Transizione

GB, Piano green di Johnson: stop vendita auto benzina e diesel entro il 2030

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Dieci anni per cambiare pelle, così la Gran Bretagna decide di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento: investendo in mobilità elettrica, fonti rinnovabili, idrogeno, efficienza energetica, finanza verde, ma anche nucleare. Tante le critiche: più speculazioni che idee concrete e poche le risorse.

Il Premier britannico Boris Johnson ha spiazzato tutti annunciando un nuovo ambizioso piano green per il Paese: “Plan for a Green Industrial Revolution”.

Costo complessivo dell’operazione circa 12 miliardi di sterline per un periodo di tempo di dieci anni.

Un piano in dieci punti principali da realizzare entro il 2030 che potrebbe creare almeno 250 mila nuovi posti di lavoro, secondo quanto annunciato da Johnson che è ancora in isolamento cautelare per gli effetti del Covid-19.

Gli interventi più rilevanti saranno rivolti al Nord dell’Inghilterra, in Scozia, Galles e Midlands.

I punti del piano per la transizione green

Si parte con lo stop alle vendite di auto a benzina e diesel entro il 2030, con la sola eccezione delle auto ibride, che comunque non saranno più vendute a partire dal 2035.

Aumenterà la generazione di energia elettrica da piattaforme eoliche offshore a 40 GW, sufficienti ad alimentare tutte le case del Regno Unito.

Parte dell’energia verde generata servirà per ricaricare auto e altri mezzi di trasporto a motore elettrico, che serviranno per sostenere l’industria automobilistica nazionale nella fase di transizione.

Entro il 2030 almeno una città del Paese sarà completamente riscaldata con l’idrogeno, quindi crescerà anche la produzione di idrogeno su scala nazionale ad almeno 5GW (idrogeno a basso impatto ambientale, non specificato se “green hydrogen”).

525 milioni di sterline saranno invece investite per potenziare gli impianti nucleari della Gran Bretagna, con l’arrivo di reattori di nuova generazione.

Un miliardo di sterline circa sarà speso per l’efficienza energetica e l’isolamento termico di abitazioni ed edifici pubblici, mentre 200 milioni di sterline serviranno per la ricerca di nuove tecnologie adibite alla cattura e lo stoccaggio di CO2 (rimozione di almeno 10 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030).

Ogni anno dovranno essere piantati alberi per almeno 30 mila ettari di nuove foreste a tutela e accrescimento del patrimonio boschivo.

I trasporti pubblici dovranno essere di migliore qualità e senza emissioni inquinanti, ma andranno promosse anche altre forme di mobilità personale come la bicicletta, la micromobilità elettrica e i percorsi pedonali.

Londra, infine, dovrà diventare la capitale mondiale della finanza green.

Le reazioni

Un piano subito criticato dall’opposizione. Secondo quanto riportato dal quotidiano The Guardian, il leader laburista Ed Miliband avrebbe dichiarato: “L’annuncio del Governo non soddisfa neanche lontanamente le necessità del Paese, che sono tutelare i posti di lavoro messi a dura prova dalla pandemia, far ripartire l’economia facendo leva sulla transizione verde e contrastare la crisi ambientale e climatica”.

Il piano per la transizione verde presentato dai laburisti prevedeva investimenti per 30 miliardi di sterline da realizzarsi in 18 mesi.

Questa sembra una lista della spesa, non un piano governativo per affrontare in maniera proattiva l’emergenza climatica e le sfide terribili dell’inquinamento e del surriscaldamento globale, impegnando solo una minima parte delle risorse necessarie”, ha spiegato Caroline Lucas del Partito dei Verdi.

Secondo Rebecca Newsom di Greenpeace UK: “È un peccato che il Primo ministro rimanga fermo su delle soluzioni speculative, come il nucleare e l’idrogeno da combustibili fossili, che non ci permetteranno di raggiungere il target zero emissioni in tempi brevi”.

Dalla parte del Governo invece, il direttore generale della Confindustria locale (Confederation of British Industry), Josh Hardie, che plaude al coraggio del Premier che ha finalmente segnato la strada da seguire per la transizione alla green economy.

Favorevole al bando delle auto più inquinanti, “che saranno sostituite da quelle elettriche”, è il direttore dalla piattaforma National Grid, Nicola Shaw, secondo cui: “E’ ora possibile fare il salto in avanti richiesto dalle grandi sfide ambientali e climatiche del nostro tempo”.

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