteri all’AgCom)
Immediatamente dopo fu la volta dell’incarico a Francesco Caio, da parte del ministero competente, della stesura del Rapporto che avrebbe dovuto indicare la strada maestra (fu il primo dualismo, in questo caso tra Parlamento e governo). Il Rapporto fu fatto, ma non fu mai presentato pubblicamente e fu conosciuto dagli addetti ai lavori solo grazie alla pubblicazione dei suoi contenuti su Wikileaks (si, proprio quello di Julian Assange).
Ambedue i Rapporti furono accompagnati da dibattiti e prese di posizioni, ma lasciarono freddi i soggetti di mercato e caddero presto nel dimenticatoio.
L’approccio è cambiato con l’entrata in scena dell’AgCom che nel 2009 delibera di istituire presso l’Autorità un nuovo strumento d’istruttoria capace di scandagliare le tecnologie disponibili, di raccogliere i fabbisogni degli operatori, di indicare possibili opzioni.
Nasce così il Comitato NGN-Italia presieduto dal prof. Francesco Vatalaro che dà luogo a un’investigazione che ha coinvolto 14 soggetti tra operatori e associazioni di settore, articolando i lavori attraverso l’istituzione di gruppi tematici, per un totale di 16 incontri in 9 mesi, intramezzati da due workshop pubblici, producendo 88 quesiti, che hanno generato quasi 600 risposte.
Alle soglie dell’estate, sorge però tra i partecipanti al tavolo del Comitato NGN-Italia una differenziazione di valutazioni che porta, a fine estate, alcuni operatori a prendere le distanze dal documento di “Linee guida” in corso di preparazione.
Parallelamente, in sede di Ministero dello Sviluppo Economico viene istituito il citato tavolo sulla rete NGN, con l’intento di trovare un punto d’accordo tra operatori e tra operatori e governo, con la definizione di un percorso certo e in alternativa all’iniziativa precedentemente avviata dall’AgCom.
E’ lo sbocco di una polemica sorda e mai dichiarata tra Ministero dello Sviluppo Economico e AgCom su chi dovesse fare cosa, pur dando per scontato il distinguo naturale di ruoli (al Ministero la definizione delle politiche industriali e all’AgCom la definizione del quadro delle regole).
Nei fatti, il Ministero impone un passaggio di testimone e il tutto porta alla sigla del Memorandum of Understanding dello scorso autunno.
Poi nulla.
Le vicende politiche di queste ultime ore complicano tutto. Inutile dirlo.
Ci consegnano un quadro politico incerto, un governo sostenuto da una maggioranza debole, una situazione che lascia prevedere lo spettro di nuove elezioni o un profondo rimescolamento di carte degli schieramenti politici e, in questo caso, un altrettanto complesso periodo di messa a regime del nuovo quadro.
Nell’uno o nell’altro caso sarà difficile immaginare governo e ministro impegnati nella definizione e nella gestione di una roadmap sulla realizzazione della rete NGN. Almeno sino all’autunno 2011, posto che non si sia già votato e che non si sia insediato un nuovo governo. Tutto questo, passando attraverso i programmi elaborati dai vari raggruppamenti politici che nessuno sa a che livello di priorità collocheranno le reti di nuova generazione nella complessiva agenda del Paese.
Sono tempi che mercato, operatori, imprese, consumatori non possono subire.
Intanto l’AgCom domani, 17 dicembre, discuterà la delibera che darà luogo alla consultazione pubblica su un primo set di regole per la fibra ottica e l’accesso di nuova generazione, basandosi su tre riferimenti:
a) la delibera 731/09/Cons (Individuazione degli obblighi regolamentari cui sono soggette le imprese che detengono un significativo potere di mercato nei mercati dell’accesso alla rete fissa – Mercati n. 1, 4 e 5 fra quelli individuati dalla raccomandazione 2007/879/ce);
b) il documento finale del Comitato NGN-Italia (Proposta non vincolante di Linee guida per la disciplina della transizione verso le reti NGN);
c) la Raccomandazione UE dello scorso settembre sulle reti d’accesso Ultrabroadband (Commission Recommendation on regulated access to Next Generation Access Networks).
Inutile dire che da qui occorre ripartire.
Perché, lo ribadiamo, è impossibile prevedere almeno da qui a un anno una pur flebile disponibilità del sistema della politica a costruire un percorso verso la nuova rete NGN che conduca a un punto di arrivo percorribile e condiviso dalle forze di mercato, nel rispetto delle indicazioni comunitarie.
L’AgCom ha il pallino in mano e può giocare un ruolo determinante.
Ha tutto il materiale d’indagine prodotto dal Comitato NGN-Italia, di cui alleghiamo a piè di pagina la versione definitiva della Proposta non vincolante di Linee guida per la disciplina della transizione verso le reti NGN (il documento finale del Comitato NGN-Italia) e tutto l’insieme degli allegati alle “Linee guida”.
Si tratta di 5 documenti tecnici per un totale di quasi 400 pagine che trattano un insieme di argomenti pertinenti, dalle “Procedure di migrazione dal rame alla fibra ottica” alle “Eventuali modalità di unbundling degli accessi in fibra“, dalle “Modalità per la disciplina delle condizioni di offerta dei servizi bitstream su fibra” alle “Condizioni per la condivisione delle infrastrutture ivi comprese le installazioni all’interno dei condomini” e per finire un “Benchmarking europeo sullo sviluppo delle NGAN“, aggiornato al 1° luglio 2010.
La delibera prevista domani dall’Autorità rappresenta peraltro il naturale proseguimento delle iniziative avviate con la delibera dello scorso dicembre (731/09/Cons) e dovrà aprire la consultazione con cui saranno raccolte le valutazioni da parte degli operatori sulle differenziazioni geografiche (possiamo chiamarle come vogliamo, ma di quelle si tratta).
L’AgCom può, in sostanza, guidare un processo complesso, ma strategico per il Paese e per l’intera industry delle telecomunicazioni italiane, un processo che ha tutte le caratteristiche per connotare in modo alto l’ultima fase di mandato di questa consiliatura, riconoscendo al Presidente Corrado Calabrò – che, ricordiamolo, per primo in Italia ha lanciato la parola d’ordine della “Fiber Nation” – e ai membri del Consiglio il merito di aver condotto a termine un progetto fondamentale come quello relativo alla rete NGN, che è a tutti gli effetti “la madre di tutte le battaglie“.
Se l’AgCom ci riuscirà, avrà la gratitudine di operatori, imprese e cittadini.
Consulta i documenti del Comitato NGN-Italia:
Proposta non vincolante di Linee guida per la disciplina della transizione verso le reti NGN
Procedure di migrazione dal rame alla fibra ottica
Eventuali modalità di unbundling degli accessi in fibra
Modalità per la disciplina delle condizioni di offerta dei servizi bitstream su fibra