Uno degli elementi più difficili da conquistare (e rapidi da perdere) è la fiducia. Nella vita in generale, ma anche e soprattutto in ambito AI. Leggiamo ovunque che per consentire all’intelligenza artificiale di affermarsi c’è bisogno di fiducia da parte dei cittadini. Ne parla spesso – a tutti i livelli – l’Unione europea (“trustworthy”, affidabile, è una delle caratteristiche principali che deve avere l’AI) e ne parlano innumerevoli studi di governance dell’intelligenza artificiale, dove si è giustamente compreso che senza un adeguato livello di fiducia l’essere umano non lascerà mai sufficienti spazi alla tecnologia.
Ecco perché la nuova ricerca condotta da Oracle e da Savanta Research ha dei risvolti importanti. Secondo lo studio il 2020 ha cambiato il nostro rapporto con il denaro: le persone ora si fidano più degli strumenti di intelligenza artificiale (bot, applicazioni tecnologiche, sistemi di machine learning) che di se stesse per gestire le proprie finanze.
Ribadisco il concetto per chiarire dov’è l’enfasi: le persone si fidano più delle macchine che di se stesse.
La ricerca – che ha coinvolto oltre 9.000 persone sia in ambito privato sia aziendale in 14 Paesi – ha rilevato che in tutto il mondo la situazione legata alla pandemia da Covid-19 ha aumentato la preoccupazione rispetto ai temi finanziari e ha cambiato la percezione di fiducia, portando a rimodellare il ruolo e le priorità dei professionisti finanziari in ambito aziendale e nella consulenza personale.
Le persone guardano ai sistemi di intelligenza artificiale come strumento migliore per gestire le finanze
L’incertezza finanziaria generata dalla pandemia ha cambiato sia i soggetti a cui diamo fiducia per gestire le nostre finanze, sia gli ambiti su cui diamo loro fiducia. Per aiutare a muoversi in uno scenario complesso, persone e responsabili aziendali si fidano sempre più della tecnologia a scapito degli esseri umani.
- Il 67% di tutti gli intervistati si fida più dei “robot” – intesi come strumenti basati sull’AI – che delle persone per gestire gli aspetti finanziari.
- In ambito aziendale, nella gestione delle finanze il 73% dei manager si fida di un agente di intelligenza artificiale più che di se stesso, mentre il 77% ha più fiducia in questo tipo di strumenti che nei collaboratori del team finance aziendale.
- L’89% ritiene che tali strumenti possano migliorare il lavoro, in particolare rilevando le frodi (34%), gestendo le fatture (25%) ed elaborando analisi costi/benefici (23%).
- In ambito privato, il 52% si fiderebbe più di questi “robot” che di se stesso per la gestione del patrimonio finanziario e il 63% li ritiene più affidabili dei consulenti finanziari personali.
- Il 66% crede che gli agenti di intelligenza artificiale possano aiutare a rilevare le frodi (33%), a ridurre le spese (22%) e a investire in borsa (15%).
È vero che quello finanziario è probabilmente uno dei primi ambiti dove ci si aspettava che avvenisse questo sorpasso di fiducia. La finanza è fatta di numeri, e l’AI con numeri e dati strutturati può dare il meglio di sé. Allo stesso tempo, proprio per questo aspetto numerico, la finanza è difficile per noi umani: non tutti ne comprendono appieno i risvolti e sono davvero pochi quelli che riescono a padroneggiarla. Quindi non dovrebbe sorprendere che la maggior parte delle persone affermi candidamente di fidarsi più di un software fatto di funzioni di attivazione, discese del gradiente e di iperparametri, piuttosto che del loro cervello fatto di sinapsi, ormoni e cali di attenzione.
Nonostante questo, non si sente spesso dire in giro “mi fido più dell’intelligenza artificiale che della mia intelligenza“, quindi al leggere che oltre la metà dei consumatori (52%) e quasi tre quarti (73%) dei manager intervistati afferma che per la gestione delle finanze si fidano più di un modello AI che di loro stessi, la parola trustworthy tanto inseguita da chi fa governance inizia ad assumere un significato realmente concreto.