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Continua a passo spedito lo sviluppo delle infrastrutture mobili di quarta generazione basate su LTE: sono 218 gli operatori impegnati a investire nella tecnologie in 81 paesi. Secondo l’ultimo report ‘Evolution to LTE’ della GSA (Global mobile Suppliers Association), 166 reti sono in via di sviluppo o in programma in 62 paesi, incluse 24 reti già in fase commerciale. Altri 52 operatori in 19 mercati sono impegnati in test o studi di fattibilità sulla tecnologia.
L’LTE (acronimo di Long Term Evolution) si conferma dunque come la tecnologia che ha conosciuto il più rapido sviluppo nella storia delle comunicazioni mobili, con una crescita del 98% del numero di operatori impegnati a investire rispetto a giugno 2010. Raddoppiato anche il numero di aziende che si sono ‘impegnate’ a realizzare una rete. Per questo, la GSA ha deciso di rivedere al rialzo le precedenti previsioni, portando a 91 il numero di reti che presumibilmente saranno in fase commerciale entro la fine del 2012.
L’Italia, insieme ad un’altra sessantina di paesi, è impegnata nella fase di realizzazione dei network LTE, mentre in altri 16 paesi – Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Hong Kong, Giappone, Lituania, Norvegia, Filippine, Polonia, Singapore, Corea del Sud, Svezia, USA e Uzbekistan – sono già attive 24 reti.
In Germania, Polonia, Lituania e Singapore sono già in fase commerciale le reti LTE 1800 (quelle, cioè, che usano lo spettro dei 1800Mhz) e diversi network sono in fase di roll out o già pianificate in altri mercati.
Numerosi test e studi in corso in Australia, Cina, India, Europa e Norda America, riguardano anche l’interesse crescente verso l’LTE TDD.
LTE è una tecnologia all-IP, flessibile in termini di banda e supporta diverse frequenze, oltre a essere il ‘successore naturale’ del Gsm e dell’Umts.
La tecnologia promette di portare sul cellulare velocità di connessione a internet fino a 140 Mbit/s, superiori di dieci volte rispetto alle attuali reti 3G.
I sistemi LTE utilizzano lo spettro radio in maniera più efficiente, permettendo alle reti mobili di sfruttare il cosiddetto “dividendo digitale” e di utilizzare le frequenze lasciate libere dal passaggio dalla televisione analogica a quella digitale. Allo stesso tempo, gli operatori di rete possono fornire la banda larga mobile a un numero maggiore di utenti a prezzi inferiori, con un miglioramento significativo in termini di efficienza energetica.