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Rete unica, HSBC ‘Il diavolo sta nei dettagli ancora sconosciuti’

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Diversi fattori di incertezza, non ultimo il giudizio vincolante dell'antitrust Ue, pesano sul buon esito del negoziato in atto nel nostro paese per la creazione della rete unica.

Il governo italiano è favorevole all’unione delle reti di Tim e Open Fiber, ma per i negoziati saranno tempi lunghi. E’ quanto emerge dall’ultimo report di HSBC Global Research, che ripercorre le tappe delle ultime novità della saga dell’estate sulla rete unica. Secondo quanto trapelato i Cda di Tim e Cdp stanno discutendo le linee generali dell’accordo: l’ex monopolista manterrebbe il controllo della nuova entità, ma con significative restrizioni di governance. Un passo in vanti positivo secondo gli analisti di HSBC, anche se “il viaggio è ancora lungo” e “la creazione di valore dipende da alcuni fattori cruciali che restano sconosciuti”.   

Per questo, il target price resta invariato secondo HSBC Global Research a 0,40 centesimi.

Negoziati più intensi

I negoziati per la rete unica si fanno via via più intensi. L’accordo in arrivo oggi a borse chiuse fra Tim e Cdp porrà le basi per il percorso da seguire, e tutto da scoprire, per raggiungere l’obiettivo.  

Certo, l’appoggio del Governo rende il progetto per l’ingresso di KKR in FiberCop più fattibile. FiberCop, che formalmente nasce oggi, è la società veicolo che contiene la rete secondaria di Tim, prevalentemente in rame (dagli armadi di strada fino alle case). Il fondo americano KKR ha offerto 1,8 miliardi di euro per il 37,5% di FiberCop, mentre Fastweb dovrebbe detenere una quota del 4,5% nella nuova società. Adesso, secondo il Sole 24 Ore, anche Cdp potrebbe ricevere la possibilità di entrare con una quota in FiberCop.

Tim-Cdp l’accordo

Oltre alla costituzione formale di Open Fiber, oggi i Cda di Tim e Cdp dovrebbero siglare un protocollo d’intesa per formalizzare le linee generali dell’accordo per la creazione della nuova società della rete con Open Fiber.

Il diavolo sta nei dettagli (sconosciuti)

La fusione fra le reti di Tim e Open Fiber, con una quota di maggioranza in mano a Tim, era la soluzione preferita da HSBC nel 2018, quando già si dibatteva sull’ipotesi di rete unica. “Rimuovere la minaccia di una seconda rete in fibra sostenuta dallo Stato sarebbe un fatto chiaramente positivo per Tim”, si legge nel report di HSBC Global Research. “Tuttavia, la strada per un accordo finale è ancora lungo”, mentre “l’entità di una potenziale creazione di valore dipende in larga misura da una serie di dettagli cruciali che ancora non si conoscono, fra cui il via libera delle autorità antitrust, la valutazione che si dà della rete – Cdp è certamente interessata d una valutazione congrua della rete di Open Fiber, detenendo una quota del 50% nella joint venture con Enel -, governance e regolazione futura (RAB?) della nuova entità”.

Antitrust, via libera non è scontato

Il via libera delle autorità antitrust non è affatto scontato. La proposta finale implicherà certamente una Fase 2, un’indagine ulteriore da parte dell’Agcm o della DG Competition della Commissione Ue, si legge nel report di HSBC. “Il fattore critico qui sarebbe il controllo di Tim, che i contraenti tenteranno di mitigare con un quadro stringente di governance per garantire che la nuova società della rete sia gestita in maniera il più possibile indipendente dal gruppo Telecom Italia”, si legge nel report. “Il controllo da parte di Tim potrebbe  rappresentare un problema anche con riferimento alle gare Infratel per la realizzazione di una rete a banda ultralarga nelle aree bianche (Cluster C e D), vinte da Open Fiber sulla base (fra le altre cose) del suo status di operatore wholesale only”, si legge.  

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