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L’ha detto più volte Google: non è solo la Cina, o i regimi repressivi, a chiedere alle web company di censurare link e contenuti o di ottenere informazioni sugli internauti.
Secondo l’ultimo Transparency report appena pubblicato dal gruppo di Mountain View, Gran Bretagna e Stati Uniti sono tra io Paesi che fanno più richieste per rimuovere dei link o per ottenere informazioni sugli utenti.
Tra giungo e dicembre 2010, le autorità britanniche hanno inviato a Google 93.518 richieste relative alla soppressione di link relativi a pubblicità ingannevoli: di queste, 93.360 sono state accolte
La Corea del Sud ha inviato 32mila richieste, essenzialmente per evitare la divulgazione di un numero di identità nazionale (RNN).
Dall’Italia sono giunte 49 richieste relative alla soppressione di contenuti (tutte accolte). Tra queste, la richiesta di rimuovere un video da YouTube contenente critiche al premier Silvio Berlusconi e che simulava il suo assassinio da parte di un ragazzo armato di pistola. Il video è stato rimosso perchè, ha spiegato Google, “violava le Community Guidelines di YouTube”.
Dal nostro Paese, inoltre, sono giunte 837 richieste volte a ottenere informazioni sugli utenti: il 60% sono state accolte ‘totalmente o parzialmente’.
Dal Brasile è giunta la richiesta di rimuovere contenuti politici durante la campagna elettorale, mentre negli Usa sono stati soppressi oltre mille contenuti diffamatori verso un uomo e la sua famiglia. In Vietnam, invece, Google si è rifiutato di rimuovere dei risultati di ricerca relativi a “una determinata parola che generava commenti poco lusinghieri verso un ex dirigente” del Paese.
Riguardo invece la ‘classifica’ delle richieste volte a ottenere informazioni sugli internauti, sono in testa gli Usa, con 4.601 richieste (accolte nel 94% dei casi), seguiti dal Brasile (1.804), dall’India (1.699) e dalla Gran Bretagna (1.162).
“Fedeli al nostro impegno in favore della libertà di espressione e della lotta contro ogni forma di censura, abbiamo creato da oltre un anno il Transparency Report che riassume le richieste dei governi sui nostri utenti”, ha spiegato Matt Braithwaite, Transparency Engineering, sul blog della società, sottolineando che, per la prima volta, il documento contiene anche la percentuale di richieste accolte e rende note le ragioni delle richieste di ritiro dei contenuti (dalla diffamazione all’incitamento all’odio).
“Il nostro obiettivo è di fornire accesso alle informazioni e di proteggere la privacy dei nostri utenti: quando riceviamo una richiesta, prima di tutto ci assicuriamo che sia conforme alla legge”, ha aggiunto Braithwaite, aggiungendo che, “Quando è possibile, avvertiamo gli utenti che potrebbero essere interessati da una richiesta e, se riteniamo che questa sia eccessiva, cerchiamo di limitarne il campo di applicazione”.