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Il panorama degli attacchi informatici è pieno in fermento: i cyber criminali fanno breccia nei nostri pc tentando di scoprirci vulnerabili e poco attenti per trafugare dati remunerativi e adesso sembra che abbiano scovato un nuovo metodo per lucrare, colpendo di fatto target più deboli.
Svestiti i panni da hacker nerd, hanno indossato quelli di disturbatori in carne e ossa. Infatti sono loro i principali responsabili dell’aumento vertiginoso (+14% dei record) degli attacchi informatici “fisici”, quelli cioè effettuati non in remoto da un pc, ma con la “semplice” manomissione delle postazioni bancomat, POS fino ad arrivare ai distributori automatici di carburante. Tali attacchi infatti hanno scalato la classifica, risalendo in poco tempo al terzo posto con una percentuale totale dei record pari al 29.
Tale tendenza, riportata nell’ultimo Data Breach Investigations Report 2011 di Verizon Business, è confermata anche da un altro dato: l’abbassamento – registrato sul 92% degli attacchi – del livello di complessità. Mentre un attacco da remoto, indirizzato ad un computer, era un attacco altamente sofisticato e pilotato appunto dall’hacker che perpetrava il misfatto; adesso l’attacco avviene in maniera più semplice, lo si sferra senza guidarlo, quello che in gergo missilistico potrebbe essere proprio un attacco “fire and forget“, scegliendo quindi i loro bersagli più per opportunità che per scelta.
È per questo che le PMI adesso risultano di gran lunga le aziende più soggette ad attacchi (83%), i quali sono diretti per lo più a specifici settori industriali: in primis l’Hospitality (40%), per seguire il Retail (25%), che agli occhi degli hacker, appaiono come le strutture meno attente alla stessa sicurezza dei dati. Mentre appaiono in leggera flessione gli attacchi rivolti ad aziende appartenenti al settore finanziario (22%).