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Sul mercato audiovisivo sta avvenendo uno ‘tsunami’. Così ha detto il Ministro francese Frédéric Mitterrand nel corso del MIPTV di Cannes, riferendosi alla forte avanzata degli Over-the-Top nella connected Tv.
Netflix ha investito nella diffusione in esclusiva di serie tv per gli abbonati (Leggi articolo), Google sarebbe pronta a investire 100 milioni di euro per aggiungere a YouTube una ventina di canali tv (Leggi articolo) giusto per citare le notizie degli ultimi giorni.
In questo contesto anche Hulu – che dovrebbe presto superare la soglia del milione di abbonati alla propria offerta premium e lavora già con 264 fornitori di contenuti – e Amazon continuano a investire.
Quanto a Facebook, che ha stretto un accordo con Warner per la distribuzione di film (Leggi articolo), e Apple sono già impegnate ma con un modello differente che prevede una commissione del 30% sul prezzo di vendita (Leggi articolo).
Segno inequivocabile di una rivoluzione in atto col rischio, per i broadcaster tradizionali, di essere messi all’angolo dalle web company.
Per Gilles Fontaine, direttore del dipartimento Media di Idate, non si può ancora parlare di ‘minaccia’ per le reti televisive ma “lo scenario è ormai chiaramente aperto: i cataloghi delle major americane, oggi usati dalle Tv via cavo e su digitale terrestre, saranno presto a disposizione delle piattaforme online”.
In questo senso, Canal+ ha illustrato una strategia incentrata sulla produzione francese per ridurre la dipendenza dai contenuti americani.
Il business è stato fiutato anche dai produttori di televisori. Secondo le previsioni, quest’anno il 25% delle vendite riguarderà appunto Tv con modalità di connessione internet. E se il fenomeno riguarda ancora marginalmente il mercato consumer, non è così per i vendor che hanno già gli scaffali pieni di televisori connessi.
Il 55% dei modelli LG, in uscita nel 2011, prevedono la funzione di collegamento alla rete. La cifra arriva al 75% per Samsung.
Ma come verranno accolti dai consumatori? Samsung ha già annunciato una campagna online per il lancio dei nuovi prodotti.
Per i produttori si tratta di entrate supplementari, dopo anni di ribassi dei prezzi a due cifre. Un’opportunità anche di rilancio dei televisori 3D e LED, perché molti prevedono queste funzionalità solo per il segmento di fascia alta.
Si rischia un altro flop? Forse sì visto che dovranno fare i conti con gli internet service provider che offrono già contenuti attraverso i loro decoder. Ma anche con le web company come Google e Apple Tv e soprattutto con i broadcaster poco intenzionati a mettere a disposizione i loro programmi per servizi online che possono spostare l’audience.
La nuova sfida si giocherà proprio sulla ricerca di business model in grado di soddisfare le esigenze di tutti.