l'ipotesi

Bassanini: “Rete unica? Merger fra Tim-infrastrutture e Open Fiber sarebbe aperto a tutti”

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Franco Bassanini, presidente di Open Fiber: "Si può fare la rete unica Tlc partendo da una scissione proporzionale di Tim fra infrastrutture e servizi”.

“Finalmente il dibattito sulla rete unica imbocca la strada giusta”. Lo scrive il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, nel commentare le parole del viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, il quale ha parlato di una “rete unica tlc che deve essere neutrale – riporta Bassanini su Twitter – aperta a tutti, controllata da Stato/Cdp. La si può fare partendo da una scissione proporzionale di Tim fra infrastrutture e servizi”.

Secondo il presidente di Open Fiber, “il merger fra Tim-infrastrutture e Open Fiber – scrive ancora sul social – sarebbe aperto a tutti, Telco e investitori infrastrutturati, assicurerebbe una copertura universale del territorio in Ftth 5G, e edge cloud computing, eviterebbe esuberi di personale, rimedierebbe agli errori fatti nella privatizzazione di Sip”.

La fusione a cui fa riferimento Bassanini è un’ipotesi riportata dal Sole24Ore e dal Corriere della Sera oggi in edicola. Una nuova società della connessione, sotto il cui cappello confluiscano una rete unica della fibra, la vecchia rete fissa di tlc, le torri della telefonia mobile (4G ma anche le future reti del 5G) e poi anche i data center e cloud. È questa l’idea, scrive Il Sole 24 Ore, dietro il no del ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli alla strada riproposta ieri dall’ad di Tim, Luigi Gubitosi, per superare la sovrapposizione delle reti in fibra, ossia una rete, in cui conferire anche Open Fiber, controllata da Tim.

Il merger fra Tim-infrastrutture e Open Fiber? Un’ipotesi

Dall’attuale Tim, si legge sul giornale economico-finanziario, non sarebbe scorporata la telefonia mobile, ma soltanto i clienti, quelli che oggi renderebbero la società unica a controllo dell’ex monopolista un operatore verticalmente integrato. La scissione creerebbe due società gemelle con lo stesso azionariato, quotate in Borsa: i soci Vivendi, Elliott e Cdp rappresentati in entrambe. 

I primi due, o solo i francesi, potrebbero poi prendere il controllo della società con i clienti mentre Cdp (anche attraverso cessione o scambi azionari) potrebbe diventare socio di maggioranza relativa della Tim scissa, anche conferendo la partecipazione in Open Fiber.

Una volta realizzata la scissione e portata Cdp in posizione di controllo, il capitale della società potrebbe essere aperto a tutti. Operatori come Vodafone, se trovassero troppo oneroso investire nell’infrastruttura 5G, potrebbero conferire la loro rete e diventare azionisti. Cosa che in linea teorica potrebbe fare anche Enel, conferendo la sua partecipazione in Open Fiber salvo poi vendere la sua quota sul mercato. 

Cosa può fare Cdp il 31 agosto?

I nodi da sciogliere sono molti e, cosa tutt’altro che secondaria, mancano ancora le valutazioni degli asset, da cui dipendono pesi e poteri nella nuova società. Quello che gli osservatori si aspettano il 31 agosto, giorno del CdA di TIM, scrive il Corriere della Sera, se si troverà una convergenza tra le diverse posizioni al tavolo, è un impegno formale di Cdp a partecipare al progetto della rete unica, subordinato ad alcune condizioni, per accelerare la svolta digitale del Paese. 

Svolta che riguarda sicuramente l’estensione della copertura in fibra dell’Italia, ma che non può prescindere dallo sviluppo delle altre infrastrutture di telecomunicazioni, come le reti 5G, che richiedono massicci investimenti.

Non è escluso, infine, che nell’ambito della trattativa possa essere messo sul tavolo anche il tema della complementarietà tra reti fisse e mobili e quindi di una convergenza, anche societaria, nell’ambito di un piano infrastrutturale a lungo termine per lo sviluppo del Paese. 

Al 31 agosto mancano dieci giorni. Dieci giorni, probabilmente, in cui si deciderà il futuro digitale dell’Italia.

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