mHealth: molti vantaggi ma poco noti. Le telco facciano di più per ‘educare’ i consumatori

di Alessandra Talarico |

Secondo Lisa Mitnick di Accenture, 'le persone generalmente non collegano l'mHealth a una riduzione dei costi sanitari. Non lo sanno, ed è molto importante chiarirlo'.

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I cellulari possono svolgere un ruolo di primo piano per migliorare il livello delle cure sanitarie, sia nel mondo sviluppato che nei paesi emergenti, ma gli operatori devono essere i primi a esserne convinti e devono fare di più per trasmettere ai consumatori i vantaggi dei servizi di mHealth.

E’ quanto sostiene un panel di esperti guidati da Lisa Mitnick direttore esecutivo di Accenture Mobility Practice, secondo cui un recente studio pubblicato dalla società rivela che nei mercati sviluppati molti consumatori sono convinti del valore delle applicazioni di mobile health, ma pochi sono a conoscenza dei servizi già attivi in questo ambito.

Parte del problema sta nel fatto che non esistono implementazioni su larga scala di applicazioni e dispositivi mHealth a causa della mancanza di interoperabilità, di standard comuni e di un valido modello di business.

C’è bisogno, dunque, di una maggiore sforzo di comunicazione, che dovrebbe arrivare proprio dagli operatori.

“Il mercato deve essere educato, anche perché dalle nostre ricerche emerge chiaramente che le persone generalmente non collegano l’mHealth a una riduzione dei costi sanitari. Non lo sanno, ed è molto importante chiarirlo”, ha affermato la Mitnick.
 

Mentre nei mercati occidentali il problema è dunque legato soprattutto al costo più che alla disponibilità dei servizi, nei mercati emergenti l’ostacolo principale è l’accesso alle cure sanitarie di qualsiasi genere e in un simile contesto i cellulari possono davvero fare la differenza.

 

Secondo i dati forniti dal Ceo di GrameenPhone, Kazi Islam, in Bangladesh, ad esempio, 380 donne su 1000 muoiono ogni anno per complicazioni durante il parto e solo il 12% fra esse riceve assistenza medica al momento di partorire. Il tasso di mortalità infantile nel Paese è del 5,28%.

Dai dati contenuti nel rapporto ‘Women and Mobile: A Global Opportunity’, emerge infatti che 300 milioni di donne nei paesi emergenti sono escluse dai vantaggi della telefonia mobile, che in quelle aree del mondo, dove sono quasi inesistenti le reti fisse, oltre a rappresentare l’unico strumento di comunicazione significano anche accesso ai servizi bancari o di assistenza sanitaria.

 

La Grameen Foundation è un’associazione non-profit di Washington che si batte contro la povertà a suon di micro-crediti, rivolti soprattutto a stimolare l’imprenditoria femminile, e nuove tecnologie. Il presidente dei programmi tecnologici di Grameen, David Edelstein, ha recentemente sottolineato i risultati di un programma di mHealt lanciato nella zona Kassena-Nankana del Ghana, vicino al confine con il Burkina Faso. Qui, 500 genitori in attesa si sono registrati a un servizio offerto da Grameen per ricevere gratuitamente telefonate e messaggi di testo che li guidassero nel periodo della gravidanza, per informarli, ad esempio, che alla settima settimana va fatto il vaccino contro la malaria, o che alla 37esima – contrariamente alle credenze popolari – mangiare frutti come il mango o proteine è nutriente e non danneggia il feto.

“La tecnologia è un elemento facilitatore, non l’obiettivo finale. Si tratta di mettere le informazioni – e quindi il potere – nelle mani delle persone”, ha sottolineato Edelstein.

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