Proprietà intellettuale: i broadcaster UK fanno fronte comune contro il governo. No al modello USA

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ITV, Channel 4 e BSkyB hanno consegnato al Primo ministro David Cameron un Report (disponibile a piè di pagina) che sottolinea l’impatto negativo di norme più soft sull’industria audiovisiva.

Gran Bretagna


David Cameron

I principali operatori televisivi britannici si sono schierati contro le ultime decisioni del governo in materia di proprietà intellettuale, avvertendo che le variazioni annunciate potrebbero colpire duramente la capacità del settore a reinvestire i profitti nella crescita economica.

I vertici delle maggiori Tv commerciali – ITV, Channel 4 e BSkyB – hanno unito le loro forze all’associazione PACT e scritto al Primo ministro, David Cameron, chiedendo che continui a sostenere gli investimenti dell’audiovisivo in contenuti originali, ma soprattutto le nuove fruizioni su diverse piattaforme e dispositivi.

 

Lo scorso anno, Cameron ha annunciato che avrebbe cambiato le norme sull’IP, costituendo un gruppo di lavoro che dovrebbe consegnare il dossier nei prossimi giorni.

Il modello da seguire è quello americano con grande spazio agli Over-the-Top e al crescente mercato dei contenuti digitali

 

Ma i broadcaster non sono d’accordo e hanno consegnato il Report indipendente “Creative UK: the Audiovisual Sector & Economic Success“, scritto da Robin Foster e Tom Broughton di Communications Chambers, per indicare l’ampio impatto economico dell’audiovisivo sull’economia britannica e il bisogno di continuare ad appoggiare le start up e tutte le compagnie leader a livello mondiale.

Lo Studio chiarisce anche che l’attuale quadro regolamentare sulla proprietà intellettuale ha avuto un ruolo molto importante per lo sviluppo del settore e conclude che norme più rigide sono una condizione essenziale per la crescita futura del mercato.  

Gli operatori televisivi sono del parere che regole più soft sulla proprietà intellettuale minaccerebbero le società e la loro possibilità di generare profitti e creare occupazione, sostenere l’innovazione e la diversità culturale in un momento di crisi internazionale.

 

Cameron però ritiene che l’attuale sistema legislativo non consenta alle web company mondiali di radicarsi sul mercato britannico, ormai caratterizzato da norme vecchie e non rispondenti alle nuove esigenze dell’era dell’informazione.

 

Secondo il Report, al momento il Regno Unito è il più importante laboratorio creativo del mondo per la televisione con più di 500 canali che competono per avere l’attenzione dei telespettatori.  

Gli analisti hanno stimato che il settore audiovisivo investe 4 miliardi di sterline l’anno nei contenuti britannici e sostiene più di 7.000 aziende (start up ma anche società già affermate nella produzione) e genera 132.000 posti di lavoro. Aggiungendo che nel 2008 la produzione indipendente nel Regno Unito valeva 2,2 miliardi, un aumento di circa il 170% sul decennio precedente, e nel 2010 la metà della spesa in contenuti nazionali è andata a compagnie di produzione indipendenti.

 

Realizzare queste somme, aggiungendo la vendita sui mercati internazionali di programmi britannici e le attività associate per 1,5 miliardi di sterline, è stato possibile grazie a norme che hanno introdotto un regime ‘strong’ per la gestione della proprietà intellettuale.

 

Indebolire il settore, hanno concluso i broadcaster, potrebbe innescare una spirale  viziosa che porterebbe un drastico calo di profitti, investimenti e audience.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

 

Creative UK: the Audiovisual Sector & Economic Success

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