Italia
“L’industria italiana del gioco legale costituisce oggi uno dei settori economici nazionali in cui l’infiltrazione di organizzazioni criminali e di capitali illeciti incontra maggiori ostacoli. Questo grazie allo stringente quadro normativo entro cui si è evoluta nell’ultimo decennio e ai severi sistemi di vigilanza a cui è sottoposta, che non verificano solo il rispetto delle norme, ma si estendono a importanti aspetti gestionali dei Concessionari e delle imprese partners. Il problema di presenze criminali sussiste, invece, per il mercato del gioco illegale, ancora di dimensioni tali da costituire la base di fenomeni di riciclaggio del denaro“. E’ quanto sostenuto questa mattina dalla delegazione dell’Area “Gioco e intrattenimento” di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici (Csit), fra cui vi erano il coordinatore Massimo Passamonti, presidente di Giochi e Società, Giovanni Emilio Maggi presidente di Acadi, Italo Marcotti presidente di Federbingo, Massimiliano Pucci presidente di As.Tro, Francesco Spagnuolo consigliere Acmi, Luigi Perissich, direttore generale di Csit, nel corso di un’audizione da parte del VI Comitato (Riciclaggio e misure patrimoniali e finanziarie di contrasto) della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali.
“A partire dal 2002 – ha spiegato la delegazione di Csit – l’industria dei giochi e delle scommesse, ha subito un importante processo evolutivo sulla spinta di adeguamenti giuridico-normativi che hanno permesso di ridurre drasticamente l’area dell’illegalità. In particolare si sono rivelati fattori determinanti della strutturazione e rafforzamento del mercato legale, l’ampliamento del sistema delle concessioni da parte dello Stato, la stretta collaborazione degli imprenditori concessionari con l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (Aams) e con le forze dell’ordine, lo sforzo finanziario e tecnologico compiuto per rendere sempre più efficiente e sicuro i sistemi di gioco sia fisici che remoti. Il risultato è che la filiera del gioco e dell’intrattenimento è oggi un’industria importante che occupa oltre 60 mila addetti, produce un volume di affari di 61 miliardi di euro, che al netto di pay-out (somme che ritornano ai giocatori sotto forma di vincite) di circa 45 miliardi, vale una spesa reale di circa 16-17 miliardi euro, dei quali poi vanno all’erario quasi 10 miliardi di euro sotto forma di prelievo fiscale e diritti amministrativi“.
Non a caso, il sistema italiano è divenuto il modello di riferimento all’interno dell’Unione Europea. La Francia, dopo anni di studio, ha adottato nell’aprile del 2010, una legge di regolamentazione del proprio settore del gioco on line, che ricalca i principi cardine della legislazione italiana in materia, e altri paesi, tra cui la Spagna e la Danimarca, si apprestano, in questi mesi, a fare altrettanto.
La Commissione parlamentare ha ascoltato per quasi due ore i rappresentanti di Csit che hanno, inoltre, colto l’occasione per sfatare il mito della clonazione delle smart-card alla base del sistema di controllo in rete delle macchine per il gioco “comma 6a” che, al contrario, rappresentano un elemento di forte sicurezza essendo basata su una tecnologia utilizzata anche dal sistema bancario. L’audizione si è conclusa con la presentazione da parte di Csit di alcune proposte riguardanti, tra l’altro, l’istituzione di una sezione unica del Tar in materia di giochi per dare uniformità ai pronunciamenti in materia ed evitare interpretazioni normative che talvolta permettono di eludere le norme a tutela del settore e la realizzazione di sistemi di controllo più efficaci sia nei confronti di soggetti che operano illegalmente dall’estero, sia di realtà, sempre illegali, di gioco on-line e di altre situazioni che oggi sfuggono alle verifiche. Secondo Csit, dal contrasto nei confronti di questi fenomeni di illegalità potrebbe emergere un’ulteriore importante quota del mercato dei Giochi che può essere stimata in almeno 10 miliardi di euro l’anno. Quanto alla prossima gara di concessioni del bingo è stata sottolineata l’esigenza di richiedere ai candidati standard tecnici ed economico-finanziari che garantiscano maggiore solidità finanziaria, professionalità e trasparenza, accompagnati da efficaci strumenti sanzionatori e repressivi. A sua volta la Commissione parlamentare ha chiesto ulteriori approfondimenti, che saranno oggetto di un prossimo documento della Federazione.