Dati contraddittori sulla copertura del paese sollevano alcuni dubbi sulla reale fotografia della connettività in Italia. Non più tardi di ieri, TIM in un comunicato sul superamento del digital divide in Puglia ha dichiarato di aver coperto in fibra il 91% delle famiglie italiane (FTTC+FTTH).
Ma allora perché la rete italiana è ancora circa al 40% in rame (di TIM), come attestato da Agcom nel suo ultimo osservatorio trimestrale?
Se dispone di una copertura in fibra del 91% delle famiglie, perché TIM vuole procedere con la fusione con Open Fiber, in ottica rete unica?
E ancora, perché puntare alla rete unica quando FiberCop, come dichiarato dalla stessa TIM nel medesimo comunicato diffuso ieri, intende “accelerare la realizzazione della rete secondaria in fibra ottica per arrivare a coprire entro il 2025 il 76% delle aree nere e grigie del Paese con tecnologia Fiber To The Home (FTTH)”?
Questioni aperte
Questioni che restano aperte, mentre è in programma per oggi un consiglio di amministrazione dell’azienda per fare il punto sulla rosa di nomi da proporre per la lista unica sul rinnovo del board.
E’ fissato per il 23 febbraio un nuovo Cda per la presentazione del bilancio 2020 e della lista ufficiale del Cda per il rinnovo del board, da proporre in assemblea del 31 marzo marzo.
Sempre sul fronte della rete unica, è fissato per lunedì 22 febbraio il Cda di CDP per discutere del diritto di prelazione in scadenza il 25 febbraio per una quota detenuta da Enel in Open Fiber, alla luce dell’offerta del fondo australiano Macquarie accettata dal gruppo elettrico.