Cinema e audiovisivo. Renata Polverini illustra la legge quadro: Ente unico e Fondo regionale per eliminare gli sprechi. Tagliate 45 poltrone

di Cinzia Guadagnuolo |

Il presidente della Regione Lazio: ‘Il comparto conta circa 18 mila addetti, oltre 500 società, il 70% della produzione nazionale di fiction e circa 600 milioni di euro di business l’anno. La riforma non era più derogabile”.

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Renata Polverini

Tra crisi che strangola le produzioni ed esigenze di sviluppo di un settore cruciale per tutto il territorio nazionale, la Regione Lazio sceglie un imperativo categorico: razionalizzare.

Tagliare, riorganizzare, ottimizzare le risorse. La nuova proposta di Legge quadro regionale sul Cinema e l’Audiovisivo, varata lo scorso 17 dicembre dalla Giunta regionale e oggi al vaglio della Commissione Cultura, è stata presentata questa mattina agli operatori del settore, nel corso di un workshop alla Casa del Cinema di Roma, presieduto dal presidente della Regione Lazio Renata Polverini e l’assessore regionale alla Cultura Fabiana Santini. Tra le novità principali che saranno introdotte, se la proposta sarà approvata in Consiglio, la costituzione dell’Ente regionale per il cinema e l’audiovisivo che definirà obiettivi e risorse destinati al settore, nonché l’istituzione di un Fondo unico regionale.

 

Il provvedimento avvia un profondo processo di razionalizzazione, puntando ad eliminare sprechi, inefficienze e dispersioni che negli anni sono stati generati da un sistema eccessivamente policentrico. L’ente regionale assumerà funzioni e compiti finora assegnati al Carl, Centro Audiovisivo della Regione Lazio, alla Fondazione Rossellini per l’audiovisivo e alla Fondazione Film Commission. Si tratta di un processo di ottimizzazione che comporterà un “taglio” complessivo di 45 poltrone fra dirigenti e consigli d’amministrazione.

 

Attraverso l’Ente regionale si avvierà anche per la prima volta un’azione di coordinamento con le società partecipate e finanziate dalla Regione Lazio operative nel settore.  Il Fondo regionale per il cinema e  l’audiovisivo sarà alimentato con uno stanziamento annualmente definito in sede di approvazione del bilancio regionale. La proposta di legge prevede inoltre la costituzione all’interno dell’Ente di un Osservatorio su cinema e audiovisivo, una struttura di tipo tecnico-consultivo di supporto alla giunta, e l’istituzione di un Tavolo di confronto.

 

Come ha ricordato Renata Polverini, il Lazio, dove il comparto del cinema e dell’audiovisivo conta circa 18 mila addetti, oltre 500 società, il 70% della produzione nazionale di fiction e circa 600 milioni di euro di business l’anno, “è storicamente e industrialmente la prima regione del nostro Paese. La riforma di questo comparto non era più derogabile. Con la legge quadro accantoneremo quella politica che in passato ha privilegiato provvedimenti frammentari, che non si sono rivelati utili al settore e hanno comportato una dispersione delle risorse“. Il presidente ha spiegato che l’iter che ha accompagnato la preparazione della bozza di legge è stato caratterizzato da un atteggiamento di apertura e di ascolto degli operatori del settore. Inoltre ha chiarito che, nonostante “voci di corridoio” dicano il contrario, non verranno soppresse le diverse feste del cinema che si tengono nel Lazio, piuttosto che “non saranno penalizzate nonostante la razionalizzazione avviata“. Per la governatrice la legge prevede tempi brevi: “Il testo è in Commissione, da qui a poche settimane sarà pronto per andare in aula”, presumibilmente per essere operativo dal prossimo anno.

 

L’assessore alla Cultura Fabiana Santini ha ricordato che “la nascita di un Fondo unico e di un osservatorio regionale per il cinema e l’audiovisivo contribuiranno a dare la certezza che il denaro pubblico sia impiegato in modo proficuo e riscontrabile“. Tuttavia durante il workshop non sono state ancora date indicazioni certe sull’ammontare delle risorse per il Fondo unico (argomento, questo, ripreso anche nel corso del dibattito che si è generato dopo il workshop).

