PhotoDNA: Facebook userà la tecnologia Microsoft per combattere la pedopornografia

di Alessandra Talarico |

La tecnologia calcola le caratteristiche di una data immagine – la sua ‘impronta digitale’- per confrontarle con altre copie della stessa immagine ed è già utilizzata dall'agenzia Usa National Center for Missing & Exploited Children.

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PhotoDNA

Facebook sarà la prima azienda, oltre a Microsoft, a utilizzare la tecnologia PhotoDNA per combattere la pedopornografia. La tecnologia, sviluppata da Microsoft Research, è stata messa a punto da Hany Farid, docente di informatica presso l’università di Dartmouth con l’obiettivo di aiutare il governo nella lotta contro la diffusione di immagini pedopornografiche online ed è già stata donata da Microsoft al National Center for Missing & Exploited Children, l’agenzia del governo americano (NCMEC), che dal 1984 si occupa di bambini scomparsi o rapiti e vittime di molestie o abusi sessuali.
 

Alla base di PhotoDNA, una tecnologia chiamata “robust hashing” che calcola le caratteristiche di una data immagine – la sua ‘impronta digitale’- per confrontarle con altre copie della stessa immagine.
Come per gli esseri umani, infatti, ogni foto è un po’ diversa dalle altre e il punto debole delle tecnologie usate finora risiede nel fatto che se l’immagine viene alterata in qualsiasi modo – modificandone la grandezza o il formato – la sua impronta originale viene modificata, rendendo impossibile seguirne le tracce e, quindi, identificare chi le utilizza, le compra o le vende.

L’adozione della tecnologia da parte di Facebook rappresenta un grande passo avanti, vista l’ampia base utenti del social network, utilizzato nel mondo da oltre 600 milioni di persone.

“Speriamo che la decisione di Facebook serva da trampolino di lancio per l’adozione di PhotoDNA anche da parte di altri provider”, ha scritto Bill Harmon, associate general counsel della divisione Digital Crimes di Microsoft, spiegando che il gruppo di Redmond ha implementato la tecnologia in Bing e SkyDrive e ha identificato oltre 2 miliardi di “immagini orribili”, che altrimenti non sarebbero state rintracciate.

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