Nokia: ancora due anni di ‘transizione’ in attesa del primo device WP7. Analisti perplessi

di Alessandra Talarico |

Dopo gli ultimi due anni, in cui la società ha continuato a perdere terreno nel redditizio segmento degli smartphone, ancora un biennio di attesa prima dell'uscita del primo dispositivo con Windows Phone 7.

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Stephen Elop

Dopo l’annuncio dell’alleanza con Microsoft che dovrebbe rilanciarne le sorti,  molti osservatori si chiedono se Nokia possa davvero permettersi altri due anni di transizione in attesa del lancio del primo smartphone basato sul sistema operativo Microsoft Windows Phone 7, che non dovrebbe arrivare prima del 2012.

 

Il Ceo Stephen Elop ha più volte espresso disappunto per la lentezza di esecuzione di Nokia, che non ha saputo reagire prontamente all’ingresso nel settore di player come Apple e Google e all’avanzata dei vendor asiatici. Un esempio è la strategia di lancio di Symbian^3, partita in maniera molto ambiziosa, ma che poi si è persa nelle discussioni sull’apertura del software piuttosto che concentrarsi sull’accelerazione della commercializzazione dei prodotti, con il risultato che quando il modello di punta – l’N8 – è arrivato nei negozi con un anno di ritardo sul previsto, si è perso nella folla della miriade di dispositivi simili apparsi nel frattempo. E, certo, l’interesse verso il sistema operativo MeeGo è andato via via scemando a causa del fallimento del lancio dell’unico dispositivo in un anno.

 

Per questo, al cuore della riorganizzazione, Elop ha messo la necessità di accelerare l’arrivo dei prodotti sul mercato e di rendere la struttura operativa più snella e reattiva, a costo di sacrificare quanto realizzato nella precedente gestione – con risultati discutibili – e far tornare il gruppo a quello che era alla sua nascita: un produttore di hardware, lasciando a Microsoft il compito di sviluppare software e servizi web.

 

Ma, anche con questo approccio votato all’efficienza, non ci sarà un modello Nokia/WP7 prima del 2012 e quindi Nokia dovrà restare nelle retrovie almeno per un altro anno in attesa delle nuove offerte. A causa dell’incertezza del mercato, la società non ha reso noti i target per il 2011 e guarda quindi a quest’anno e al prossimo come un periodo di ‘transizione’. Considerando però che anche il 2009 e il 2010 sono stati anni di attesa (per rendere Symbian open source, per una piattaforma ‘full web’, o ancora verso MeeGo) si tratta di un periodo di ‘inattività’ troppo lungo per non avere altre conseguenze.

Nokia spera, ovviamente, che non sia così: nel presentare l’accordo con Microsoft Elop ha affermato che dal 2012 i profitti legati ai dispositivi e ai servizi Noikia cresceranno a un tasso superiore a quello del mercato e i margini segneranno una crescita a due cifre di nuovo.

 

Questa lunga transizione potrebbe pesare anche su Microsoft, che potrebbe scontare la perdita di interesse di altri partner ora che ha siglato l’intesa col gruppo finlandese.

Le due società hanno ribadito che la loro non è solo un’intesa tra OEM, ma qualcosa di più ‘profondo’, ed è chiaro che Nokia avrà mano libera per personalizzare e aggiungere funzionalità al sistema Microsoft.
“Abbiamo la capacità – ha infatti detto Elop – di personalizzare ed estendere l’ambiente software e quindi di differenziare la nostra offerta: Microsoft sta scommettendo forte su Nokia”.

 

Se la stessa flessibilità, però, non è garantita anche agli altri produttori, tra cui HTC, Samsung ed LG, questi potrebbero ora sentirsi in secondo piano rispetto alla società finlandese, che avrà mano più libera nella differenziazione dei propri dispositivi.

 

Queste dinamiche saranno sicuramente più chiare nei prossimi mesi: l’unica cosa certa, ora, è che Nokia dovrà affrontare una nuova riorganizzazione, tornando a essere un produttore di cellulari con due divisioni: Smart devices, guidata dall’attuale SVP del marketing globale Jo Harlow, e Mobile Phones, affidata a Mary McDowell. Con buona pace dell’ex Ceo Olli-Pekka Kallasvuo che aveva provato a dar corpo al sogno di traghettare la società nel settore dei servizi web piuttosto che lasciarla confinata al ruolo di ‘venditore di gadget’.

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