L’assessore ha avuto il compito di entrare, più dettagliatamente, negli interventi previsti dalla legge regionale. “Siamo partiti dall’attenta analisi della situazione ereditata sette mesi fa – ha proseguito Santini – riscontrando un’assenza di analisi preventive e di valutazioni consuntive che ha prodotto una mancanza cronica di programmazione strategica degli interventi. L’obiettivo è quello di razionalizzare le risorse e mettere a disposizione degli addetti ai lavori un interlocutore unico. Ne è nata una proposta di legge che definisce un nuovo modello di ‘governance’ attraverso l’istituzione di un ente regionale unico per il cinema e l’audiovisivo“. Due slide hanno illustrato il “prima” e il “dopo”, evidenziando nel primo caso uno scenario policentrico, fatto di mancanza di una visione d’insieme, di frammentazione degli interventi, di dispersione delle risorse e di assenza di una “vision” strategica, mentre nel secondo caso una programmazione strategica degli interventi, con il monitoraggio degli stakeholders, l’analisi dell’efficienza e dell’efficacia, una certezza di obiettivi e di interventi.

 

Spazio, successivamente, agli operatori del cinema e dell’audiovisivo. Riccardo Tozzi, presidente della sezione produttori di Anica, ha espresso apprezzamento per la legge quadro, poiché supera una vecchia idea di gestione del territorio, basata sulla frammentazione e sulla ricerca di consenso, e ha aggiunto: “Questo Paese si salverà se crescerà. Quello che ci serve è la crescita, dalla quale discendono occupazione, formazione e qualità della vita. Mi pare che l’approccio della Regione metta al centro proprio la crescita“. Poi ha sottolineato l’approccio aperto che è stato utilizzato con gli ambienti professionali del settore: “Sarà importantissimo collaborare per mantenere questo rapporto e rimanere concentrati sugli obiettivi centrali. Noi oggi esprimiamo un giudizio positivo“.

Più contenuto l’entusiasmo di Fabiano Fabiani, Presidente dell’Associazione Produttori Televisivi, che ha circoscritto il suo intervento al tema della produzione di fiction, evidenziando come la riduzione degli investimenti (“l’evasione del canone Rai tocca il 40%“) provochi una delocalizzazione delle produzioni che incide sull’occupazione, per arrivare a sottolineare come il documento esplicativo delle fonti di finanziamento del nuovo Fondo unico debba essere ancora definito e ufficializzato.

 

Il cinema e l’audiovisivo sono per il Lazio ciò che la Fiat è per il Piemonte. L’analogia è di Andrea Purgatori, coordinatore del movimento 100 Autori, che nel suo intervento, molto apprezzato dal pubblico in sala, ha delineato le potenzialità e le opportunità che il settore ha da offrire alla città di Roma e a tutto il territorio regionale dove l’indotto, ha detto, interessa 150 mila addetti. Il settore, quindi, “ci può rilanciare“. Rivolgendosi ai rappresentanti della Regione ha aggiunto: “Dimostrate fino in fondo di avere coraggio di fare ciò che il Governo nazionale non è stato in grado di fare, e senza il retro pensiero di ‘attaccare un cappello’“. Inoltre si è soffermato sul problema della delocalizzazione della produzione e dell’aumento del costo dei biglietti nelle sale. Ancora si è rivolto alla Regione per velocizzare i tempi di entrata in vigore della nuova legge.  

 

Una idea chiara del valore della razionalizzazione e della semplificazione è quella che è ha offerto Nicola Borrelli, direttore generale del ministero dei Beni culturali, raccontando un aneddoto di un progetto del Governo, per implementare il quale occorreva contattare dei referenti del settore cinema in ogni regione italiana. Impresa davvero molto ardua! “Finalmente – ha detto Borrelli – nella Regione Lazio avremo un interlocutore certo. Ed è proprio sul tema del rapporto tra Stato e Regioni che si dovrà lavorare di più nei prossimi anni“. L’approccio del Ministero, ha continuato, “è orientato prioritariamente al lato culturale; lo sviluppo economico dell’audiovisivo non è il fine ma lo strumento per preservare la nostra identità culturale nazionale e territoriale. Noi lavoreremo soprattutto su questo. Il cinema italiano ha ottenuto risultati clamorosi nonostante un minore intervento pubblico rispetto agli anni precedenti“.

