Apple non è un marchio ‘per soli ricchi’. Tim Cook rilancia il prossimo arrivo di un iPhone low-cost

di Alessandra Talarico |

Intanto si apprende che l'ex manager Paul Devine si è dichiarato colpevole di frode verso la società, alla quale - tra il 2005 e il 2010 - ha sottratto informazioni sui prodotti dietro il pagamento di tangenti.

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Tim Cook e Steve Jobs

Probabilmente non si chiamerà iPhone nano, come in molti avevano già suggerito, ma sicuramente arriverà un iPhone economico perché Apple non è un marchio solo “per i ricchi”.

 

Lo ha affermato il Chief Operating Officer Tim Cook nel corso di un’intervista all’analista Bernstein Toni Sacconaghi, sottolineando che il gruppo intende affermarsi anche nel mercato delle prepagate, nel quale il prezzo dei dispositivi è un fattore essenziale.

Apple, insomma, vuole essere “per tutti” e non intende abbandonare alcun mercato, ha affermato ancora Cook, riferendosi poi alla Cina come “un classico mercato prepagato” che la società non vuole farsi sfuggire.

 

In Europa è già possibile acquistare l’iPhone ‘nudo’, cioè con la possibilità di utilizzare una Sim card senza per forza doversi abbonare per 2 anni a un operatore, ma gli utenti che scelgono questa strada pagano il dispositivo fino a 779 euro per l’iPhone 4 da 42 GB.

Sacconaghi ha anche riportato una frase del responsabile finanziario Peter Oppenheimer, secondo cui Apple non lascerà dettare i termini agli operatori, rafforzando la tesi secondo cui Apple starebbe preparando una soft-Sim, una tecnologia che consentirebbe agli utenti di scegliere l’operatore direttamente all’acquisto o in una fase successiva attraverso un’applicazione scaricabile dall’App Store, senza la necessità di andare presso il punto vendita per l’attivazione.

 

Si apprende intanto che un ex manager Apple, Paul Devine, si è dichiarato colpevole di 23 capi d’imputazione, compresi cospirazione e riciclaggio, nell’ambito di un caso di tangenti che coinvolge 6 fornitori asiatici della società di Cupertino.

Devine, arrestato il 13 agosto, ha ammesso di aver frodato Apple tra il 2005 e il 2010 e ha deciso di rinunciare a proventi illeciti per circa 2,28 milioni di dollari e a ‘regali’ del valore di oltre 10 milioni di dollari.

Devine, in sostanza, dietro pagamento di denaro, inviava informazioni confidenziali sui prodotti ai fornitori e ai produttori, come le specifiche e i target di prezzo. Dati che Apple, come qualsiasi altra azienda, ha sempre custodito gelosamente.

Lo stesso imputato ha ammesso che le perdite attribuibili al suo comportamento si aggirano intorno ai due miliardi e mezzo di dollari.
 

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