Dividendo digitale: l’Agcom invita a ‘liberare le frequenze a favore delle telco’ e non nasconde il timore per gli OTT che ‘portano via ricavi’

di Raffaella Natale |

Sull’unbundling, France Bernabè ha dichiarato che ‘l’obbligo proposto dall’Agcom non è giustificato’.

Italia


Corrado Calabrò

“Le frequenze devono essere liberate e messe a servizio degli operatori tlc come dicono le Direttive europee“. Lo ha dichiarato il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, intervenendo stamani al Convegno organizzato dall’Organo di Vigilanza Telecom Italia al museo Maxxi.

“Ogni indugio – ha detto con fermezza il presidente dell’Autorità – non è più tollerabile”.

Dalla gara sulle frequenze del dividendo digitale esterno, il governo punta a incassare 2,4 miliardi da destinare alla copertura della legge di stabilità 2011. Un obiettivo rilevante.

Calabrò ha quindi sottolineato che ci saranno “elementi pro e contro” riguardo l’asta: “Positiva è la grande richiesta di servizi mobili che non c’era all’epoca della gara per il Gsm e questa è una condizione di vantaggio”.

Peraltro, c’è una vera ombra di preoccupazione per la posizione degli operatori Over-the-Top, come ad esempio Google, Apple e Facebook, che, secondo il presidente, “portano via ricavi”.

Quindi, per Calabrò, “ci sono presupposti per il successo della gara ma non posso negare la preoccupazione per il ruolo degli OTT”.

 

Il presidente dell’Agcom ha infine espresso apprensione per l’andamento del mercato dell’Information Technology in Italia che “non riesce ancora a invertire la rotta. Lo sviluppo delle reti NGN procede stentatamente e a passo più lento del previsto, mentre sul mobile c’è un collo di bottiglia che può pregiudicare la svolta digitale, c’è un bisogno urgente di frequenze perché se non interveniamo la rete mobile rischia il collasso”.

 

Uno dei nodi principali è il timore delle telcos che le frequenze nello spettro a 2.6 GHz, in mano alla Difesa, vengano cedute al ministero dello Sviluppo economico solo dietro pagamento, com’è stato in passato per Umts e WiMax.

Proprio ieri il Ministro Paolo Romani ha assicurato gli operatori, sostenendo che le frequenze del Ministero della Difesa, che dovranno essere messe all’asta insieme a quelle del dividendo digitale esterno, “non sono mai sparite, il ministero aveva una riserva sul canale 69 che dovrà essere messo a disposizione come tutti i canali della banda 800″.

 

Altro controverso aspetto è la decisione governativa di ridurre le risorse frequenziali finora in mano alle Tv locali, dislocando le frequenze da 790 a 862 MHz (canali UHF 61-69) a favore della banda larga mobile.

Le emittenti sono sul piede di guerra. Le associazioni di categoria hanno chiesto un’audizione immediata al ministero per contestare formalmente la riallocazione della banda 790-862Mhz al mobile terrestre per servizi di comunicazioni elettroniche.

 

Sullo sviluppo delle reti in fibra ottica pesa invece la questione dell’unbundling. Stamani Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, ha fatto sapere che “L’obbligo di unbundling della fibra proposto dall’Autorità garante per le comunicazioni a partire dal 2013 nelle aree territoriali cosiddette in monopolio è del tutto non proporzionato e non giustificato in quanto prescinde completamente da una valutazione della sufficienza degli altri obblighi di accesso già imposti a Telecom Italia”.

 

In particolare l’Ad del gruppo ha ricordato la posizione di Telecom nella consultazione pubblica avviata da Agcom sugli orientamenti in materia di reti di nuova generazione.

Per Bernabè, “l’imposizione di nuovi obblighi in capo a Telecom o la modifica di obblighi precedentemente imposti richiede necessariamente l’apertura di un nuovo procedimento di analisi di mercato”.

“Riteniamo infatti – ha aggiunto – che la revisione dell’attuale quadro regolamentare in materia di reti di nuova generazione non porta a prescindere da un’analisi approfondita sull’effettivo potere di mercato che la nostra società detiene a livello territoriale, tenendo dunque conto delle prospettive di sviluppo, a livello locale, della concorrenza infrastrutturale delle nuove reti’.

 

Il piano industriale di Telecom Italia prevede lo sviluppo delle reti di nuova generazione entro il 2012 nelle prime 13 città italiane in architettura Fiber-to-the-home (Ftth) e lo sviluppo in ulteriori 125 città, di cui 27 nel 2013 in architettura Fiber-to-the cabinet (Fttc).

Bernabè ha spiegato che “il nostro piano di sviluppo delle nuove reti va avanti secondo le tempistiche prestabilite e a breve ci apprestiamo a lanciare l’offerta di servizi retail ultrabroadband a 100 mega”.

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