L’ultimo tavolo di confronto della prima giornata dell’evento online 5GItaly 2020 e il Recovery Fund, moderato da Raffaele Barberio e dal titolo “5G, Il Cloud e i dati italiani”, è stato dedicato alla tecnologia cloud computing, all’infrastruttura europea Gaia-X e al tema della sovranità digitale.
“5g e cloud è un tema rilevante e decisivo per lo sviluppo dell’Unione europea. Se l’hardware è cinese, gli Stati Uniti hanno il predominio del cloud. Nel mezzo c’è l’Unione europea, che si è ritagliata un ruolo nello spazio delle regole. Regole che sono embedded, dentro la tecnologia.
Quando il regolatore non segue l’evoluzione del mercato e della tecnologia prende la strada sbagliata e deve tornare indietro.
Parliamo di regole fondamentali che vanno inserite subito, perchè successivamente si rischia l’effetto retromarcia. Si tratta di regole che devono essere coerenti con il welfare che l’Unione vuole garantire. Le regole comportano costi però, che se scaricati sulla tecnologia la rendono antieconomica. Il Gsm ha vinto a suo tempo perché era una tecnologia molto economica. Il nostro welfare, quello europeo, genera extracosti e dobbiamo capire chi è che li dovrà pagare”, ha spiegato Fabio Bassan, Professore, Roma Tre.
“Li facciamo pagare all’Unione? Se si tratta di servizi pubblici deve intervenire lo Stato. Un’altra risposta possibile è quantificare questi costi corrispondenti al welfare come abbiamo fatto con le telecomunicazioni e con il servizio universale, cioè creiamo un cluster e vediamo come il mercato riesce a partecipare. Una terza via, invece, ci suggerisce che questi costi li paga il mercato.
Il Gdpr era considerato una regolazione che comportava costi enormi per le imprese e oggi invece è applicata da tutti, compresi coloro che più erano contrari. Questo perché il mercato, quando si trova davanti alle regole, prima le critica, poi vi si adatta e quindi le trasforma in opportunità. Se questo è vero, il mercato pagherà i costi, gli extracosti dei diritti embedded nella tecnologia.
I soldi pubblici allora a che servono, se ci pensa il mercato, dove vanno indirizzati? Questi andrebbero indirizzati a costituire un framework in cui la competizione avviene su un piano orizzontale e non inclinato. Occorre sviluppare e mettere a disposizione infrastrutture che mettano tutti sullo stesso piano in termini di regole e tecnologie”, ha continuato Bassan.
“Un’infrastruttura di base su cui il mercato può sviluppare servizi bancari, finanziari, assicurativi, energetici, sanitari, IoT, smart city, per la domotica, per garantire sovranità sui dati, protezione dei diritti. Se non creiamo questa infrastruttura non avremo modo di sostenere l’offerta necessaria per garantire il welfare che abbiamo in mente. Questo è il cloud europeo. Può darsi che trovi la sua strada in maniera simile a quanto accaduto al Gsm – ha precisato il professore – oppure può darsi che si segua il modello francese, con un raggruppamento di imprese che sviluppano prodotti e servizi. È poco probabile che i Governi possano andare in questa direzione, ma è possibile una via di mezzo. Una soluzione in cui si creeranno protocolli e standard con la definizione di regole, quelle regole embedded di prima, che consentano poi a parte dell’industria europea, come i semiconduttori o delle batterie, di proseguire in una dimensione in cui abbiamo un piano che non è più inclinato, ma orizzontale”.
Sulla sovranità digitale è intervenuto Michele Zunino, amministratore delegato di Netalia: “Fino a qualche anno fa si parlava di cloud solo in termini tecnologici, non giuridici o regolatori, come oggi, che li vede centrali per l’evoluzione di questo tipo di servizi.
Gaia-X è qualcosa che aspettavamo, perché era necessario introdurre una regola generale alla quale uniformarsi, sia in termini di interfacce, sia per superare il lock-in tecnologico, in cui il provider non è visto più come un accentratore dell’informazione degli altri, dei suoi clienti perlomeno, ma ci ritroviamo una situazione in cui i dati possono essere liberamente disposti a seconda delle esigenze.
Da qui prendono vita le architetture cloud e multicloud, che oggi sono all’ordine del giorno”.
“Netalia è uno dei membri del primo giorno di Gaia-X. È interessante l’evoluzione operativa di questa infrastruttura, con i tavoli regionali tramite cui possono essere sviluppate iniziative locali volte a difendere il tema della sovranità digitale. Rappresenta un elemento di grande armonizzazione tra tutti i soggetti che operano nel mercato del cloud che devono essere ricondotti ad una legislazione che tuteli gli interessi loro e dei clienti. Inizia ad emergere una coscienza generale del pericolo derivante da una gestione non corretta degli asset digitali”, ha detto l’ad.
Tre gli elementi chiave della tecnologia su cui Zunino ci ha invitati a riflettere: “gli aspetti fiscali, del dove le grandi aziende tecnologiche pagano le tasse, un tema ampiamente dibattuto; la proprietà intellettuale, tema da approfondire; la capacità di computing, in un mondo che si sta spostando verso l’analisi del dato per poter ottenere informazioni utili alle decisioni, in maniera competitiva sul mercato, un elemento chiave anche per comprendere l’importanza della sovranità digitale. Sovranità che di fatto è la difesa di un’economia, non solo di un comparto”.
“L’Istituto Eurispes sono 30 anni che cerca di esaminare e comprendere le ricadute delle policy ma in particolare anche per quanto riguarda la cybersecurity capire qual è l’impatto della trasformazione digitale per le persone e le imprese, la società e le Istituzioni”, ha affermato Roberto De Vita, Presidente Osservatorio Cybersecurity, Eurispes.
“Partiamo dal presupposto che i dati debbano essere definiti come bene pubblico, come l’acqua e l’aria, sono prodotti dai cittadini e da dispositivi che vivono in relazione con le persone. È il motivo per il quale l’Osservatorio ha considerato il 5G come fattore di accelerazione straordinaria nella messa a disposizione per tutti di questi dati, nella loro archiviazione e nella moltiplicazione della capacità di calcolo per processare e ricavare più significati dai dati”, ha proseguito De Vita.
“I dati rappresentano la ricchezza delle persone e delle nazioni ed è un trasferimento di ricchezza continuativo che viene operato, che solleva diverse questioni come quelle relative alla creazione del valore. Al momento noi assistiamo ad una privatizzazione di questo valore, senza redistribuzione. Il tema della data value cammina accanto a quello della data governance – ha concluso il Presidente – per rendere accessibili tali dati a quante più piattaforme possibili per consentire ai settori più disparati anche per chi è in possesso di bassa capacità tecnologica di poter sfruttare il potenziale dei dati e i processi di anali e decisione connessi. Sovranità digitale significa tutto questo e un elevato livello di protezione dei dati”.