Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte torna a spingere sulla rete unica dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno, ma cresce l’incertezza sul dossier rete unica. I tempi dell’operazione rischiano di slittare rispetto alla stringente tabella di marcia fissata dal piano di Tim per la creazione della nuova entità AccessCo entro marzo 2021.
Interessi divergenti
Da una parte, quindi, cresce l’urgenza del premier Conte di portare avanti il dossier rete unica per la realizzazione della banda ultralarga in tutto il paese. Ma dall’altra la complessità del dossier e la pluralità di soggetti e interessi spesso divergenti coinvolti non promette una conclusione rapida dei negoziati.
Due diligence e ruolo pivot di Enel
In particolare, secondo quanto riportato oggi dal Sole 24 Ore, sono due gli elementi che lasciano pensare ad un ritardo nelle operazioni, evidenziati da Equita Sim: da un lato, lo slittamento dei tempi previsti inizialmente sul dossier rete unica – era previsto l’avvio della valutazione degli asset Open Fiber e FiberCop entro il 20 settembre, con termine entro il 20 ottobre – e dall’altro il fatto che, secondo l’articolo, non sarebbe garantito che Enel torni a esaminare l’offerta presentata da Macquarie nel CdA del 15 ottobre.
I tempi per l’analisi dell’offerta potrebbero protrarsi ancora.
Secondo il quotidiano, oltre tutto, la società FiberCop non sarebbe ancora stata costituita.
Equita Sim ‘Titolo Tim debole, pesa l’incertezza’
“Pensiamo che la debolezza del titolo TIM, tornato sui livelli di fine luglio, rifletta l’incertezza sul dossier, su cui ci aspettavamo un’accelerazione in queste settimane, oltre alla debolezza del mercato brasiliano (la correzione di TIM Brazil in euro vale circa 4 cents sulla performance)”, concludono gli esperti di Equita Sim.
Quanto vale il 50% di Enel in Open Fiber?
Secondo altre indiscrezioni di Milano Finanza, il 50% di Open Fiber in mano a Enel potrebbe valere fino a 3 miliardi di euro al netto del debito, ovvero nella parte alta della forchetta dell’offerta del fondo australiano Macquarie. Il valore dell’earn out riconosciuto sarebbe di 350 milioni, a patto che Open Fiber ottenga un risarcimento da Tim a seguito della sentenza Antitrust sul progetto Cassiopea. Inoltre, dovrebbe essere garantita la realizzazione della rete unica AccessCo con annesse sinergie e l’applicazione del modello Rab.
L’offerta di 2,65 miliardi giunta ad Enel dal fondo australiano Macquarie per la quota del 50% detenuta in Open Fiber valorizza la società ad almeno 7,5 miliardi. E lo chiarisce in un Tweet Franco Bassanini, presidente di Open Fiber.
Ma dal comunicato Enel si ricava che l’equity value di Open Fiber è stimato in 5,3 md, al netto di eventuali earn out (rete unica, ecc.) che potrebbero incrementarlo. 7,5 è l’enterprise value, comprensivo del debito https://t.co/MCrWbV6Ext
— Franco Bassanini (@FrancoBassanini) September 18, 2020
Un valore, quello dell’operatore controllato da Enel e Cdp, che potrà soltanto crescere in prospettiva. Vedremo.
Quanto potrebbe valere Open Fiber se si quotasse?
C’è da dire peraltro che, secondo alcuni analisti, si tratterebbe di valutazioni che potrebbero cambiare radicalmente al rialzo se Open Fiber fosse quotata in borsa. In questo caso, la società controllata da Enel e Cdp potrebbe arrivare a valere fino a 15 miliardi di euro.
Sarebbe ancora indietro, invece, l’accordo sulla maggioranza della nuova entità con Cdp. Ieri intanto l’ad di Enel Francesco Starace si è incontrato con il Ministro per l’Economia, Roberto Gualtieri, per discutere dell’opportunità di fare una mappatura dei piani cablaggio di Open Fiber e di FiberCop.