Europa
Nel suo primo editoriale Erik Izraelewicz, nuovo direttore di Le Monde, parla del successo di Huffington Post, il più influente e prestigioso tra i nuovi giornali online, e scrive che tutto questo “fa pensare“.
Il giornalista, 56 anni, ha commentato: “Nel nostro lavoro, l’informazione, la rivoluzione avviata dal digitale non è ancora finita. L’esperienza, tra le altre, dell’Huffington Post ci obbliga a ripensare al nostro giornale, a come collocarlo nell’ambito di una cultura ormai divenuta multimediale”
Negli Stati Uniti, in meno di cinque anni, “questo sito di informazione politica, creato dal nulla, s’è imposto come un vero giornale di riferimento, entrando in concorrenza con i più grandi quotidiani del Paese. Adesso è stato acquistato da Aol, un internet service provider, per un prezzo due volte superiore a quello pagato dai nuovi proprietari di Le Monde”.
Una settimana fa, infatti, Aol ha annunciato d’aver rilevato Huffington Post per 315 milioni di dollari (234 milioni di euro). (Leggi Articolo)
Il sito, fondato nel 2005 con un investimento da 1 milione di dollari, oggi registra almeno 25 milioni di visitatori al mese.
“La missione di Le Monde – ha detto ancora il giornalista – resta immutata: deve “assicurare ai lettori informazioni chiare, vere e, per quanto possibile, tempestive e complete”, per usare le stesse parole del fondatore del giornale Hubert Beuve-Méry nel dicembre 1944″.
“Da allora – ha scritto ancora Izraelewicz – l’economia dell’informazione s’è radicalmente trasformata. Il lettore di oggi è diverso da quello di ieri”: apprende delle dimissioni di Moubarak con un sms sul proprio cellulare, segue i principali eventi di cronaca mondiale sullo schermo del proprio pc e vuole comprendere i problemi, i rischi ed essere al centro dei dibattiti quotidiani.
Nell’ambito di questo progetto, che è quello con cui ha presentato la propria candidatura alla direzione di Le Monde, Erik Izraelewicz ha fortemente sostenuto la necessità di fondere le due redazioni, quella della carta stampata e quella di internet:, spiegando che “avere due team differenti per produrre un unico marchio, non è sostenibile né economicamente né dal punto di vista editoriale”.