La trasformazione tecnologica in atto ci sta preparando per una nuova fase storica in cui industria, imprese, economia, cittadini e le società nel loro complesso saranno chiamati ad un nuovo modo di vivere gli ambienti digitali e di immaginare la crescita.
Affinché questo accada, però, è necessaria una riforma ambiziosa del nostro spazio digitale.
Una riforma in cui sia garantito il rispetto delle regole e dei diritti degli utenti consumatori, a partire dagli obblighi dei fornitori di servizi e prodotti e dalla sicurezza dei dati personali.
Nuove regole per i servizi e i mercati digitali
Prima di quest’ultimo passo, però, ci sono da stabilire le regole e gli standard comuni, soprattutto per garantire diritti e libertà, sicurezza e tutela dei dati.
Per questo, proprio in queste ore, la Commissione europea sta lavorando ad un nuovo pacchetto normativo che consenta di disegnare il mercato digitale comune dei prossimi anni.
Due i livelli di intervento: il primo è dedicato ai servizi digitali (Digital service act o Dsa) e impone obblighi e sanzioni agli intermediari di contenuti; il secondo è invece dedicato ai mercati digitali (Digital market act o Dma) e impone obblighi e sanzioni alle cosiddette Big Tech, cioè Google, Amazon, Facebook, Microsoft e Apple.
It is one world. So #DigitalServiceAct & #DigitalMarketsAct will create safe & trustworthy services while protecting freedom of expression. Give new do’s & don’t to gatekeepers of the digital part of our world – to ensure fair use of data, interoperability & no self-preferences.
— Margrethe Vestager (@vestager) December 15, 2020
Proposte di provvedimenti
In base ad una bozza di documento che abbiamo avuto modo di visionare, le proposte d’azione sono rivolte principalmente verso le grandi piattaforme online e verso la protezione dei dati personali.
Per quanto riguarda le piattaforme online, i cosiddetti GAFA, acronimo inglese che sta per Google, Amazon Facebook e Apple (a volte si aggiunge anche Microsoft e diventa GAFAM), la Commissione un atto di enforcement rispetto alla normativa attuale.
I GAFA rischiano troppo poco per le violazioni delle regole già esistenti, soprattutto in confronto a quanto guadagnano. Qualsiasi sanzioni si decida, sarà sempre un’inezia rispetto al fatturato miliardario delle multinazionali tecnologiche.
Di fatto, si chiede che le multe da comminare in caso di violazione delle norme siano molto più alte delle attuali, in un range che va dal 6 al 10% del fatturato.
Servizi digitali (Dsa)
Nel Digital service act aumentano quanti le responsabilità a carico delle cosiddette Big Tech nell’esercizio di contenimento e repressione di ogni tipo di manifestazione di illegalità online (tra cui anche la disinformazione o fake news, truffe e furti online, linguaggi d’odio, cyber terrorismo, cyber bullismo, pedopornografia, violazione del copyright).
A dover essere protetti sono i contenuti e certamente i dati. Per questo, secondo quanto riportato dalla bozza in circolazione, sarà loro chiesto di potenziare ed adattare i loro logaritmi per un monitoraggio più approfondito nella ricerca di contenuti illegali e nella loro immediata rimozione.
Per far questo serviranno un numero adeguato di moderatori che in caso di notifica dovranno intervenire in tempo reale.
Ogni Stato membro deve indicare un’autorità nazionale responsabile della regolamentazione dei social network e delle piattaforme online (ma anche marketplace, motori di ricerca, videogiochi e altri servizi), che farà inoltre parte di un consiglio permanente europeo con il compito di garantire il corretto rispetto delle leggi in vigore.
Tutti i dati relativi a tali attività andranno condivisi con le autorità nazionali ed europee competenti ogni sei mesi, pena una multa che potrebbe arrivare al 6% del fatturato globale della piattaforma.
Mercati digitali (Dma)
Per proteggere la libera concorrenza, invece, con il Digital market act, la parte complementare del pacchetto sui servizi e il mercato digitali, si chiede alle piattaforme di rispettare le regole della libera competizione per evitare ogni tipo di oligopolio e di pratica scorretta o abuso di posizione dominante.
Anche in questo caso, la pena prevista potrebbe arrivare fino al 10% del fatturato globale di Google, Amazon Facebook e Apple.
Concretamente, la legge sui mercati digitali:
- si applicherà solo ai principali fornitori dei servizi di piattaforme di base più inclini a ricorrere a pratiche sleali, come i motori di ricerca, i social network o i servizi di intermediazione online, che soddisfano i criteri legislativi oggettivi per essere designati come controllori dell’accesso;
- fisserà soglie quantitative come base per individuare controllori dell’accesso presunti. La Commissione avrà inoltre la facoltà di designare imprese che fungano da controllori dell’accesso, a seguito di un’indagine di mercato;
- vieterà una serie di pratiche chiaramente sleali, come impedire agli utenti di disinstallare software o applicazioni preinstallati;
- imporrà ai controllori dell’accesso di predisporre in modo proattivo determinate misure, ad esempio misure mirate che consentano al software di terzi di funzionare correttamente e di interoperare con i loro servizi;
- prevederà sanzioni in caso di inadempienza, che potrebbero comprendere ammende fino al 10% del fatturato mondiale del controllore dell’accesso, al fine di garantire l’efficacia delle nuove norme. In caso di recidiva, queste sanzioni possono prevedere anche l’obbligo di adottare misure strutturali, fino all’eventuale cessione di determinate attività nei casi in cui non siano disponibili altre misure alternative altrettanto efficaci per garantire il rispetto delle norme;
- consentirà alla Commissione di svolgere indagini di mercato mirate per valutare se a tali norme debbano essere aggiunte nuove pratiche e nuovi servizi dei controllori dell’accesso al fine di garantire che le nuove norme relative ai controllori dell’accesso tengano il passo con la rapida evoluzione dei mercati digitali.
Tutela dei dati
I dati sono il petrolio della nuova economia globale, quindi vanno difesi con la massima efficacia e il massimo rigore.
Intanto le Big Tech dovranno cooperare maggiormente con Bruxelles, tanto che avranno l’obbligo di condividere le informazioni relative ai loro algoritmi e al loro funzionamento.
Stop ai grandi profitti sui dati personali, che vengono utilizzati come strumento finanziario per trarre vantaggi competitivi sul mercato.
Dati che vengono raccolti troppo spesso a nostra insaputa tramite i classici strumenti di profilazione online, che incontriamo nella nostra navigazione di internet quotidiana, tra cui anche i cookies.
Prossime tappe
Il Parlamento europeo e gli Stati membri dovranno discutere ora le proposte della Commissione nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.
In caso di adozione, il testo definitivo sarà direttamente applicabile in tutta l’Unione europea.