 

Al workshop ha partecipato anche Andrea Fantoma, capo del Dipartimento della Gioventù del ministero retto da Giorgia Meloni, che ha commentato i risultati dei progetti “Prestito d’onore” e “Fondo mecenati”, evidenziando gli intrecci con lo sviluppo delle professionalità per il cinema e l’audiovisivo. La rivitalizzazione dei prestiti d’onore per gli studenti è un obiettivo primario per il Ministro della Gioventù, che riconosce nel prestito d’onore, oltre che uno strumento che rende più equo l’accesso agli studi universitari, un mezzo a sostegno dei giovani affinché possano progredire con i loro mezzi al raggiungimento dell’indipendenza economica e decisionale. Mentre l’obiettivo del “Fondo Mecenati” è far sì che il talento dei giovani possa svilupparsi in attività produttive di successo nel campo della cultura, dell’arte, dell’impresa e della ricerca.

 

A chiudere gli interventi al tavolo, prima del dibattito in sala, è stato Alberto Versace, del Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha definito la legge un “passo molto importante“. E ha aggiunto: “Dobbiamo lavorare su due elementi, il patrimonio, cioè gli investimenti, e il reddito, che è creato dagli imprenditori“. Inoltre, ha concluso Versace, occorre ragionare su un programma di defiscalizzazione degli interventi di promozione per il cinema e per l’audiovisivo, che costituirebbe un aiuto non di poco conto per il settore.

 

Ad aprire il dibattito in sala è stato Valter Casini, da pochi mesi presidente di Anec Lazio, che ha offerto un’analisi della legge quadro dal punto di vista degli esercenti. “Quando sono stato nominato Presidente di Anec Lazio mi è stato detto ‘peggio non potevi capitare, avrai a che fare con una regione di centro-destra, contraria al cinema e dovrai licenziare i dipendenti dell’Associazione perché ti taglieranno tutti i contributi’. Potete immaginare con quale spirito sono andato al primo incontro con l’Assessore Fabiana Santini. Invece ho trovato una persona disponibilissima, amante del cinema, competente e attenta che, pur rappresentandomi i problemi di bilancio, mi ha subito tranquillizzato sul mantenimento degli impegni in essere. La norma è organica, semplifica l’interfaccia fra il sistema regionale e quello della filiera e riduce notevolmente il numero di poltrone per i politici, che a noi del mondo del cinema che le uniche poltrone che ci interessano sono quelle occupate dal pubblico, piace. Apprezziamo l’attenzione per le sale di provincia e dei piccoli comuni, una risorsa unica da tutelare. La sceneggiatura è buona, ora ci vogliono dei buoni dialoghi attraverso il quale mettere a punto gli aspetti attuativi e operativi della legge in modo che alla fine il film venga bello come si prospetta. E noi, oltre ad essere pronti al dialogo, siamo pronti a film finito a proiettarlo in tante copie“.

 

Secondo, invece, Roberto Perpignani, Presidente di Fidac (Federazione italiana delle associazioni delle professioni del cinema e dell’audiovisivo), “da quando il cinema è stato allettato dalla televisione, si è generato un processo di omologazione“, un processo che certamente non ha fatto bene alle produzioni cinematografiche, che hanno perso in varietà e originalità. Il montatore di livello internazionale ha concluso auspicando che il workshop di oggi sia solo l’inizio e non la conclusione di un percorso che prevede l’apertura necessaria perché ogni soggetto coinvolto possa esprimere la propria opinione.

 

A conclusione del workshop, Nino Russo, vice presidente di Anac, ha dichiarato: “Stiamo vivendo un momento in cui tutto viene assoggettato al risultato commerciale. Sì, il cinema è industria, ma la non è solo il risultato del botteghino. C’è un utile culturale che va oltre. E poi, tanto per fare un esempio, uno studio dell’IPSOA – ha continuato – ha verificato che un investimento nel cinema rende allo Stato 21,4 volte quello che lo Stato ha investito. Dunque basta parlare di assistenzialismo! E’ la cultura che assiste lo Stato e non viceversa. Gli altri Paesi europei ne hanno preso coscienza, e si sono attivati di conseguenza, proprio perché siamo in tempi di crisi“.

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